«Dell’allarme contaminazione da Fipronil in Nord Europa eravamo già al corrente da alcune settimane. Produciamo e vendiamoin Italia tutte le nostre uova e per ora non ci sono state ripercussioni sul mercato, ma va considerato che siamo in piene ferie estive, il periodo dell’anno con i minori consumi di uova in guscio, un 30% in meno rispetto al periodo invernale».
Marco Tedaldi, titolare con la sorella Roberta della Tedaldi Srl, una delle prime cinque aziende in Italia nella produzione e vendita di uova fresche, con sede a Meldola, sulle colline forlivesi, smorza gli alert. Anche perché proprio per dare certezze al consumatore, la Tedaldi (600mila galline allevate e 20 milioni di euro di fatturato) è stata tra le prime aziende del settore in Italia a investire sulla filiera completa (dal mangime allo scaffale) senza utilizzo di antibiotici e la prima nell’avicoltura ecosimbiotica, ultima frontiera post-biologico dei metodi di coltivazione e allevamento che aboliscono in toto il ricorso a chimica, fertilizzanti e metalli, utilizzando solo micorrize e batteri buoni per arricchire di nutrienti il terreno.
A temperare le preoccupazioni è anche Stefano Gagliardi, direttore di Assoavi, la più importante associazione del settore (le 400 aziende rappresentate valgono il 75% dei 44 milioni di galline ovaiole allevate in Italia), anche a nome di Eurovo, il gruppo nazionale leader, 10 milioni di galline e otto stabilimenti principali in Italia (con siti anche in Francia, Spagna, Polonia e Romania): «Capiamo i timori dei consumatori – afferma – ma la risposta del meccanismo di allerta rapido europeo Rasff e delle autorità nazionali è stata immediata ed efficace . Le uova italiane sono sicure e al momento non registriamo contraccolpi in termini di vendite».
«Siamo più che tranquilli, perché gestiamo l’intera filiera integrata, dal mangime al prodotto in tavola e siamo estranei a qualsiasi possibilità di contaminazione delle nostre uova», rimarca la direzione Assicurazione qualità di Aia, società del gruppo Veronesi (nato a Verona con l’alimentazione zootecnica, in cui è leader nazionale) che oggi controlla oltre il 10% del mercato italiano delle uova: 1,4 miliardi sui circa 13 miliardi di pezzi prodotti ogni anno.
A garantire i consumatori è il fatto che l’uovo è l’unico prodotto agricolo singolarmente tracciato, «marchiato a laser uno per uno sul guscio con un codice che permette di risalire a tutta la filiera produttiva a monte – ricorda Gian Luca Bagnara, economista forlivese specializzato in agribusiness –. È come avere l’etichetta di tracciabilità su ogni singola pesca o mela, difficile essere più controllati e verificati di così». Anche se la filiera delle uova risponde in tutta l’Ue a un’unica normativa comunitaria, la produzione italiana è tra le più sicure: «Il rapporto veterinari-allevamenti avicoli è di 10 a 1 tra Italia e Francia – prosegue Bagnara – e da noi tutti i controlli sanitari sono in mano alle Asl e non demandati ad enti terzi certificatori come spesso accade in Nord Europa».
L’Italia non solo è più che autosufficiente dal punto di vista dell’approvvigionamento di uova, ma la domanda per le uova di qualità biologiche, da gallina allevate a terra e all’aperto, ha superato oramai il 43%deil mercato complessivo. «Nessun effetto negativo, anche perché la nostra filiera è tutta selezionata: alleviamo noi i pulcini (un milione di capi in media)con mangimi fatti da noi», coonferma Filippo Sabbatani, terza generazione alla guida dell’omonima, storica azienda familiare del distretto forlivese, cuore dell’avicoltura italiana.
Ilaria Vesentini – Il Sole 24 Ore – 12 agosto 2017