di Ilvo Diamanti, Repubblica. L’incertezza che pervade lo scenario politico sembra favorire, per reazione, un certo grado di stabilità nelle opinioni degli italiani verso i partiti e il governo. Il sondaggio di Demos condotto nei giorni scorsi per Repubblica , infatti, presenta pochi mutamenti rispetto agli ultimi mesi. Certo, le variazioni non mancano, in alcuni casi, significative e da valutare con attenzione, se allarghiamo l’orizzonte temporale. Gli orientamenti di voto, anzitutto, appaiono coerenti con le tendenze degli ultimi mesi.
La Lega scende al 22,5. Mezzo punto in meno di ottobre. Non molto. Ma se ci riferiamo alle Europee del 2019 il calo appare ben più ampio. Oltre 10 punti in meno. Si tratta di un declino che prosegue, da febbraio. Quando è “esplosa” la pandemia. L’emergenza generata dal Covid, infatti, ha penalizzato le opposizioni. Soprattutto le più “irriducibili” ed esplicite, sul piano delle scelte e del linguaggio. Anzitutto la Lega di Salvini. L’antagonista dichiarato del governo “giallo- rosso”, subentrato al governo “giallo-verde”, del quale faceva parte. La Lega di Salvini resta, comunque, il primo partito, in Italia. Ma di pochissimo. Un solo punto davanti al Pd. Stabile, intorno al 21%, nel corso del 2020. Dietro, a questi due partiti, distanziati, troviamo, anzitutto, i Fd’I di Giorgia Meloni, in continua crescita. Oggi hanno raggiunto il 16,6%. Un progresso limitato, di circa mezzo punto, nell’ultimo mese. Ma ben più consistente, se consideriamo le Europee: oltre 10 punti in più. E 3 e mezzo, nel corso dell’anno. I Fd’I, probabilmente, recuperano spazio a spese della Lega. A “destra”. Perché si tratta di un soggetto politico che ha radici nella Destra. A differenza della Lega, che ha una storia diversa. “Legata” al territorio. Prima di diventare “nazionale”, infatti, aveva un’identità “Nordista”. E “padana”. I Fd’I, peraltro, si mantengono sopra il M5S, dopo averlo superato negli ultimi mesi. Nel corso dei quali il M5S è sceso costantemente. Più che dimezzato, in confronto alle Politiche del 2018. Neppure tre anni fa. Quando si era imposto come primo partito, sfiorando il 33%.
Dietro di loro, solo Forza Italia sembra “resistere”. Pure lontana dal voto Politico ed Europeo. Ma la Lega non riesce più ad attrarre consensi a Destra. Tanto meno a Centro- Destra. Il partito personale di Berlusconi, tuttavia, non va oltre il 7,4%. Ben lontano dai fasti di un tempo. A conferma che il tempo è cambiato. E questo è un altro tempo. Più indietro, troviamo LeU e La Sinistra. In fondo alla graduatoria dei consensi, sotto al 3%, restano Azione di Calenda, +Europa e Italia Viva. Il Partito personale di Matteo Renzi. Che non pare in grado di risalire la china. Nonostante le iniziative e le polemiche sempre ai limiti, al confine: dentro e contro il governo. Finalizzate, in qualche misura, a conquistare visibilità. Con scarso successo, fin qui.
Questa rassegna può apparire, e in parte è, descrittiva e un po’ pedante, Tuttavia, raffigura – a mio avviso – con efficacia un sistema partitico frammentato e fragile. Segnato e condizionato, nell’ultimo anno, dall’emergenza. Dal Virus. Il clima di paura che ha avvolto il Paese, infatti, ha spostato i partiti sullo sfondo. In un’area “grigia”, come ho scritto di recente. Certamente non “gialla” e tanto meno “rossa”. Visto che la “zona rossa”, in Italia, si è, politicamente, ristretta. E oggi pare sfumata. Quasi non si vede più.
Così, dopo la pausa estiva, quando ci si era illusi che la pandemia fosse finita, l’attenzione dei cittadini si concentra di nuovo intorno a un riferimento. Principale, se non unico. Il governo e le sue politiche. In questo sondaggio dell’Atlante Politico di Demos, Valutati con favore e, comunque, indulgenza, da una larga maggioranza di cittadini. In parte, perché la pandemia spinge a condividere scelte e decisioni di “comune” interesse. Meglio (peggio) ancora: necessità. Mentre chi si oppone viene percepito come un ostacolo, di fronte al bene e all’urgenza “comune.” In parte, forse: soprattutto, perché i provvedimenti del governo contribuiscono, a loro volta, a cambiare la nostra vita. Anche se (o, forse, proprio perché) per difenderci dal virus accentuano la distanza sociale. Interrompono riti, circoscrivono luoghi e ambienti importanti, essenziali, della nostra vita. Isolano le famiglie, vincolano l’attività delle scuole, oscurano festività che illuminano il nostro calendario. Oggi, in particolare, il Natale. E il Capodanno.
È come se vivessimo in un tempo “sospeso”. In una democrazia sospesa. In attesa che l’emergenza finisca. E riemerga la politica. Insieme alla vita sociale. Insieme alla democrazia. Che tende a logorarsi se “lo stato di emergenza e di necessità” diventa “lo Stato”. Se ogni scelta è condizionata da un unico riferimento. Il Governo. Il Capo. Mentre l’opposizione appare un “vizio”. Un problema. Un ostacolo. Perché, in questo caso, come ho già scritto, rischia di affermarsi una “democrazia virale”. Difficile da “curare”. A meno che non ci si affidi alla guida e al governo dei virologi. Qualche segnale, al proposito, non manca…