Il piano di ristrutturazione della pubblica amministrazione, questo il titolo scelto per sintetizzare le azioni strategiche che dovrebbero esser realizzate entro il mese di maggio, si tradurrà quest’anno in un’ulteriore limatura della spesa per il pubblico impiego. Si scenderà di 2-3 miliardi (circa lo 0,2% del Pil), dopo che nel 2013 la massa salariale complessiva s’era fermata a 164 miliardi di euro (il 10,5% del prodotto interno). In particolare l’anno scorso, i redditi da lavoro dipendente, per effetto delle misure di blocco delle assunzioni e del permanere del blocco dei rinnovi contrattuali, hanno segnato una riduzione dello 0,7 per cento rispetto al 2012 (-4,8 per cento sul 2010). La discesa, si legge nel Def, proseguirà anche negli anni a venire con gradino di 4-5 miliardi l’anno, fino ad arrivare a una spesa sul Pil che oscillerà tra il 9,4 e il 9,1% tra il 2017 e il 2018.
È in questi tendenziali di spesa che dovrà muoversi il piano in quattro mosse cui lavorerà il ministro Maria Anna Madia insieme con il collega Pier Carlo Padoan e sotto la supervisione di palazzo Chigi. Le linee generali sono state già annunciate e ora si tratta di aspettare i provvedimenti per leggerne tutti i particolari. Il primo pilastro prevede una nuova politica per il personale e la dirigenza, con quella “staffetta generazionale” che dovrebbe consentire il progressivo svecchiamento degli uffici. Prepensionamenti, trattamenti di fine rapporto da pagare, esuberi da gestire in mobilità e, contemporaneamente, la riapertura degli ingressi per i più giovani, magari partendo dalle liste dei vincitori dei concorsi e dal bacino dei contratti atipici. Per la dirigenza arriverà una riforma a sè, con rotazione, contratti a termine e probabilmente albo unico, il tutto accompagnato dalla limatura sugli stipendi che colpirà soprattutto la componente variabile (con tetto fissato ai 239mila euro lordi l’anno; la cosiddetta “busta paga” del capo dello Stato). Dalle proiezioni di spesa si comprende che il risparmio di 350-400 milioni sulla dirigenza rappresentano solo il 10 per cento dei risparmi tendenziali. Il resto verrà dagli equilibri complessivi della nuova riforma che si intreccerà con gli interventi di spending review e dagli effetti della legislazione vigente sui contratti.
La ristrutturazione della Pa si completerà con misure che avranno effetto sulla produttività e non sulla spesa per il personale: ulteriori semplificazioni amministrative e l’accelerazione dell’amministrazione digitale anche con il maggior ricorso agli open data
Il Sole 24 Ore – 9 aprile 2014