Regione del Veneto e Veneto Agricoltura hanno presentato a Fieragricola il report delle Prime valutazioni sull’andamento agroalimentare veneto 2023. Per quanto riguarda gli allevamenti, si rilevano andamenti contrastanti: prevista in calo la produzione di carne bovina (-9%) e suina (-10%), mentre è attesa una ripresa della produzione avicola (+26%), per contro, i prezzi sono stati crescenti, tranne che per il comparto avicolo, che ha invece registrato quotazioni in flessione (-12,5%).
Ma vediamo più nel dettaglio l’andamento dei comparti lattiero-caseario, zootecnico e della pesca
Il comparto lattiero-caseario presenta una produzione sui livelli del 2022, pari a circa 12 milioni di quintali. Il numero degli allevamenti con capi scende a poco più di 2.600 (-4,5%). Il prezzo medio del latte alla stalla è stato di circa 52 €/hl (+13,7%). La produzione di formaggio ha visto il Grana Padano aumentare del +5,7% (circa 590mila forme), l’Asiago pressato calare del -4,8% che è pari ad un numero di forme di poco inferiore a 1,3 milioni. Invece, per l’Allevo c’è stato un forte recupero produttivo (+27,0%, circa 230mila forme). Il Montasio rimane sulle produzioni dell’anno precedente, mentre salgono decisamente quelle del Piave (+35,0%, circa 330mila forme). Aumenta un po’ anche la produzione veneta del Provolone (+2,5%). Il fatturato del comparto è stimato in 625 milioni di euro, grazie alla tenuta dei prezzi. La maggior parte del latte veneto viene trasformato in formaggi Dop e tipici, pari ad una quota intorno all’80% sul totale.
In generale il comparto zootecnico da carne, in particolare bovini e suini, soffre ancora dei costi di produzione e del freno tirato dei consumi per l’inflazione. Per la carne bovina veneta si prospetta un calo produttivo tra l’8-10%, come conseguenza della diminuzione delle macellazioni (-6,0% per i vitelloni maschi) e anche per il minor numero di boutard importato e la riduzione di macellazioni delle vacche da riforma (- 13,0%). La Francia rimane la principale fornitrice di animali da ingrasso, con quasi il 93% sul totale di 462mila capi nel periodo gennaio-ottobre. Il prezzo medio annuo degli animali da macello è stato più alto del 2022 di circa il +6,5% (come media tra le varie tipologie), però inferiore a quello dei boutard acquistati dall’estero che è cresciuto di circa il +10,0%, aggravando i costi di produzione. Questi ultimi hanno potuto beneficiare di una diminuzione dei prezzi alimentari ed energetici. Il fatturato del comparto viene stimato in circa 500 milioni, in diminuzione del -3,0% causa il calo produttivo.
La produzione di carne suina è concentrata soprattutto nelle province di Verona e Treviso, con un peso del totale regionale vicino al 7% di quello nazionale. Il numero di capi inviati al macello risulta di circa 650mila, con una diminuzione del -11,0% sul totale e del -9,5% sui grassi, rispetto all’anno prima. Anche la filiera IG ha visto una perdita dei capi del -7,0%, pari a circa 457mila quintali, prodotti provenienti da 137 allevamenti certificati (-6,0%). I prezzi all’origine hanno registrato un forte rialzo, con quello medio annuo che risulta di 2,19 €/kg (+22%), creando tensioni sui mercati della trasformazione e del consumo. Il fatturato del comparto viene stimato in circa 220 milioni e con una crescita del +10,0%, per l’aumento dei prezzi e nonostante il calo produttivo.
Il comparto avicolo è quello più sviluppato in Veneto, mantenendo anche la sua leadership nazionale, grazie alla radicata filiera industriale che si basa sulla soccida. Il numero di allevamenti, per le due specie che rappresentano quasi tutta la produzione avicola e cioè polli e tacchini da carne, sono stabili a 754 unità, di cui ben 399 in provincia di Verona (-3,5%), pari al 68% sul totale. Il comparto ha risentito ancora di casi di influenza aviaria, ma non problematici per la produzione. Questa, infatti, è cresciuta di oltre il +28,0%, per un numero di capi su base annua di circa 216 milioni, di cui oltre 11 milioni sono tacchini (+43,0%), in ripresa dall’influenza aviaria del 2022. La ripresa della produzione ha influito sui prezzi all’origine che sono calati dell’11,0% per i polli e del -17,7% per i tacchini, ciononostante il fatturato si stima in rialzo di circa il +13,0%, arrivando a toccare 1,1 miliardi di euro. Il comparto è anche sostenuto dal consumo domestico, grazie alla contenuta crescita dei prezzi al consumo.
In Veneto c’è pure una buona presenza di allevamenti avicoli da uova (258 unità), di cui 177 in fase di deposizione. La produzione, che resta stabile, si aggira sui 2 miliardi di uova. Le quotazioni sui mercati all’origine sono risultate in aumento intorno al +14,0% per le uova da gabbia arricchita, mentre per quelle a terra è stato dell’11,0% circa. L’aumento dei prezzi ha permesso la crescita del fatturato che viene stimato in circa 310 milioni di euro.
Infine, il Veneto si caratterizza per la leadership nella produzione di carne di coniglio, grazie ad una quota del 42% circa sul totale nazionale. Il numero di allevamenti in anagrafe zootecnica da ingrasso, a ciclo misto o chiuso, sono 53 e più pochi altri da riproduzione. Il numero di capi macellati su base annua dovrebbe aggirarsi sui 6,1 milioni (-1,5%). La tenuta del prezzo all’origine (3,02 €/kg) e della produzione ha consentito al comparto di realizzare un fatturato intorno ai 45 milioni di euro.
L’annata 2023 per il comparto della pesca si può definire più o meno nella norma, con lo sbarcato locale in transito nei sei mercati ittici del Veneto che ha registrato un -5,9% in volume, a fronte delle circa 14.578 tonnellate vendute. In conseguenza del buon incremento del prezzo medio unitario dei prodotti ittici locali veneti (circa 3,10 €/kg, +16,8% su base annua), il valore della produzione locale viene stimato in 45,2 milioni di euro (+9,9% rispetto al 2022), mentre il fatturato complessivo, comprensivo del prodotto nazionale ed estero, è pari a circa 107 milioni di euro, in rialzo rispetto all’anno precedente (+2,5%). Invece, i volumi dei transiti totali nel mercato di Chioggia si attestano a 7.574 tonnellate (-8,1% rispetto al 2022), con un incasso complessivo che è pari a circa 33,6 milioni di euro (+2,3%). A Venezia sono transitate circa 6.703 tonnellate (-3,0%), con un fatturato complessivo di circa 57,7 milioni di euro (-1,0%). Nell’ultimo anno, la produzione di molluschi bivalve di mare dei Cogevo veneti è arrivata a sfiorare le 3.800 tonnellate che determinano un aumento del 39,8% rispetto al 2022. Una buona annata per il comparto delle vongole di mare (+59,0%), mentre continua a soffrire quello dei fasolari (-7,9%). Nel 2023 si rileva un incremento del +0,8% della flotta marittima regionale (656 barche), mentre le imprese dell’intera filiera ittica (3.749 unità) mostrano un calo del -2,2% rispetto al 2022, diminuzione dovuta in particolare alle aziende impegnate nella pesca (-10,4%).
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