Sono 227.350 i morti per malattie circolatorie, 177.858 quelli per tumori, 78.673 per Covid-19 e 57.113 per malattie respiratorie. Aumentano i tassi di mortalità per polmoniti e influenza (+13%), diabete (+12%), demenze (+6%), malattie genitourinarie (+11%), alcune circolatorie (+8%), cadute accidentali (+14%). Si riduce il tasso per gli accidenti da trasporto (-27%). Crescono le morti per polmoniti e influenza negli istituti di cura (+42%), per demenze nelle strutture residenziali (+29%), per tutte le cause nelle abitazioni. IL RAPPORTO ISTAT.
Nel 2020 il numero complessivo dei decessi è stato di 746.324, 108.496 in più rispetto alla media del quinquennio 2015-19 (+14,7%). I decessi per Covid-19 ammontano a 78.673, il 56% dei quali ha riguardato la popolazione maschile e il 44% quella femminile. Il Covid-19 è responsabile del 73% dell’incremento assoluto dei decessi nel 2020.
La quota sull’incremento totale dei decessi è più elevata tra i maschi (77%) che tra le femmine (68%). Le morti per Covid-19 hanno rappresentato il 10,5% delle morti complessivamente osservate nell’anno e, anche in questo caso, la quota è risultata leggermente superiore nei maschi (12,2% sul totale) rispetto alle femmine (9%).
Le cause di morte. Le cause di morte più frequenti nella popolazione si confermano nel complesso le malattie del sistema circolatorio (227.350 decessi) e i tumori (177.858). Il numero dei decessi per il gruppo delle malattie del sistema circolatorio è rimasto pressoché invariato (-117 casi) mentre per i tumori si è avuta una diminuzione (-1.755 casi).
Con riferimento alle altre cause di mortalità più frequenti nella popolazione, nel 2020 si è assistito a una crescita importante dei decessi per malattie del sistema respiratorio, il cui numero complessivo è risultato pari a 57.113, con un incremento di 6.345 morti rispetto alla media 2015-19. Anche il numero dei decessi per demenza e malattia di Alzheimer (37.768) è risultato in crescita (3.993 decessi in più), così come il numero dei morti per diabete mellito (25.739, 3.902 decessi in più). L’incremento nei decessi per il complesso delle restanti cause di morte rispetto al quinquennio precedente (che rappresentano circa il 19% del totale dei decessi nell’anno) è di 17.455 unità.
Nel 2020 il tasso di mortalità generale standardizzato per età è pari a 95,3 decessi ogni 10.000 abitanti, superiore del 12% alla media del quinquennio precedente (85,3).
La mortalità per Covid-19 è stata di 10,1 decessi per 10.000 abitanti, inferiore a quella per il complesso dei tumori (23,9 decessi per 10.000 abitanti) ma superiore a quella rilevata per altre importanti cause di morte quali, ad esempio, le malattie ischemiche del cuore (8 per 10.000) oppure le malattie cerebrovascolari (7,1 per 10.000).
I tassi di mortalità. L’analisi delle variazioni dei tassi di mortalità per le principali cause di morte (oltre al Covid-19) consente di evidenziare quali gruppi di patologie hanno subito un impatto maggiore in termini di mortalità nel corso del primo anno della pandemia.
Per molte cause è stato osservato nel 2020 un aumento del tasso di mortalità rispetto alla media del periodo 2015-19.
Tra le malattie del sistema respiratorio sono stati osservati aumenti importanti per polmoniti e influenza (+13%) e per il gruppo delle altre malattie del sistema respiratorio (+24%), quest’ultimo trainato dall’aumento dei decessi per polmonite interstiziale. L’incremento della mortalità dovuta a polmoniti o altre affezioni respiratorie può essere riconducibile a una sottostima di decessi dovuti al Covid-19 legata principalmente alle difficoltà diagnostiche nella prima ondata della pandemia.
Le altre patologie per le quali è stato osservato un sensibile incremento del tasso di mortalità rispetto al quinquennio precedente sono il diabete (+12%), le malattie dell’apparato genitourinario (+11%), la demenza e la malattia di Alzheimer (+6%) e quelle incluse nel gruppo delle altre malattie del sistema circolatorio (+8%), il cui aumento è determinato in larga parte dalla crescita dei decessi per cardiopatie ipertensive. L’aumento della mortalità per cause quali le cardiopatie ipertensive, il diabete e le malattie genitourinarie suggerisce un ruolo indiretto del Covid-19, che potrebbe aver determinato l’accelerazione di processi morbosi già in atto o difficoltà di accesso alle strutture del Sistema Sanitario Nazionale, sovraccariche soprattutto nelle fasi acute della pandemia. Inoltre, è ipotizzabile che parte degli incrementi osservati possa essere dovuta a mancate diagnosi di Covid-19.
Viceversa, per altre cause di mortalità diffuse nella popolazione si nota una riduzione del tasso di mortalità. Tra queste figurano i tumori (-4%), le malattie ischemiche del cuore (-8%), le malattie cerebrovascolari (-5%), le malattie croniche delle basse vie respiratorie (-4%), le malattie infettive (-8%) e le cause esterne (-3%).
Brusca interruzione del trend di riduzione della mortalità per diabete e per alcune malattie circolatorie
Per evidenziare se il dato del 2020 rappresenti o meno un cambiamento di direzione rispetto a quanto osservato negli anni più recenti, l’analisi dell’andamento temporale dei tassi per le cause che hanno mostrato gli incrementi maggiori di mortalità è stata effettuata dall’Istat anche in relazione alle tendenze in atto per ciascun gruppo di patologie.
L’incremento del tasso di mortalità osservato nel 2020 per la demenza e la malattia di Alzheimer, così come per le polmoniti (non interstiziali) e l’influenza, appare in linea con l’andamento di crescita osservato negli anni precedenti. Ciò implica che l’incremento per queste patologie, seppure in parte legato agli effetti della pandemia, possa considerarsi anche come la prosecuzione di una fase di crescita della mortalità già in atto prima della diffusione del SARS-CoV2.
Al contrario, per il gruppo delle altre malattie respiratorie (incluse le polmoniti interstiziali), il diabete, le altre malattie circolatorie (incluse le cardiopatie ipertensive) e le malattie genitourinarie, il 2020 ha rappresentato un anno di picco della mortalità. È per queste cause che l’impatto della pandemia di COVID-19 sulla mortalità è stato più evidente.
L’aumento dei decessi per polmonite interstiziale determina una crescita repentina del tasso di mortalità per il gruppo delle altre malattie respiratorie dopo un triennio (2017-19) di sostanziale stabilità; allo stesso modo per le malattie genitourinarie, dopo alcuni anni caratterizzati da valori stabili, si assiste ad un aumento rilevante della mortalità. Nel caso del diabete, invece, la forte crescita del tasso nel 2020 interrompe bruscamente l’andamento in diminuzione osservato nel quinquennio precedente; un effetto simile è visibile anche con riferimento alla mortalità per il gruppo delle altre malattie circolatorie, determinato essenzialmente dall’aumento dei morti per cardiopatie ipertensive.
I decessi ‘per’ Covid-19 sono l’88% dei decessi ‘con’ Covid-19
Le schede di morte permettono di rilevare oltre alla causa direttamente responsabile del decesso (causa iniziale) anche le altre cause che vi hanno contribuito (concause). Nel caso del Covid-19, oltre ai 78.673 decessi per i quali questa malattia è risultata la causa iniziale, vi sono ulteriori 11.118 decessi per i quali il Covid-19 è menzionato come concausa. L’ammontare complessivo dei casi con menzione di Covid-19 sale pertanto a 89.791. Nell’88% dei casi in cui il Covid-19 è menzionato sulla scheda di morte, questo risulta essere la causa responsabile del decesso. Tuttavia, la percentuale differisce nei due sessi, risultando maggiore negli uomini (90%) rispetto alle donne (85%). La distribuzione per età e sesso dei decessi con menzione di Covid-19 mostra pertanto forti similitudini con quella dei decessi per
Covid-19.
Tra i 65 e i 74 anni il Covid-19, quando riportato sulla scheda, è più frequentemente la causa diretta del decesso (il 91% dei casi nei maschi, l’87% nelle femmine). La quota risulta più bassa (83%) negli individui più giovani (0-49 anni), con una riduzione delle differenze di genere. Anche nella classe di età più anziana (85 anni e oltre) si rileva una percentuale lievemente inferiore rispetto alla media (86%).
In corrispondenza del picco di mortalità durante la prima ondata pandemica, la percentuale di casi in cui il Covid-19 risulta direttamente responsabile del decesso raggiunge il suo valore massimo (93% nel mese di marzo). A partire già dal mese di aprile, tale quota si riduce progressivamente fino ad agosto, mese in cui il Covid-19 è causa del decesso in poco più della metà dei casi nei quali viene riportato sulla scheda di decesso, seppure con evidenti differenze di genere (60% dei casi nei maschi, 46% nelle femmine). Dal mese di settembre si assiste ad un rapido incremento di questa percentuale che a novembre, nel pieno della seconda ondata, presenta il suo picco massimo (89%) senza tuttavia raggiungere quello osservato nella prima fase epidemica.
Nel 2020 l’Italia si colloca tra i paesi a bassa mortalità nel contesto EU27
Nel 2020 in Italia ci sono stati 746.324 decessi, che rapportati alla popolazione rappresentano 125,0 decessi ogni 10mila abitanti (tasso grezzo di mortalità). Questo valore è uno dei più elevati in Europa dove è stato registrato un tasso medio (EU27) di 115,8 decessi per 10mila. Se tuttavia si standardizzano i tassi tenendo conto della distribuzione per età della popolazione, che nel nostro paese è particolarmente anziana, si osserva che anche nel 2020 l’Italia si colloca tra i paesi a bassa mortalità nel contesto dell’Unione.
In Italia, il tasso standardizzato di mortalità per tutte le cause è di 95,3 decessi per 10mila abitanti, a fronte di una media EU27 di 106,1. Più avvantaggiati dell’Italia sono la Norvegia (con il tasso più basso, 82,8 decessi per 10mila), la Francia (86,3), la Spagna (91,9), la Svezia (93,4) mentre presentano livelli di mortalità superiori la Danimarca (97,0), la Germania (102,0), i Paesi Bassi (102,1) e il Belgio (105,1). Al di sopra della media EU27 si collocano alcuni paesi dell’Europa orientale: la Polonia (139,3), l’Ungheria (151,3), la Romania (162,2) e la Bulgaria (178,7).
I tassi standardizzati di mortalità per Covid-19 presentano forte variabilità tra i paesi, passando da un valore di 0,9 decessi per 10mila in Norvegia a 18,1 in Belgio.
L’Italia presenta un tasso di mortalità per Covid-19 di 10,1 decessi per 10mila, valore al di sopra della media EU27 (8,9) e vicino a quello di paesi come l’Ungheria (9,6), la Svizzera (10,6) e la Croazia (10,7).
In generale, i paesi con minore mortalità per Covid-19 sono quelli del Nord Europa, come Norvegia, Finlandia, Islanda e Danimarca, con valori inferiori a 2,0 decessi per 10mila mentre si osservano valori più elevati in Belgio, Spagna, Paesi bassi e Polonia con oltre 12,0 decessi per 10mila.
Queste differenze, oltre a riflettere la diffusione reale dell’epidemia nei vari paesi, possono essere legate alla diversa capacità di diagnosticare la malattia e di stimare il fenomeno, soprattutto all’inizio della pandemia.
26 maggio 2023 – Quotidiano sanità