Il Sole 24 Ore. La minore spesa rispetto al previsto potrebbe liberare una dote di 5 miliardi per sostenere una nuova tranche di aiuti, a partire dalle bollette,ma anche per provare a ridare ossigeno alla Sanità. Le risorse spuntano nelle bozze del Def approvato in consiglio dei ministri lo scorso martedì con i tendenziali che libererebbero appunto questa nuova iniezione di risorse che in buona parte dovrebbero essere destinate a diverse partite, anche immediate, che riguardano il Servizio sanitario uscito con le ossa rotte dopo tre anni di pandemia.
La prima potrebbe riguardare l’appello lanciato in più occasioni dalle Regioni al ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e al collega alla Salute Orazio Schillaci per trovare le risorse per coprire un buco di oltre 5 miliardi provocato dalle spese per il Covid non coperte tutte dallo Stato e dal caro bollette che pesano sui bilanci. Ma i fondi potrebbero tornare utili subito anche per un’altra partita che si giocherà dalla prossima settimana quando si entrerà nel vivo delle modifiche al decreto bollette dove la Sanità ha diverse misure (la scadenza per gli emendamenti in commissione Affari sociali è prevista per il 18 aprile): qui la maggioranza potrebbe lavorare per provare a sterilizzare tutto o almeno una parte del miliardo di payback rimasto a carico delle imprese che producono dispositivi medici dopo il taglio di 1,1 miliardi già deciso nel decreto. Ma la questione è ancora molto aperta con il Mef che dopo il primo sconto già riconosciuto frena rispetto a un nuovo intervento.
In cantiere al ministero della Salute ci sono anche altri due dossier che potrebbero aver bisogno di fondi: il primo in rampa di lancio riguarda lo sblocco dei nuovi Lea (i livelli essenziali di assistenza) fermi da sei anni proprio perché mancano le risorse per finanziare un pacchetto di nuove prestazioni sanitarie che così entrerebbero a tutti gli effetti tra quelle garantite dal Servizio sanitario nazionale (oggi solo alcune Regioni le erogano con fondi propri).
Il ministro Schillaci sta lavorando anche a un nuovo provvedimento per potenziare la Sanità territoriale in vista delle nuove strutture – Case e ospedali di Comunità – che apriranno grazie ai fondi del Pnrr entro il 2026: si lavora a misure per medici di famiglia e per far decollare il modello della farmacia dei servizi.
Ma al di là delle nuove misure la prima emergenza dovrebbero essere proprio quella dei fondi per far chiudere i bilanci di Asl e ospedali in profondo rosso. A marzo scorso i governatori senza distinzione di colore politico hanno ricordato in un documento condiviso lo stress test al quale i Servizi sanitari regionali sono stati sottoposti negli anni 2020, 2021 e 2022, a causa della pandemia da Covid, che sotto il profilo economico-finanziario ha appesantito i bilanci sanitari delle regioni «per la presenza di ingenti costi sostenuti per fronteggiare l’emergenza pandemica che solo in parte sono stati ristorati dallo Stato». Nel loro documento le Regioni mettono in fila i numeri principali: dai 3,8 miliardi di spese per l’emergenza Covid sostenute solo nel 2021 (mancano ancora i dati relativi al 2022) agli 1,4 miliardi di caro bollette per l’aumento dei costi energetici dello scorso anno.