Le prime analisi smontano anche l’ultima ipotesi sulla fonte dell’infezione che ha causato 22 vittime e 2mila contagi in Europa. Domani vertice europeo dei ministri dell’agricoltura per fare il punto dell’emergenza e stabilire la forma delle compensazioni per il settore ortofrutticolo
LUSSEMBURGO – Il mistero dell’epidemia causata dal ceppo cattivo (0104:H4) dell’E.coli ritorna fitto. Le prime analisi di laboratorio, infatti, avrebbero “scagionato” i germogli di soia provenienti da un’azienda biologica della Bassa Sassonia e sospettati di essere all’origine dell’epidemia causata dal batterio killer. Già ieri sera il ministro della Sanità tedesco, Daniel Bahr, aveva messo in guardia contro le conclusioni affrettate: “Abbiamo chiare indicazioni che un’impresa di Uelzen è apparentemente una fonte di infezione, ora dobbiamo aspettare la conferma degli esami di laboratorio”.
E il laboratorio oggi ha stabilito che nei primi 23 campioni dei 40 presi in esame non c’è presenza del batterio pericoloso. Le analisi proseguono sugli altri 17 campioni, provenienti da un’altra azienda biologica che produce germogli di soia a Bienenbuettel, cittadina a 80 chilometri a sud di amburgo,
La Ue intanto proporrà un sostegno finanziario ai produttori europei colpiti dalla crisi seguita all’epidemia. Se ne parlerà domani in Lussemburgo nel consiglio straordinario dei ministri Ue dell’Agricoltura, convocato per affrontare l’emergenza. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’European centre for disease prevention and control (Ecdc), finora il batterio ha causato 22 vittime e oltre 2.300 contagiati in Europa, ma gli effetti economici sul mercato delle produzioni agricole sono pesantissimi ed anche di questi si occuperà il vertice di domani. Punto cruciale saranno le “compensazioni” finanziarie per i produttori colpiti dalle reazioni dei mercati dopo l’allarme sul batterio. Il commissario europeo all’agricoltura, Dacian Ciolos, dovrà chiarire se le leggi europee consentano di applicare anche ai prodotti ortofrutticoli la speciale clausola d’urgenza prevista ad esempio per i cereali in caso di catastrofi naturali.
La riunione permetterà di avere quindi un quadro globale anche sulle perdite del settore in Europa. Sul tavolo c’è anche la protesta di Madrid che ha chiesto risarcimenti per i propri produttori, pesantemente danneggiati dagli “errori di comunicazione” della Germania che inizialmente aveva attribuito la diffusione del batterio a una partita di cetrioli prodotti in Andalusia.
La difesa dei germogli. L’azienda biologica tedesca di Uelzen finita sotto accusa, nel frattempo, si era difesa strenuamente. Klaus Verbeck, amministratore delegato di “Gaertnerhof Bienenbuettel”, ha detto che la sua azienda non utilizza alcun concime per la produzione e che non ospita animali: “Non riesco a capire come possano stare insieme le accuse con i processi di produzione che abbiamo qui – ha detto Verbeck alla Neue Osnabruecker Zeitung – . I germogli da insalata si sviluppano solo dai semi e dall’acqua e non sono affatto concimati. E nell’azienda non utilizziamo concimi animali neanche in altri settori di produzione”.
Situazione critica negli ospedali. Nel frattempo gli ospedali tedeschi fanno fatica a tener dietro all’impennata di ricoveri: nel nord della Germania scarseggiano i letti e anche le cure, ha detto il ministro della sanità, Daniel Bahr: “Stiamo affrontando una situazione di tensione nella cura dei pazienti, ma ce la faremo”. Nelle città di Amburgo e Brema, le più colpite, il personale è esausto perchè lavora 24 ore su 24. “I medici vengono a lavorare volontariamente nel fine settimana e dormono anche qui”, ha raccontato Oliver Grieve il portavoce dell’ospedale universitario di Kiel, nel nord della Germania.
Il bilancio aggiornato. Secondo l’ultimo bollettino dell’European center for desease prevention (Ecdc), i casi di infezione da variante dell’E.coli (Ehec) e della complicanza più temuta, la sindrome emolitica uremica (Seu) sono arrivati rispettivamente a quota 1.672 e quota 661; nel complesso, dunque, oltre 2.300 casi. Dei 22 decessi solo uno (in Svezia) si è verificato fuori dalla Germania. “La grande maggioranza delle infezioni ha colpito pazienti adulti, e in oltre due terzi dei casi si tratta di donne”, spiegano gli esperti. Inoltre, anche se i Paesi coinvolti al momento sono 12 – Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia e Gb – “la maggioranza dei pazienti è tedesca o ha viaggiato di recente nel nord della Germania”. Qui i numeri delle infezioni sono arrivati a 630 casi di Seu (con 15 morti) e 1.601 di Ehec (con 6 morti).
Repubblica.it – (06 giugno 2011)