Il monito è stato lanciato ieri, nel corso di una conferenza stampa, ed era diretto nei confronti delle altre professioni sanitarie e gruppi di interesse.
Criticato, in particolare, il progetto ministeriale dei Punti di salute che vedrà la Campania come Regione-pilota, e che intende spostare la pratica professionale dalla diagnosi alla prevenzione.
I camici bianchi napoletani, allarmati da alcune iniziative che li vedono coinvolti in prima persona, hanno indetto ieri una conferenza stampa organizzata dal Consiglio Direttivo dell’Ordine sul ruolo della professione medica che alcuni abusi, imminenti o in atto, espongono a seri rischi di condizionamento.
L’intento è quello di allertare la comunità dei camici bianchi e la cittadinanza sulle minacce all’esercizio professionale, prodotte da indebite ingerenze di altre professioni sanitarie o da gruppi di interesse, con gravi ricadute sulla qualità dell’assistenza sanitaria. In un documento stilato il 29 giugno scorso, l’ente ordinistico ha puntato il dito soprattutto sul progetto dei Punti Salute, contemplato in alcuni recenti provvedimenti ministeriali, il quale, almeno in teoria, intende spostare la pratica professionale dall’ambito della diagnosi e della cura delle patologie alla prevenzione delle stesse. Regione-pilota dell’iniziativa sarà proprio la Campania, luogo deputato del progetto le farmacie, protagonisti gli stessi farmacisti che, su richiesta del cittadini che accedono alle prestazioni del Punto Salute dietro pagamento di una card, potranno gestire veri e propri “pacchetti di analisi del rischio” in base ad accertamenti clinici da eseguire sul posto. I dati raccolti confluiranno in un “fascicolo sanitario elettronico” del paziente stesso, elaborato dal suo medico di famiglia qualora questi abbia aderito al progetto.
“Il sistema – ha sostenuto l’OdM di Napoli – appare una mera speculazione privatistica che configura un’assistenza totalmente sganciata dal contatto diretto e personale tra medico di medicina generale e paziente, danneggia poi il profilo etico della pratica medica, inoltre presenta gravi rischi di lesione alla privacy del cittadino con immissione di informazioni sensibili in una banca-dati che non sembra garantire sufficiente blindatura, infine contrasta col principio di gratuità solidale offerto in materia di cure primarie dalle strutture pubbliche”. Quello che dunque si verrebbe a profilare, secondo i camici bianchi, sarebbe un “ chiaro eccesso di liberalizzazione dell’assistenza medica “.
Nel documento-denuncia e nel corso della conferenza-stampa, poi, l’Ordine ha espresso le sue riserve anche sull’utilizzo nascente di ambulanze, solo in teoria medicalizzate, ma senza la presenza del medico specialista a bordo: iniziativa in linea con la politica del ripiano del deficit sanitario, messa in atto dalla Regione Campania. “Per risparmiare il costo del medico rianimatore, si finirà col delegare agli infermieri le prime prestazioni d’urgenza – hanno sostenuto i camici bianchi – configurando così una vera e propria ipotesi di esercizio abusivo della professione medica”.
Il pacchetto di rilievi allestito dall’ente ordinistico verrà ora inviato, con l’invito ad assumere le iniziative del caso, alla Regione Campania, alla Federazione Nazionale degli Ordini Medici, ai singoli Ordini provinciali , e al Garante della Privacy.
quotidianosanita.it – 12 luglio 2011