Un piccolo passo nella scienza può aprire le porte a risultati medici sensazionali. E questa volta il passo lo ha fatto il chirurgo pediatrico Paolo De Coppi, trevigiano specializzatosi a Padova, che da otto anni vive a Londra e che dalla capitale del Regno Unito ha eseguito uno studio sul trapianto dei tessuti da coniglio a topo, un trapianto riuscito perché dopo poche settimane nel tessuto impiantato sono nati nuovi vasi sanguigni.
La ricerca verrà pubblicata oggi sulla rivista PNAS (Proceeding of National Academy of Sciences degli Stati Uniti) ed è stata realizzata con fondi anglo-italiani: hanno collaborato infatti il Medical Research Council, Sparks, la Great Ormond Street Hospital Charity e la Fondazione Città della Speranza. Lo studio apre un varco nel trapianto tra specie diverse, preparando la strada a quella che sarà una vera e propria rivoluzione, ovvero il trapianto di tessuti da animale a uomo. Un varco che rischia di trovare bastoni tra le ruote in ambito scientifico: se è vero che l’Unione Europea ha emanato una direttiva che limita gli esperimenti animali alla medicina, togliendo questa opzione alla cosmetica, dall’altro l’Italia ha emendato tale legge aggiungendo vincoli anche sul piano medico scientifico applicato alla salute umana. «Io sono a Londra ormai da otto anni – spiega il dottor Paolo de Coppi, 41 anni, ricercatore presso l’Università di Padova- l’esperimento che verrà pubblicato sulla rivista scientifica tecnicamente si poteva fare anche in Italia, lo abbiamo eseguito in Inghilterra perchè è più semplice ottenere i fondi». L’obiettivo di una ricerca di questo tipo è sopperire alla cronica mancanza di tessuti non solo per i bambini, ma anche per gli adulti. «È chiaro – spiega De Coppi – che per un bambino che nasce con una malformazione o che sviluppa una malattia, trovare un tessuto già pronto il laboratorio, senza dover attendere in donatore compatibile, è un sogno che diventa realtà». Nello specifico l’esperimento si basa sul trapianto di tessuto muscolare scheletrico di conigli nei ratti. La parte più importante è sicuramente la «pulizia» delle cellule che possono provocare il rigetto, è quello il segreto per far funzionare il trapianto: «Noi abbiamo lavato il tessuto con acqua e un detergente, e lo abbiamo impiantato “ingannando” il sistema immunitario del ratto con cellule di topo, un’escamotage per non far reagire le cellule che avrebbero aggredito il tessuto,e ha funzionato». Le sperimentazioni ora continuano. «Questo è un risultato importante non solo per i bambini ma per tutte le persone che sviluppano malattie degenerative o con gravi malformazioni – dice Stefania Fochesato, presidente della Fondazione Città della Speranza – speriamo che le leggi italiane non rendano difficili questi esperimenti che quando riescono portano davvero una speranza concreta ai malati».
Roberta Polese – Corriere del Veneto – 13 agosto 2013