Non disturbate il cacciatore. Perché più che una schioppettata, o il morso del fido segugio, da oggi rischiate una multa salatissima: fino a 3.600 euro. Per intendersi, sborsereste meno se sfrecciaste a 160 all’ora in un paesino con limite a 50 (3.313 euro) o se minacciaste di morte il vostro vicino di casa (1.032 euro). Andrebbe meglio perfino allo stesso cacciatore, se mai infilasse nel mirino qualche specie protetta: 600 euro e l’invito a non farlo mai più.
Dopo i capanni da caccia (fissi e precari), il tiro al cinghiale sui Colli Euganei e la nuova vigilanza nei boschi, con 26 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astenuti, in consiglio regionale è andato in scena ieri l’ennesimo capolavoro politico di Sergio Berlato: quinta legge su cinque approdata in aula dedicata alla caccia, stavolta al «disturbo dell’attività venatoria e piscatoria» e quinta legge su cinque approvata, con un abbraccio all’opposizione che pure stavolta ha tentato inutilmente di bloccarla e una menzione speciale per il dem Andrea Zanoni, consigliere ambientalista e animalista che ha condotto una stoica e pressoché solitaria battaglia contro Berlato, al punto che i due sono ormai protagonisti di un film nel film di questa legislatura. E non è finita qui, perché Berlato ha già in canna – è proprio il caso di dirlo – altre tre leggi sul tema: una sull’alimentazione e la sosta della fauna selvatica, una per la sua corretta gestione, una sulle foreste.
E dunque cosa prevede questa legge messa a punto dal consigliere più votato di Palazzo Ferro Fini (10.422 preferenze; le doppiette in Veneto sono stimate in 40 mila)? Che chi disturba o molesta un cacciatore o un pescatore, «ponendo in essere atti di ostruzionismo con lo scopo di impedirne intenzionalmente l’attività», è punito con la sanzione da 600 a 3.600 euro, la più alta d’Italia, ispirata al modello francese. Pd e Movimento Cinque Stelle si sono detti contrarissimi e hanno accusato Berlato di «cercare solo visibilità personale in barba ai reali bisogni dei cacciatori» e di «tenere in ostaggio la maggioranza» che com’è noto si regge su un margine formale di 6 voti ma nella realtà assai più risicato viste le assenze che si registrano ad ogni seduta. Lega, lista Zaia e Forza Italia, in effetti, non è che abbiano partecipato con chissà quale ardore anzi, tolto Stefano Valdegamberi non è intervenuto proprio nessuno e nella Lega in molti hanno ammesso di aver votato «solo per disciplina» perché in effetti «non è che si può sempre stare qui inchiodati a parlare di caccia per far contento Berlato». Tant’è, lui ha ringraziato per la «granitica compattezza» e spiegato che s’è visto costretto a presentare questa legge per via delle incursioni dei nazi-animalisti, «veri e propri gruppi criminali», gli stessi che lo minacciano di morte su Facebook e gli hanno spedito a casa un’epigrafe, che a suo dire aggredirebbero «vecchi indifesi, facendo loro paura, spezzando canne da pesca e impendendo di cacciare a chi dopo aver pagato 258 euro di tasse e tra i 100 e i 600 euro per l’accesso negli ambiti venatori vorrebbe solo godersi la sua passione in santa pace, rispettando la legge». Non è vero, assicura Berlato, «che d’ora in avanti si puniranno i bambini che si rincorrono nei boschi o i ciclisti che passando tra i campi fanno scappare la selvaggina, come dice Zanoni». Ma il codice penale non bastava? «Si sa come vanno le cose in Italia, nessuno va fino in fondo sulla denuncia di un cacciatore che è stato disturbato. Meglio la sanzione amministrativa, più rapida ed efficace». E a chi gli dice che la commissione di cui è presidente, rubricata «Attività produttive» si occupa solo di caccia, replica tabelle alla mano: «Sono appena 20 provvedimenti su 170…». Vero. Ma sono stati comunque più di quelli dedicati al lavoro (12), alla scuola (11) o alle imprese (10).
Marco Bonet – Il Corriere del Veneto – 11 gennaio 2017