Niente più buca delle lettere da controllare o coda allo sportello per il ritiro nel caso in cui il giorno della consegna non fossimo stati in casa. Dal 6 luglio si potrà scegliere che multe, raccomandate, cartelle esattoriali, così come le comunicazioni fiscali e tutti gli altri avvisi importanti della Pubblica amministrazione, arrivino via e-mail, vale a dire in formato digitale. Più precisamente saranno recapitati attraverso la Pec, la Posta elettronica certificata, che di fatto è la moderna corrispondenza con valore legale. Si tratta di un’importante rivoluzione e di un passo in avanti fondamentale per la digitalizzazione del Paese.
Questa novità semplificherà la vita e farà risparmiare. I vantaggi sono evidenti: per esempio non occorrerà più rincorrere la comunicazione persa perché assenti al momento della consegna da parte del postino. Non c’è però soltanto il risparmio di tempo. Da considerare sono anche i costi più bassi: la Pec, nonostante l’attivazione non sia un servizio gratuito, permetterà di risparmiare sulle spese dell’invio degli atti, che sono comprese nel conto finale di quanto arriva da pagare.
Bene sapere che si tratta di una strada non obbligata. Riguarderà infatti soltanto i cittadini che iscriveranno la propria Pec nell’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (Inad) che è attivo dallo scorso 6 giugno e che consentirà di ricevere comunicazioni ufficiali con valore legale. Si tratta di un elenco, come se si trattasse di una sorta di “Pagine Gialle” delle Pec.
Chi non farà la scelta di passare al nuovo sistema, continuerà a ritirare la vecchia raccomandata cartacea.
Ma che cosa succederà dopo il 6 luglio? Per fare l’esempio delle multe, la Pubblica amministrazione cercherà il domicilio digitale del cittadino all’interno del nuovo indice e invierà la sanzione alla Pec relativa.
Va detto tuttavia che la prima fase probabilmente vedrà per sei mesi un doppio binario: un emendamento al decreto Pa Omnibus ha previsto infatti un periodo transitorio fino al 30 novembre 2023 allo scopo di permettere a tutti i cittadini di adeguarsi alle nuove disposizioni. Se l’emendamento sarà approvato in via definitiva e diventerà legge, le notifiche digitali fino a novembre saranno accompagnate dalla loro copia cartacea anche a chi è iscritto all’Inad. Dopo di che, però, per chi avrà scelto l’Inad e la Posta elettronica certificata, il vecchio sistema sparirà.
Un discorso a parte riguarda i professionisti iscritti a un Albo, che dal 2009 devono obbligatoriamente essere dotati di Pec. I loro indirizzi di Posta elettronica certificata sono già stati inseriti nel nuovo Indice digitale e dunque già operativi per la Pubblica amministrazione. Esiste però la facoltà per il professionista di modificare l’indirizzo Inad, inserendo un’altra Pec “privata”.
Come iscriversi al nuovo Indice digitale
L’Indice nazionale dei domicili digitali (Inad), le nuove “Pagine Gialle” delle Pec, permette di eleggere il proprio domicilio digitale tramite l’indicazione di un indirizzo di Posta elettronica certificata (Pec). Alla Pec inserita in questo elenco si potranno ricevere tutte le comunicazioni ufficiali della Pubblica amministrazione. Iscriversi è molto semplice. Basta collegarsi al sito https://domiciliodigitale.gov.it, accedendo con Spid (Sistema Pubblico d’Identità Digitale), Cie (Carta d’Identità Elettronica) o Cns (Carta Nazionale dei Servizi), e inserire il proprio recapito certificato. Possono iscriversi le persone fisiche che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, così come i professionisti che svolgono una professione non organizzata in ordini, albi o collegi e gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione nell’Ini-Pec.
Dal 6 luglio 2023 le Pubbliche Amministrazioni utilizzeranno, se presente nell’elenco, il domicilio digitale per tutte le comunicazioni con valenza legale e, a partire dalla stessa data, chiunque potrà consultarlo liberamente dall’area pubblica del sito, senza necessità di autenticazione, inserendo semplicemente il codice fiscale della persona di cui si vuol conoscere il domicilio digitale.
I vantaggi
Grazie al nuovo registro, tutte le comunicazioni della Pubblica amministrazione con valore legale, come ad esempio rimborsi fiscali e detrazioni d’imposta, accertamenti, verbali di sanzioni amministrative, e così via, verranno inviate direttamente nella casella di posta indicata dal cittadino, che può gestire in autonomia il proprio domicilio digitale.
Inoltre dopo aver registrato il proprio domicilio digitale su Inad, le notifiche arriveranno in tempo reale, senza ritardi o problemi relativi al mancato recapito, con notevoli risparmi legati al minore utilizzo della carta e all’azzeramento dei costi di invio tramite servizi postali (fatto salvo per i primi 6 mesi nel caso entri in vigore la norma sul periodo transitorio con il doppio binario digitale-cartaceo). Inoltre il cittadino avrà immediatamente a disposizione la documentazione, senza l’incombenza di spostarsi fisicamente per recuperarla, mentre la Pubblica amministrazione disporrà di un sistema di comunicazione centralizzato più efficiente, automatizzato e sicuro.
Cosa succede ai professionisti
Non dovranno iscriversi al nuovo registro. Per oltre 2,3 milioni di professionisti la Pec, attraverso altre liste, è già stata inserita sulla nuova piattaforma. Dunque, da questo elenco, la Pubblica amministrazione cercherà il domicilio digitale del cittadino per inviare la specifica comunicazione. La Pec del professionista sarà inoltre liberamente accessibile. A partire dal 6 luglio chiunque potrà consultarla dall’area pubblica del sito domiciliodigitale.gov, senza necessità di autenticazione, inserendo semplicemente il codice fiscale della persona di cui si vuol conoscere il domicilio digitale. Va ricordato che i professionisti iscritti a un Albo già dal 2009 devono essere muniti di Pec. Adesso avranno 30 giorni di tempo per confermare il proprio domicilio digitale o per indicarne un altro diverso.
Come funziona la Posta elettronica certificata
La Pec (Posta elettronica certificata) è un servizio di posta elettronica che assicura l’integrità, l’autenticità e la certificazione temporale delle comunicazioni digitali: è provvista di una marca temporale che attesta l’orario preciso di invio oppure di ricezione del messaggio. L’invio ha valore legale come quello di una raccomandata con ricevuta di ritorno.
L’attivazione della Pec
L’attivazione è molto semplice. Si può fare tutto su web in pochi passaggi. Sempre su web sarà poi possibile consultare la casella di posta, così come pure su smartphone nel caso si voglia impostare il servizio sul proprio telefono. Le società che offrono questo tipo di servizio sono tante, ma tutte devono essere certificate. Il servizio di Posta elettronica certificata può essere infatti offerto solamente da Gestori certificati abilitati presso AgID, Agenzia per l’Italia Digitale, che ha inserito l’elenco completo sul proprio sito (https://www.agid.gov.it/index.php/it/piattaforme/posta-elettronica-certificata/elenco-gestori-pec).
I costi del servizio di Posta elettronica certificata
Quello della Pec è un servizio che ha un costo. I differenti provider che forniscono questo tipo di opportunità chiedono un compenso per quanto offrono. Il costo si aggira intorno ai 5 euro l’anno, con punte più alte di 7 euro. Ci sono anche promozioni: alcuni provider offrono i primi 6 mesi di servizio gratuitamente.
I vantaggi nell’utilizzare la Pec
La Pec, oltre che per comunicare facilmente con la Pubblica amministrazione, permette anche operazioni dal valore legale che riguardano la vita di tutti i giorni, come disdire rapidamente contratti e abbonamenti oppure l’iscrizione all’Università, master e concorsi pubblici. In più la Pec consente di inviare con sicurezza documenti importanti. Basterà accedere alla casella Pec dal proprio Pc o direttamente da smartphone.
Gli avvisi per le mail certificate
La Pec è un servizio di e-mail e funziona proprio come la mail tradizionale. Il consiglio è di impostare la notifica sul proprio recapito mail più usato, magari sullo smartphone, in maniera tale da non dover controllare ogni giorno la propria casella di Posta elletronica certificata. In alcuni casi è previsto anche un servizio di sms che consente di sapere anche via messaggino che è arrivata una nuova Pec da leggere.
L’obbligo di Pec
A oggi i privati non sono obbligati a dotarsi di un indirizzo di Posta elettronica certificata. Lo sono invece una serie di soggetti, come appunto tra gli altri le pubbliche amministrazioni, i professionisti iscritti all’Albo di appartenenza, le imprese individuali. Un emendamento al Decreto Pa fissa al 30 novembre il termine anche per i privati che a oggi ne sono sprovvisti, ma al momento non c’è nulla di deciso, tanto più che si è aperto immediatamente il dibattito sul fatto che, così come concepito, si tratterebbe di un obbligo per tutti a pagamento. Per ora, in ogni caso, Italia Digitale non ha indicato nulla su questo punto.
La Stampa