Comune di Venezia, sciolto il consiglio Al termine di una seduta fiume del consiglio municipale 24 membri di maggioranza hanno rassegnato le dimissioni. Assente il sindaco Orsoni
Presentando la sua memoria difensiva, l’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan raccontala sua versione dei fatti dopo l’accusa di corruzione e finanziamenti illeciti avanzata dalla procura veneta, all’interno della vicenda giudiziaria sul Mose. «Non sono vittima dei magistrati, ma credo che la Guardia di finanza abbia fatto una ricostruzione scadente della mia situazione economica. Michiedopersino a chi abbia sequestrato la barca a vela, ad esempio, io non ne posseggo una, mi chiedo cosa penserà quella persona che si è visto il blocco», ha detto ieri Galan, in attesa di parlare domani davanti alla Giunta della Camera per l’autorizzazione a procedere. Per lui il gip di Venezia ha chiesto la custodia cautelare in carcere, ma essendo deputato sarà la Giunta a decidere, pronunciandosi sull’esistenza o meno di un “fumus persecutionis” nei suoi confronti.
PerGalan il primoerrore dei finanzieri consiste nell’aver calcolato male la differenza tra le sue entrate e uscite: secondo la procura, essendo moltopiù alte le seconde rispetto alle prime (per oltre 1,2 milioni), si possono ipotizzare fonti illecite di denaro, che secondo la ricostruzione giudiziaria deriverebbero dal giro di tangenti nato intorno al Consorzio Venezia Nuova, alla guida del progetto Mose; per l’ex governatore invece il suo patrimonio, realizzato nella sua vita da imprenditore, giustifica il tenore di vita. «Ho fatto molte cose, non solo il politico». E giù le cifre principali: «La somma fiscale netta delle mie entrate dal 1987 al 1999 è pari a1,3 milioni, tra il ’93 eil ’94ho guadagnato 660 milioni di lire e ho presouna liquidazione di 700 milioni di lire, che una volta investite in azioni Antonveneta mi hanno fruttato oltre 400 milioni di lire». Tuttavia Galan non sa dire a quanto ammonti complessivamente il suo patrimonio: «Non l’ho ricostruito».
Quanto alla ristrutturazione della casa, che secondo i magistrati costituirebbe una tangente da un milione, per Galan è un errore: «Nonc’è stata ristrutturazione l’ho acquistato già ristrutturata». Ecosì anche il conto corrente a San Marino è frutto di un equivoco: «Ho sì aperto un conto, ma simbolico, da 50mila euro, dopo aver firmato un protocollo d’intesa diplomatico per gli imprenditori, registrato a nome mio. Poi qualcuno potrebbe averlo usato o manomesso, ho dei sospetti. E sicuramente non ho 18 conti correnti».
Poi Galan ripercorre le società a lui intestate: «Sono 5 o 6 in tutto, una neppure mai partita. Di AdriaInfrastrutture posseggo solo il 7% e non ha mai vinto project financing». Inoltre Galan sostienedi non aver maipreso finanziamenti illeciti dal Consorzio Venezia Nuova.
Quanto ai grandi accusatori, Galan non risparmia nemmeno loro: «Della Minutillo (indagata e in custodia cautelare, ndr) non parlo, ne parlerò solo coi magistrati, l’ho mandata via perché avevo sospetti su di lei, sul suo tenore di vita, e stava antipatica a tutti. Baita (ex ad della Mantovani, che ha già patteggiato, ndr) è un uomo di grande intelligenza, macinico epresuntuoso, ora cerca di rifarsi una vita altrove».
Mentre Galan esclude società straniere a lui riferibili, tangenti e finanziamenti illeciti, nelle carte dell’inchiesta si parla però di cospicueoperazioni commerciali nel Sud Est asiatico per 50 milioni di dollari, legate al traffico del gas, trovate in documenti in possesso del prestanome Paolo Venuti, «per le quali emergerebbe la riconducibilità alla famiglia Galan», si legge nella richiesta dei pm al gip di Venezia. La ricostruzione emergerebbe da intercettazioni telefoniche.
Ieri inoltre, sempre nell’ambito dell’inchiesta sul Mose, il Tribunale dei ministri ha interrogato per delega a Mestre, nella sede della Gdf, gli ex vertici della Mantovani, ovvero Piergiorgio Baita e l’esperto finanziario Niccolò Buson. I due sarebbero stati sentiti per il procedimento relativo a possibili responsabilità da parte del parlamentare ed ex ministro Altero Matteoli. Baita, secondo quanto riferito dal suo legale Alessandro Rampinello, ha confermatoquantodetto negli interrogatori registrati dalla Procura veneziana, secondo i quali i “buoni uffici” di Matteoli avrebbero indotto l’allora presidente del Consorzio Venezia Nuova, Giovanni Mazzacurati, a far partecipare alle opere la Socostramo di Erasmo Cinque, vicino a Matteoli.
La giornata si è chiusa con un altro burrascoso consiglio comunale, al termine del quale 24 consiglieri hanno firmato le dimissioni, facendo decadere l’assemblea comunale. Il consiglio ha approvato una mozione che propone una commissione di inchiesta sul Consorzio Venezia Nuova e il suo scioglimento. Ora arriverà il commissario e le elezioni anticipate saranno probabilmente in autunno.
Il Sole 24 Ore 2014