La procura chiude i locali. Indagato il titolare anche per le carenze igieniche scoperte durante il sopralluogo. Non è la celeberrima mosca finita nella minestra, ma forse è anche peggio. Al centro cottura di Moncalieri della Camst, l’azienda che fornisce i pasti nelle mense scolastiche comunali di Torino, gli ispettori dell’Asl To5 le mosche le hanno trovate per terra.
Capita, se le reticelle antimosche sulle finestre delle cucine sono scardinate: e non sono che alcune delle carenze igieniche rilevate che hanno portato all’immediata chiusura del centro di viale Kennedy, che potrà riaprire quando saranno messe in pratica tutte le prescrizioni.
Intanto, il titolare è indagato per la distribuzione di sostanze alimentari pericolosi per la salute. La Camst replica: «Sono state rilevate prevalentemente problematiche riconducibili alla normale usura dei locali di produzione e dei macchinari che non hanno determinato alcun rischio per la sicurezza alimentare dei pasti prodotti nella cucina di Moncalieri».
Le carenze
Il soffitto che si scrosta sui banchi di lavorazione, ventole di aerazione senza griglie di protezione. Macchie stantie di sangue sul pavimento del reparto lavorazione carni, ruggine, inadeguata pulizia dell’abbattitore, termometri dei frigo non funzionanti.
Scarichi delle lavastoviglie industriali rotti, acqua di lavaggio a terra. Spazzole antitopi usurate alle porte dell’uscita dei pasti. La relazione degli ispettori è finita sulla scrivania del pm Raffaele Guariniello che sui problemi della mense scolastiche comunali indaga già da marzo, quando alla elementare Perotti quattro bambini sono rimasti intossicati (e tre sono finiti in ospedale) dopo aver mangiato della platessa impanata: gonfiore e macchie sulla bocca e sul collo, due famiglie sporgono querela, la procura indaga.
Le analisi danno esito negativo sull’eccesso di istamina riscontrato nei piccoli (e che si trova nel pesce mal conservato).
Ma i genitori hanno da ridire: «Le analisi vengono fatte sul piatto campione che viene messo da parte – spiega Giovanni Volpe, rappresentante di classe alla Perotti e membro dei Coordinamento genitori – non sul pasto effettivamente consumato».
Danni limitati
Ma ecco che arriva una nuova tegola, sempre alla Perotti, cioè un filamento scuro trovato nel piatto di tonno in scatola di un alunno: poliammido di nylon, vale a dire plastica. E’ successo a maggio, un genitore fa partire la denuncia, il Comune ordina le analisi secondo la prevista procedura di emergenza. La notizia trapela solo una settimana fa.
Ed ecco che scattano l’ispezione dell’Asl To5 e la conseguente chiusura del centro cottura, uno dei tre della Camst che riforniscono le scuole torinesi; e tre sono le circoscrizioni le cui scuole sono servite da quello di corso Moncalieri. Ma fine giugno i danni sono contenuti: a scuole chiuse, ci sono solo tre materne che fanno riferimento al centro cottura e che ora saranno servite dagli altri due ancora aperti.
Reazioni polemiche
«E come diceva Totò: e io pago!». «Dice che hanno migliorato la qualità abbattendo i prezzi…»: non si fanno attendere le reazioni dei genitori e non solo quelle di coordinamenti o comitati. La notizia viene commentata sui social network anche perché l’anno si era aperto con la rovente polemica sulle tariffe giudicate troppo care e sulla decisione di affidare l’appalto (triennale) della ristorazione scolastica a un unico fornitore, la Camst, appunto, incaricata di servire in un anno 7.075.796 di pasti nelle mense scolastiche torinesi.
La Stampa – 26 giugno 2014