corriere.it Gli ultimi barlumi di speranza si sono spenti alle 17.40 di ieri, quando l’Azienda universitaria e l’Asl di Pisa hanno concluso la verifica degli esami clinici sulle condizioni di Barbara Capovani, la psichiatra di 55 anni, madre di tre figli, massacrata a colpi di spranga da un ex paziente. La commissione di specialisti aveva infatti avviato l’iter di accertamenti per poter dichiarare la morte cerebrale della donna, accertata poi in tarda serata. Subito dopo è partita l’autorizzazione per l’espianto degli organi. È la conclusione di una giornata iniziata alle quattro del mattino con la notizia del fermo dell’unico sospettato della feroce aggressione alla dottoressa pisana.
Si chiama Gianluca Paul Seung, ha 35 anni, padre cinese e madre italiana: affetto da turbe psichiche, viveva di espedienti a Torre del Lago Puccini, frazione di Viareggio (Lucca). Giudicato dagli investigatori una persona «di elevata pericolosità», la sua fedina penale è costellata da precedenti per violenze, anche carnali. Era riuscito persino a evadere da alcune misure cautelari. Nelle sue scorribande aveva picchiato a sangue un medico di Viareggio, creato scompiglio al tribunale di Lucca, molestato una minorenne.
Si definiva uno «sciamano» che combatteva l’ingiustizia e ce l’aveva con il mondo. Sui social aveva annunciato la nascita di un’inesistente associazione per la difesa degli utenti psichiatrici ed era un assiduo frequentatore di procure e questure, dove presentava farneticanti esposti tra i quali, tra i più improbabili, uno contro l’allora premier Mario Draghi. E, ancora, metteva in guardia i suoi presunti adepti sui complotti orditi dalla regina Elisabetta d’Inghilterra contro il presidente della Repubblica Mattarella e definiva la vicepresidente degli Stati Uniti Kamala Harris un’amica del boss mafioso Matteo Messina Denaro.
Eppure, nonostante i rinvii a giudizio, i processi ancora in corso, tre fogli di via (Viareggio, Lucca e Pisa) e qualche tentativo di cura rivelatosi difficile da effettuare(dopo i primi incontri non si presentava più ai medici o aveva un atteggiamento ostile), Seung era un uomo libero. Nel 2019 era stato in cura dalla dottoressa Capovani a Pisa. Sembrava essere migliorato, ma poi aveva deciso di interrompere il percorso terapeutico e, nella sua mente, aveva trasformato quella dottoressa in un nemico. Probabilmente perché aveva messo in dubbio la sua non capacità di intendere e di volere, che l’uomo usava come scudo davanti alla giustizia.
C’è un referto del 27 novembre 2019, che potrebbe essere il movente dell’aggressione, nel quale la dottoressa Capovani definisce la personalità del paziente, affetta da disturbi «narcisistico, antisociale e paranoico». Ma scrive anche che «il paziente appare totalmente consapevole delle proprie azioni e del loro disvalore». Lui aveva risposto sui social accusando la psichiatra di ogni ignominia. E mese dopo mese, anno dopo anno, lo «sciamano» aveva pensato alla sua vendetta, quella definitiva. Che sarebbe dovuta scattare giovedì, il giorno prima dell’aggressione.
Secondo le indagini, l’uomo quel giorno si era presentato al reparto di psichiatria dell’ospedale Santa Chiara e aveva chiesto di parlare proprio con la dottoressa Capovani. Lei non c’era e lui avrebbe così deciso di agire il giorno dopo. Quando venerdì notte i poliziotti hanno fatto irruzione nella sua abitazione, Seung si è scagliato contro gli agenti con uno spray urticante e poi ha tentato di afferrare una balestra carica di dardi che teneva sotto il letto. È stato ammanettato a fatica e rinchiuso nel carcere Don Bosco di Pisa.