La mortalità delle api rappresenta una grave minaccia ecologica ed economica: si stima infatti che tramite l’impollinazione le api sostengano la vita dell’84% delle piante e del 75% di quelle di interesse alimentare.
Il Cra, Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, grazie al finanziamento del ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, ha dato vita ad “Apenet: monitoraggio e ricerca in apicoltura”, uno studio condotto da un team di ricercatori coordinati dal Cra-Api, Unità di Ricerca sull’Apicoltura e la Bachicoltura con sede a Bologna e diretta da Marco Lodesani. Dei risultati e della metodologia di studio della ricerca si è parlato a Roma durante la conferenza stampa tenutasi presso la sede del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura. “I risultati della ricerca – ha sottolineato il presidente del Cra Giuseppe Alonzo – generano una sensazione di allarme: è in essere una situazione multifattoriale che porta ad una progressiva moria delle colonie e il ruolo di questo progetto è proprio quello di individuare e spiegare nel modo più preciso possibile gli agenti che possono interferire con la vita degli insetti”. Alla base della ricerca, una metodologia innovativa, ovvero la creazione di una rete di monitoraggio nazionale, costituita da 28 centraline biologiche, formate da alcune decine di alveari ciascuna, per un totale di 1350 alveari distribuiti sul territorio. L’analisi dei dati raccolti attraverso il monitoraggio “in diretta” di ciò che accadeva negli alveari, ha permesso di realizzare un’indagine sistematica dell’andamento e sulla distribuzione geografica delle malattie conosciute e dell’insorgenza delle nuove collegate alla presenza di residui di pesticidi ed è stato propedeutico alla creazione di un database sullo sviluppo degli alveari e il loro stato sanitario in Italia. “E’ stato messo in evidenza il ruolo che alcune molecole neurotossiche utilizzate in agricoltura, hanno nei fenomeni di mortalità e di spopolamento verificatosi negli scorsi anni – ha spiegato il direttore del Cra-Api di Bologna Marco Lodesani – ma a contribuire a questo fenomeno è anche il tipo di agricoltura moderna praticata in Europa”. Gli studi che hanno caratterizzato Apenet hanno infatti dimostrato la presenza di effetti sinergici e di interazioni tra le diverse sollecitazioni a cui l’alveare è sottoposto. Le interazioni genotipo-ambiente, i cambiamenti climatici ed altri diversi fenomeni possono influire sul livello di resistenza degli insetti. E’ stata dimostrata ad esempio la relazione tra la qualità dell’alimentazione proteica e il livello di resistenza ad alcuni fenomeni ambientali ed ai patogeni, così come il legame tra la presenza di pesticidi ed alcuni fenomeni patologici. I dati raccolti hanno infatti dimostrato che diversi agenti di stress, interferendo con il sistema immunitario dell’ape possono indirettamente facilitare esplosioni virali che possono rapidamente condurre a morte le colonie. La creazione della rete di monitoraggio nazionale Apenet ha contribuito alla dimostrazione del carattere endemico di Nosema ceranae in Italia, ha permesso la realizzazione di una indagine sistematica sulla presenza e distribuzione geografica dei virus delle api e sulla presenza di residui di pesticidi (pesticidi, acaricidi e neonicotinoidi) di api, polline e cera, evidenziando una presenza di acaricidi nella cera particolarmente rilevante; inoltre ha contribuito alla conoscenza del valore nutrizionale del polline e alla conoscenza della mortalità annuale e invernale degli alveari. Questo lavoro ha portato alla creazione di un database aumentando la sensibilità alla segnalazione degli eventi di moria così da poter ufficializzare detti evendi, evitando che gli stessi passino inosservati senza il coinvolgimento delle autorità competenti.
TM News – 19 aprile 2012