Serie di incontri e dibattiti in questi giorni sulle sostanze perfluoroalchiliche che sarebbero state sversate nel fiume. A Lonigo alcuni residenti saranno addirittura sottoposti all’esame del sangue
di Nicola Cesaro. Corsi d’acqua inquinati e rischio per la potabilità della risorsa idrica: resta alto il dibattito nella Bassa Padovana, territorio interessato anche dall’inquinamento del Fratta-Gorzone a causa della presenza di sostanze perfluoroalchiliche, i famigerati Pfas, che normalmente vengono prodotti per rendere impermeabili stoviglie, carta e stoffe.
Nella vicina Lonigo, nel Vicentino, stanno per cominciare gli esami a campione previsti dal programma di biomonitoraggio voluto dalla Regione Veneto e dall’Istituto superiore di Sanità proprio per valutare l’incidenza dei Pfas sulla salute dei cittadini del Basso Veneto. Nello specifico sarà effettuato un prelievo di sangue a 80 cittadini delle Usl 5 e 6, precisamente nei Comuni di Brendola, Lonigo e Sarego, a pochi chilometri dai confini padovani, dove sono concentrati aziende e allevamenti agricoli che utilizzano pozzi con valori di Pfas superiori a quelli indicati dall’Istituto superiore di Sanità. Una seconda fase coinvolgerà successivamente altre 160 persone dell’Usl 5.
Il programma di biomonitoraggio vede coinvolta anche l’Usl 17, visto che il Fratta-Gorzone serve pure attività e residenti di Montagnana, territorio interessato dal collettore consortile che trasferisce i reflui depurati di cinque depuratori (Trissino, Arzignano, Montecchio, Montebello e Lonigo) nel Fratta-Gorzone, all’altezza di Cologna. Per questo territorio, tuttavia, non sono previsti gli esami a campione del sangue dei residenti. L’Usl 17 si limita a prendere in esame le attività di alcune aziende agricole montagnanesi, analizzando fanghi, foraggi e animali.
L’acqua venduta su ebay. Il tema dei Pfas, considerati i responsabili di alcune patologie tumorali, ha scatenato in questi giorni anche una provocazione: Davde Boggian, commerciante di Casale di Scodosia, ha messo in vendita su ebay.it delle bottiglie di “Acqua di Cologna” (intesa come località Cologna Veneta), «acqua di fiume dal profumo intenso e pungente, ricca di sostanze perfluoroalchiliche con strabilianti proprietà» si legge nella descrizione dell’oggetto in vendita: «Queste sostanze sono molto utili ad esempio per influire sullo stato di salute di persone o animali. Acqua prelevata direttamente dal Fratta-Gorzone».
Il provocatorio prodotto è venduto a 3 euro al pezzo: «È un modo per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica su un tema particolarmente delicato e che interessa davvero l’intera collettività», è la posizione di Boggian. Che, in caso di richieste, è pronto a prelevare e a vendere veramente l’acqua ai Pfas.
Gli incontri di approfondimento. Questa sera il Comune di Montagnana promuove l’incontro ospitato in sala Veneziana di Castel San Zeno, dal titolo “Ambiente e salute: presenza Pfas nelle acque potabili e nei pozzi domestici”. Sono previsti gli interventi del sindaco Loredana Borghesan, del direttore tecnico di Arpav Paolo Rocca e di Antonio Ferro, direttore del dipartimento di Prevenzione dell’Usl 17. Domani, invece, tocca all’iniziativa della minoranza consigliare (che tuttavia reclama di aver organizzato il dibattito ben prima degli uffici municipali): alle 20.30 nella stessa sala il tema della serata è “L’acqua dell’acquedotto: si può bere?”, con gli interventi del responsabile del Servizio di Igiene dell’Usl 17, Pierpaolo Pavan, e della direttrice del Cvs, Monica Manto. Sempre domani, non troppo lontano dai confini provinciali, si tiene a Cologna Veneta (Verona), alle 20,30, un altro approfondimento sul tema, dal titolo “Inquinamento delle falde acquifere da Pfas: a che punto siamo?”. Nell’occasione Legambiente e Isde, l’associazione dei medici per l’ambiente, presenteranno uno studio epidemiologico sulla popolazione esposta all’inquinamento.
Il Mattino di Padova – 25 febbraio 2015