La gente vuole sapere che acqua esce dai rubinetti. I dati sulla diffusione dei Pfas nel Montagnanese hanno creato una forte apprensione, corroborata m queste ore dalla pubblica denuncia del gruppo Montagnana a Colori, che in Consiglio comunale ha diffuso l’esito di un’analisi privata. Attraverso un laboratorio vicentino, è stato certificato che in un’abitazione del centro storico esce dal rubinetto acqua con una concentrazione di 803 nanogrammi di Pfas per litro. Il limite di legge è 500. Un dato preoccupante, per cui il Cvs – l’ente gestore della risorsa idrica della Bassa, che ribadisce l’assenza di indici di rischio nella città murata – ha già richiesto di fare una verifica ripetendo la stessa analisi sullo stesso rubinetto. Entro cinque giorni dovrebbero arrivare questi risultati. In città c’è apprensione, anche e soprattutto nelle scuole: i comitati di rappresentanza dei genitori si sono mobilitati creando una rete informativa attraverso social e app di messaggistica. Tra le proposte ci sono l’autofinanziamento di analisi private nei rubinetti delle scuole, l’estensione di esami del sangue a tutta la popolazione scolastica (un campione è già stato selezionato dall’Usl per sottoporsi ad esami in base al piano regionale) e la sostituzione completa dell’acqua di rubinetto con quella in bottiglie di plastica. Qualcuno già lo fa: nella scuola Chinaglia, da inizio anno e proprio a scopo precauzionale, le caraffe di acqua sono state sostituite dalle bottiglie.
«Giusto e sacrosanto cercare soluzioni e individuare responsabilità concrete» commenta il sindaco Loredana Borghesan. «Ma la moda di scaricare la preoccupazione dell’opinione pubblica sui sindaci non porta ad alcun risultato concreto. Nessun Comune ha competenze specifiche per risolvere questo problema in tempi brevi e con risultati certi, ne gli amministratori possono dare ogni giorno risposte su indagini e analisi “fai da te” che devono invece essere verificate dalle autorità sanitarie. Il rischio è che si crei una psicosi e che in questo vortice di rimpalli di voci tutti trovino comodo accusare e nessuno si prenda la briga di trovare soluzioni certe e durature».
Continua la Borghesan: «Ho appreso che i genitori si stanno organizzando per rifornire di acqua in bottiglia le mense delle scuole, anche per la cottura degli alimenti e per lavare frutta e verdura. Come amministrazione abbiamo già intrapreso da tempo tutte le azioni possibili per fare pressione su Cvs, Regione e Ministero affinché siano percorse tutte le strade possibili per dare risposte certe, indicazioni precise e coperture economiche necessarie a tutte le iniziative del caso, sia in questa fase transitoria (ad esempio la sostituzione più frequente dei filtri), che in una visione futura (nuove fonti di approvvigionamento “Pfas zero”)». Per oggi è fissato un incontro tra l’amministrazione e il Cvs: obiettivo è redarre un protocollo d’intesa sulle azioni ritenute indispensabili dal Comune. A seguire l’amministrazione comunale promette di programmeremo un incontro pubblico per diffondere gli aggiornamenti sullo stato delle azioni fin qui intraprese dagli attori coinvolti.
IL Mattino di Padova – 25 maggio 2017