Molti hanno contratto un’infezione durante il trasporto, stipati com’erano in un camion proveniente dall’Ungheria. Sono le piccole vittime di un grande business: comperati a 50 euro, vengono rivenduti anche a 1.800
MONSELICE. Sono un’altra decina i cagnolini morti negli ultimi giorni, al canile di Monselice, tra i 72 cuccioli sequestrati lo scorso 15 maggio a Piacenza d’Adige, a bordo di un camion proveniente dall’Ungheria. Proseguono, nel frattempo, le indagini del Nas dei Carabinieri.
Tutto è cominciato quando un furgone è stato fermato a Piacenza D’Adige, per un normale controllo, dalla Polizia Megliadina. È iniziata così, tre settimane fa, la storia di questi 72 cuccioli, tra rottweiler, chiwawa, golden retriever, cocker, bulldog, barboncini, maltesi, labrador e bassotti, shar pei e altre razze ancora. Alcuni trasportati dentro a scatole di cartone.
Alla guida due cittadini ungheresi: da quel Paese arrivavano le bestione dirette a negozi del Rodigino, di Vicenza e della Lombardia. Scattato il sequestro delle Guardie zoofile, sono finiti al canile di Monselice. Ma, purtroppo, le loro disavventure non erano finite. Quattro sono stati rubati, con un furto quasi certamente su commissione. Gli altri, si sono via via ammalati. Peggiorando di giorno in giorno.
A colpire i cagnolini è stato un ceppo particolarmente virulento di gastroenterite, noto come Parvovirosi canina. Si manifesta con febbre, vomito e sangue nelle feci. L’hanno contratta tutti, probabilmente già durante il lungo viaggio: anche la sosta di una giornata dentro al furgone, per i controlli prima e poi perché gli autisti si rifiutavano di guidare fino al canile, li ha certamente indeboliti. Ai 12 morti inizialmente se n’è aggiunta una decina negli ultimi giorni. L’ultima è stata una piccola maltese.
Alcuni cuccioli sono alla clinica veterinaria di Padova, in osservazione, mentre gli altri vengono seguiti in canile da due veterinari inviati sempre dalla clinica universitaria. C’è però un cauto ottimismo: si spera che la fase acuta sia al termine. Della “carica dei 72” iniziale restano ora meno di 50 cuccioli. E non tutti godono di buona salute.
Uno dei rivenditori a cui i cuccioli erano destinati offre addirittura una “garanzia” specifica: se il cagnolino muore entro un anno, il prezzo viene rimborsato. Del resto, l’affare è conveniente in ogni caso. Comprati per cifre che oscillano tra i 40 e i 50 euro l’uno, questi cagnolini possono essere rivenduti per somme ben superiori. Dai 700 euro per un chiwawa ai 1800 per uno shar pei. Ma anche il valore dei cani di altre razze è elevato.
Quello che i carabinieri del Nas, coordinati dal sostituto procuratore Maria D’Arpa, stanno cercando di appurare, è se i cuccioli avessero le carte in regola per essere commercializzati. Il forte sospetto è che diversi fossero troppo piccoli, addirittura di appena due o tre settimane: ben al di sotto della soglia dei tre mesi fissata per legge. Prima di un eventuale dissequestro, o di dare i cuccioli in affido, si attende comunque che guariscano tutti.
Il Mattino di Padova – 9 giugno 2012