Cala ancora l’indice di replicazione della malattia in Italia e per la seconda settimana consecutiva è sotto 1. Tutte le realtà locali, tranne l’Umbria, hanno dati settimanali da zona gialla ma saranno i tecnici e il ministero a decidere chi passerà di colore. La Cabina di regia: “Fase ancora delicata, resta il rischio di un aumento”
Continua a scendere l’Rt nazionale. Il fattore che calcola la velocità di replicazione dell’infezione rilevato oggi dalla Cabina di regia dell’Istituto superiore di sanità, ministero alla Salute e Regioni è a 0,84. Si tratta di un bel salto all’indietro rispetto allo 0,97 della settimana scorsa, quando venne registrata la prima riduzione di quel valore dopo cinque settimane di crescita e di permanenza sopra la soglia critica dell’1.
In base al monitoraggio della Cabina di regia, tutte le Regioni tranne l’Umbria nel periodo tra il 18 e il 24 gennaio hanno dati da zona gialla, cioè un Rt inferiore a 1 e un rischio basso o moderato. Adesso i tecnici e il ministro alla Salute Roberto Speranza dovranno stabilire se in base ai numeri qualcuno si sposta dalla zona in cui si trova attualmente. Sono cinque realtà, infatti (Toscana, Campania, Provincia di Trento, Molise e Basilicata) sono effettivamente in zona gialla. Le altre si trovano in arancione o rosso. Secondo le regole applicate fino ad ora dovrebbero spostarsi solo il Veneto (che andrebbe in giallo) e la Sicilia (in arancione) ma non è detto che venga fatta un’eccezione, con il via libera dei tecnici. E infatti nel suo verbale la Cabina di regia ha scritto che vede in giallo un numero molto maggiore di Regioni, oltre dieci.
Fase ancora delicata
Nel loro commento i tecnici della Cabina di regia scrivono che “L’epidemia resta in una fase delicata ed un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”. Ci sono variazioni tra Regioni “con alcune dove il numero assoluto dei ricoverati in area critica ed il relativo impatto, uniti all’elevata incidenza impongono comunque incisive misure restrittive”. Questo anche se l’incidenza a livello nazionale è in calo, visto che negli ultimi 14 giorni è passata da 339 casi per 100mila abitanti a 289. Comunque “l’incidenza è ancora lontana da livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti. Il servizio sanitario ha mostrato i primi segni di criticità quando il valore a livello nazionale ha superato i 50 casi per 100.000 in sette giorni e una criticità di tenuta dei servizi con incidenze elevate. Nella settimana di monitoraggiorimane è stata molto alta l’incidenza nella Provincia di Bolzano (582,75 per 100.000 dal18 al 24 gennaio)”.
Riguardo al rischio, una sola Regione, l’Umbria, lo ha alto. In dieci è moderato e in altre 10 basso. Inoltre “scende il numero di Regioni e Province che hanno un tasso di occupazione in terapia intensiva e aree mediche sopra la soglia critica (8 contro 12 la settimana precedente). Il tasso di occupazione in terapia intensiva a livello nazionale si colloca sotto lasoglia critica (28%). Complessivamente, il numero di persone ricoverate in terapia intensiva è in diminuzione da 2.487 (19 gennaio) a 2.372 (26 gennaio); il numero di persone ricoverate in aree mediche è ugualmente in diminuzione, passando da 22.699 (19 gennaio) a 21.355 (26 gennaio)”. Ci sono però ancora molte differenze tra le Regioni.
a domenica quasi tutta l’Italia sarà gialla. Come ogni venerdì, l’Istituto superiore di sanità ha valutato i dati delle aree di rischio relativi al periodo tra il 18 e il 24 gennaio, e il ministro della Salute Speranza con un’ordinanza ha stabilito i nuovi colori delle Regioni e le relative misure da adottare per il contenimento dell’epidemia.
Niente rosso
Servono 14 giorni consecutivi con parametri in regola per poter passare da arancione a giallo: una situazione che si è verificata per Veneto, Emilia Romagna e Calabria, che erano in arancione dall’8 gennaio. In giallo anche la Lombardia, già in polemica con il governo e l’Iss, che era passata dal rosso all’arancione la scorsa settimana grazie alla rettifica dei dati. Vengono confermate in giallo pure Toscana, Campania, Provincia di Trento, Basilicata e Molise. Dovrà aspettare un giorno in più il Piemonte, che passerà al giallo solo lunedì. Sono in area arancione Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e la Provincia Autonoma di Bolzano. Nessuna Regione è più in zona rossa. L’indice rt, che calcola la velocità di replicazione dell’infezione è oggi a 0,84, in netto miglioramento rispetto allo 0,97 della settimana scorsa. Tuttavia, ricordano i tecnici del Ministero, “l’epidemia resta in una fase delicata e un nuovo rapido aumento nel numero di casi nelle prossime settimane è possibile, qualora non venissero mantenute rigorosamente misure di mitigazione sia a livello nazionale che regionale”.
Ristoranti, bar e altri locali pubblici possono rimanere aperti dalle 5 alle 18, ma al tavolo non devono essere sedute più di quattro persone, a meno che non siano conviventi. L’asporto è consentito fino alle 22, con eccezione dei bar, per i quali termina alle 18: una norma introdotta dal nuovo Dpcm per evitare assembramenti all’esterno. Come per le zone arancioni e rosse, non c’è alcuna restrizione per le consegne a domicilio.
Il passaggio in zona gialla significa che i musei possono essere riaperti, sia pure solo dal lunedì al venerdì. Niente da fare, invece, per palestre e piscine e spettacoli dal vivo. Sempre possibili le assemblee condominiali in presenza, ma il Governo consiglia di svolgere da remoto. Rimane pure il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino e il divieto di spostarsi dalla propria regione se non per motivi di lavoro, salute o necessità.
Per la scuola, la didattica in asili, elementari e medie è in presenza, mentre per le superiori saranno le varie regioni a decidere. Oggi si sono registrate polemiche e manifestazioni da nord a sud contro la ripresa della scuola in presenza, da lunedì prossimo, per tutti gli 8,3 milioni di studenti italiani anche se al 50%, alternandosi in classe, per i 2,5 milioni delle superiori. I ragazzi sono scesi in piazza in 20 città italiane, unendosi alle iniziative promosse dai sindacati di base in occasione dello sciopero promosso oggi in alcuni comparti, per lamentare che la riapertura avverrà “in condizioni drammatiche” senza tutele per gli studenti e il personale della scuola.
Per ulteriori approfondimenti rimandiamo comunque a questa raccolta delle domande più frequenti su limiti e divieti nelle varie zone, sul sito del Governo.
Parametri e tempi
I presidenti delle Regioni premono sulla riapertura degli impianti sciistici il 15 febbraio e hanno consegnato una proposta che aggiorna le linee guida. E, prevedibilmente, c’è chi obietta ai parametri utilizzati per la definizione dei colori (sono 21) ma pure ai tempi delle decisioni del Governo: “Non si può attendere due giorni prima, per dire ai cittadini italiani quale sarà il loro futuro”, ha detto il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, a margine di una conferenza stampa, a proposito dell’ordinanza del ministro Speranza. “Questo – ha aggiunto – è un problema che non riguarda solo questa settimana, ma sempre. C’è la necessità di prevedere un meccanismo di certificazione dei colori, che attualmente sta funzionando, che debba però essere anticipato nei tempi”. Per Cirio “non si dovrebbe assistere al fatto che un ristoratore oggi, venerdì, non sa se domenica potrà aprire o meno”. “È una situazione che non è accettabile – ha aggiunto – meglio un sì o un no, ma che sia una certezza”. “Senza nessuna volontà polemica né strumentale, insieme alle altre Regioni chiediamo che questa chiarezza ci sia – ha concluso – anche perché su queste regole poi andremo a impostare le settimane a venire”.
Altri colori
La normativa in vigore, definita nell’ultimo Dpcm, posiziona in fascia arancione le regioni con rt superiore a 1, mentre si entra in fascia rossa con rt sopra a 1.25. Per scendere di fascia servono due settimane con i valori richiesti, mentre se la situazione peggiora il cambio di zona è immediato. Tra i parametri è fondamentale il cosiddetto tasso di incidenza, ovvero il numero di positivi ogni 100 mila abitanti, e nel monitoraggio settimanale, entrano anche una serie di dati, forniti da Regioni e province autonome, che contribuiscono alla valutazione del rischio epidemiologico in rapporto alla capacità di ‘resilienza’ dell’area. La denominazione di “zona rosso scuro”, invece, è stata coniata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) e si riferisce a quelle aree dove i casi di contagio superino quota 500 ogni 100 mila abitanti. Nei giorni scorsi ha suscitato polemiche la proposta, arrivata in Ue, di rendere obbligatorio tampone e quarantena per gli spostamenti in Europa dalle regioni ‘rosso scuro’. Da ultima, la “zona bianca”, con rischio epidemiologico basso, si raggiunge solo quando si abbia, per tre settimane consecutive, un indice rt inferiore a 1 e un tasso di incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti. In essa, non si applicano le misure restrittive previste dai Dpcm per le aree gialle, arancioni e rosse ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli. Restano comunque in vigore distanziamento e uso delle mascherine.