Non sale più l’Rt , che anzi ha una leggera flessione da 0,97 a 0,94 e si mantengono stabili i contagi con un’incidenza che da 41 passa a 40 casi settimanali ogni 100mila abitanti. Il Monitoraggio settimanale a cura dell’Iss, all’esame stamane della cabina di regia, conferma l’endemizzazione del Covid, con il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva fermo all1% e quello dei reparti di medicina che dal 4,7 scende ancora un po’ al 4,3%. L’unico dato a peggiorare è quello delle regioni classificate a rischio alto: erano due la scorsa settimana sono 4 in questi ultimi sette giorni: Emilia Romagna, Liguria, Piemonte e Toscana Sono nove quelle a rischio moderato, otto le classificate a rischio basso.
A livello globale, negli ultimi 28 giorni (dal 13 febbraio al 12 marzo 2023) sono stati segnalati quasi 4,1 milioni di nuovi casi di Covid-19 e 28.000 decessi, con una diminuzione rispettivamente del 40% e del 57% rispetto ai 28 giorni precedenti; tuttavia, esistono differenze regionali significative, inclusi aumenti in alcune regioni. Al 12 marzo 2023, sono stati segnalati a livello globale oltre 760 milioni di casi confermati e oltre 6,8 milioni di decessi. Lo comunica l’Organizzazione mondiale della Sanita’ nel suo aggiornamento sulla pandemia.
Che il virus faccia sempre meno paura lo dice anche il fatto che nell portale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si sia svuotata completamente la casella delle varianti di preoccupazione (Voc) di Sars-CoV-2. La sottovariante XBB.1.5, battezzata Kraken sui social e in ascesa un po’ ovunque, viene classificata come variante d’interesse (Voi). E il lignaggio “genitore”di Omicron (B.1.1.529), insieme alle vecchie varianti rimpiazzate Alfa, Beta, Gamma, e Delta, sono ormai considerate come varianti di preoccupazione circolanti in precedenza. Sono alcuni degli effetti della decisione comunicata oggi dall’agenzia Onu per la salute, di rivoluzionare il sistema di classificazione e tracciamento delle varianti Covid e le definizioni operative utilizzate.
La pandemia ha poi frenato, ma non interrotto, gli spostamenti degli italiani per curarsi. Nonostante il calo dovuto all’emergenza Covid nel 2020 la “migrazione” per cure verso regioni diverse da quelle della propria residenza, ha raggiunto un valore di 3,3 miliardi, con un flusso che scorre da Sud verso Nord. A mappare i viaggi fatti per le cure, è la Fondazione Gimbe che mette in guardia verso un «fenomeno dalle enormi implicazioni sanitarie, sociali etiche ed economiche, che riflette le grandi diseguaglianze nell’offerta di servizi sanitari tra Regioni». Intanto, a tre anni dall’inizio della pandemia, l’Italia ne conta le vittime, che hanno superato ormai le 187.000 e, in vista della Giornata Nazionale a loro dedicata, il 18 marzo, il ministro della Salute Orazio Schillaci lancia un appello a rilanciare la sanità pubblica.
Da chi migra per ricevere cure oncologiche o per le malattie rare, passando per chi sceglie di farlo per interventi chirurgici, le tre regioni che hanno maggiore capacità di attrarre pazienti sono anche quelle che garantiscono meglio i Livelli essenziali di assistenza (Lea). Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto raccolgono, insieme, quasi la metà della mobilità attiva, rispettivamente con il 20%, 16,5% e 13%. Un ulteriore 21% viene attratto dalla triade Lazio (8%), Piemonte (7%) e Toscana (5%). Quanto alla mobilità passiva, 3 Regioni con maggiore indice di fuga generano debiti per oltre 300 milioni di euro: in testa Lazio (14%), Lombardia (11%) e Campania (10%), mentre mancano i dati sulla Calabria. Ad esempio per i «viaggi della speranza» la Sardegna sconta un saldo negativo di 57,6 milioni di euro, che consiste nella differenza tra quanto speso per curare malati arrivati da altre regioni e quanto speso per far curare i pazienti sardi fuori dell’Isola. Lo stesso saldo, in Veneto è stato positivo per un valore di 165 milioni; in Puglia, invece è stato negativo per 124 milioni e in Sicilia per 173 milioni.
Intanto il 18 marzo l’Italia torna a celebrare la Giornata Nazionale delle Vittime del Covid-19, istituita nel 2021 per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita in pandemia, tra cui anche 379 medici. Manifestazioni, cerimonie e iniziative rivolte ai giovani sono previste in molte città italiane e le bandiere delle sedi di molti Comuni saranno esposte a mezz’asta. Terminata l’emergenza però, «è il momento di guardare al domani e di rilanciare la sanità», avverte il ministro della Salute, Orazio Schillaci. «La pandemia ha fatto emergere le fragilità accanto alle capacità di risposta» ma «il Covid può e deve rappresentare una occasione di rilancio e rafforzamento della sanità pubblica. È fondamentale investire sul capitale umano del Servizio sanitario nazionale rendendo la sanità pubblica più attrattiva».