di Roberto Poggiani*. Si è chiuso venerdì il 44° congresso nazionale SIVeMP. Molti spunti di interesse, possiamo dire che non è stato un congresso “facile” e che ha richiesto da parte di tutti un certo impegno. La crisi economica e finanziaria, la fase di transizione che stiamo vivendo, l’insediamento – proprio in contemporanea con l’apertura dei lavori a palazzo Marini – di un nuovo ministro della Salute hanno contribuito a rendere l’annuale assise del nostro sindacato un momento di riflessione ancora più approfondita e pregnante. Dopo i tagli al Ssn, il blocco dei contratti e delle retribuzioni, il differimento del pagamento dei Tfr, si annuncia ora la riforma delle pensioni. E proprio la giornata centrale dell’appuntamento romano è stata dedicata a quest’ultimo tema
Con la partecipazione al convegno Cosmed sul sistema previdenziale e le riforme dettate dalla crisi della finanza pubblica.
In questo scenario il Veneto è stato particolarmente presente. E non solo per il contributo della nostra delegazione, che pure ha preso parte con assiduità a tutti i lavori. Ma perché c’è stato davvero molto Veneto in alcuni dei momenti più qualificanti dell’assise. Particolarmente apprezzati gli interventi dei nostri parlamentari, gli onorevoli Margherita Miotto e Rodolfo Viola. Due deputati nati tra Padova e Venezia – il secondo di professione veterinario pubblico come noi – che hanno dedicato in questi anni alle tematiche sanitarie molte delle loro energie e delle loro iniziative parlamentari e legislative.
Molto Veneto, dicevamo. E infatti ad aprire i lavori del convegno Cosmed del 17 novembre è stato il saluto del presidente Inpgi e Adepp, Andrea Camporese, veneto anche lui, giornalista Rai, ora alla guida dell’associazione nazionale degli enti previdenziali privati. Una realtà con 20 milioni di professionisti iscritti. I più tassati d’Europa, come ha sottolineato lo stesso Camporese.
E ancora, alcuni degli argomenti più scottanti in discussione anche a Roma finiscono per toccare la nostra Regione più di altre. E destano non poche preoccupazioni per la veterinaria pubblica, la sicurezza alimentare e la tenuta della stessa filiera produttiva. Ci riferiamo alle norme comunitarie che, per andare incontro agli operatori economici in questo grave momento di crisi, prevedono una revisione profonda dell’assetto dell’attività ispettiva e veterinaria nei macelli avicoli. E guarda caso il 60% degli allevamenti e dei mattatoi di questo comparto si trova proprio in Veneto.
Norme che, non prevedendo più un organismo sanitario terzo e indipendente di controllo, potrebbero comportare conseguenze gravi da diversi punti di vista. Primo fra tutti quello occupazionale per i veterinari pubblici, non più presenti nei macelli, di cui si ignora l’eventuale futura destinazione operativa. Secondo, e ancor più inquietante aspetto, quello dei riflessi che decisioni di questo tipo potrebbero avere anche per i livelli occupazionali della filiera qualora si avesse un’emergenza alimentare. Che tutela potrebbero invocare le nostre aziende se si verificassero decine e decine di ricoveri ospedalieri e se tonnellate di prodotto finissero al macero come è successo in Germania e Francia dopo il contagio da escherichia coli? Ci chiediamo come lo Stato potrà garantire i consumatori in caso di vere emergenze e come potrebbero essere tutelate le decine di migliaia di occupati nella produzione primaria e nell’industria agroalimentare.
Una politica che sembra preoccuparsi solo della redditività immediata delle imprese avicole e non della salute pubblica e della tenuta dell’intera filiera dimostra di non essere in grado di elaborare vere strategie. E ancor più preoccupante sarebbe l’estendersi di questo modello anche ai settori delle carni bovine e suine, a fronte del ben più profondo stato di crisi di mercato che li caratterizza. È arrivato il momento che il Governo italiano e il ministero della Salute facciano sentire in Europa la loro voce. Tutto si riduce a una semplice domanda: per garantire la sicurezza alimentare e la tanta decantata tolleranza zero così cara al governatore Zaia, vogliamo adottare un modello Nord europeo o mantenere quello italiano che tanti ci invidiano?
Ma tornando al congresso nazionale. La nostra delegazione ha presentato una mozione approvata a larghissima maggioranza sulla necessità di una definizione dei limiti di intervento degli organi di vigilanza e il rispetto dell’autonomia e delle competenze tecnico scientifiche dei servizi veterinari.
Un riconoscimento per quella che è stata una scelta ormai storica del SIVeMP e della SIMeVeP veneti è stato avvertire una mutata sensibilità riguardo la necessità della comunicazione verso l’esterno del lavoro e dell’attività dei veterinari pubblici. È una questione che abbiamo posto all’attenzione da anni, anche con mozioni congressuali, e in cui, come Veneto, da tempo ci impegniamo con convinzione, attraverso contatti con i media e con l’aggiornamento quotidiano del nostro sito informativo. Ora altre regioni, come la Puglia – che ha presentato una specifica mozione – stanno seguendo il nostro esempio e ne siamo lieti. Comunicare il nostro lavoro, così poco conosciuto dai più, è una sfida importante che dobbiamo vincere se vogliamo avere credibilità e autorevolezza.
Oggi occorre sapere guardare all’esterno per affermare la nostra professionalità e far valere il nostro ruolo nella salute pubblica. È nella società, nei confronti dell’opinione pubblica che dobbiamo giocare la nostra scommessa. L’autoreferenzialità, nel nostro caso, è un peccato mortale che non possiamo permetterci.
*segretario regionale SIVeMP Veneto – 21 novembre 2011 – riproduzione riservata
Un’azione forte per la veterinaria pubblica. Gli impegni del 44° congresso nazionale SIVeMP
Tra le priorità: difesa del Ssn e dell’autonomia dei servizi, riforme eque, specializzazioni retribuite, salvaguardia degli Izs e misure concrete e immediate per le vittime delle intimidazioni
Professione, rappresentanza, previdenza, rapporti con il nuovo Governo. Le conclusioni del segretario nazionale Aldo Grasselli al 44° congresso SIVeMP spaziano tutte le problematiche che si trovano davanti oggi il Servizio sanitario nazionale e la veterinaria pubblica. Al termine di un confronto serrato e di una profonda riflessione la chiusura di un’assise particolarmente impegnativa venerdì all’hotel Pineta Palace.
Al centro del dibattito i temi di più stretta attualità politica e normativa: dalla contrarietà ai progetti di accorpamento dei servizi dei Dipartimenti di prevenzione progettati da alcune Regioni, alla necessità di riservare ai giovani veterinari lo stesso trattamento giuridico degli specializzandi medici, dall’attenzione per la riforma degli enti vigilati che rischia di far perdere autonomia agli Izs, alla preoccupazione per la riforma della previdenza allo studio del Governo Monti. Su tutto la consapevolezza del momento difficile che l’Italia sta vivendo e la necessità, ribadita più volte, di contrastare l’attacco in atto da tempo al pubblico impiego e al Servizio sanitario nazionale.
La mattinata si è aperta con la relazione del segretario amministrativo Mario Facchetti che ha illustrato i dati confortanti del bilancio consuntivo 2010 e del previsionale 2011. Numeri che testimoniano il quadro di un trend positivo delle iscrizioni.
Quindi il dibattito sulla relazione del segretario Grasselli. Le voci dei delegati e dei segretari regionali SIVeMP hanno portato le testimonianze e le problematiche di una realtà difficile e complessa per la veterinaria pubblica in tutto il Paese.
A Giovanni Lo Vaglio, segretario del SIVeMP Umbria, il compito di riferire delle razionalizzazioni, prospettate nella propria regione e in Liguria, che mettono a rischio l’autonomia dei servizi veterinari. «C’è la necessità – ha detto Lo Vaglio – di una forte azione sindacale che riaffermi l’attuale articolazione nei tre servizi esistenti». Natale Zilli, segretario regionale della Puglia, ha rimarcato la necessità di promuovere all’esterno l’immagine della veterinaria pubblica comunicandone le attività. Gian Carlo Battaglia, segretario regionale della Lombardia, ha espresso profonda preoccupazione per «la visione che la politica ha “costruito” dei dirigenti del Ssn». E ha evidenziato la necessità di un’azione forte che porti nella direzione di un recupero di rispetto nei confronti del pubblico impiego.
Molta attenzione ai convenzionati e ai giovani, con la richiesta che la specializzazione sia retribuita. Il congresso ha anche approvato a maggioranza una mozione che chiede la revoca dei licenziamenti del personale stabilizzato in Puglia. Ha ottenuto l’ok dell’assemblea anche la richiesta di studiare la possibilità di inserire la dirigenza del Ssn nel personale in regime di diritto pubblico di cui all’articolo 3 del testo unico sul Pubblico impiego.
Molto sentito il tema delle intimidazioni ai veterinari pubblici che ha portato il congresso a conferire mandato alla segreteria nazionale di subordinare all’adozione di misure concrete (come il coinvolgimento del ministero dell’Interno e l’istituzione di un fondo garanzia) la partecipazione della propria delegazione alle riunioni dell’osservatorio ministeriale.
Altra mozione approvata la richiesta di sollecitare una definizione dei limiti di intervento degli organi di vigilanza nel rispetto dell’autonomia e delle competenze tecnico scientifiche dei servizi veterinari.
Il congresso ha manifestato quindi la propria solidarietà al segretario regionale del SIVeMP Sicilia, Paolo Ingrassia, che ha riferito delle recenti vicende giudiziarie e mediatiche che hanno investito i servizi veterinari dell’Asp di Palermo.
Nel corso della mattinata anche l’intervento dell’onorevole Gianni Mancuso che ha relazionato sullo stato di applicazione del contributo del 2% Enpav annunciando l’intenzione di presentare specifici emendamenti alla riforma della previdenza che il Governo sta predisponendo. La giornata conclusiva del 44° congresso SIVeMP è stato anche l’occasione per la presentazione di un accordo-convenzione per la copertura della responsabilità civile dei rischi associati alla professione veterinaria e del nuovo servizio di mediazione civile.
22 novembre 2011