Il consiglio regionale ha deciso di ritirare, con la prospettiva di essere trasformati in un’apposita iniziativa legislativa ad hoc, gli emendamenti presentati da relatore e correlatore per modificare il piano sociosanitario nei punti impugnati dal Governo di fronte ai giudici della Consulta. Diego Bottacin, consigliere di Verso Nord (nella foto), si dichiara soddisfatto per la decisione di stralciare dalla discussione del progetto di legge 224 (la legge ‘omnibus’ sulla sanità) tutti gli emendamenti relativi al piano. «La settimana prossima – spiega Bottacin, relatore di minoranza della ‘omnibus’, sarà presentato e discusso un differente disegno di legge con l’obiettivo di superare lo stallo dovuto dalla confusione delle competenze tra giunta e consiglio e causa del ricorso del governo alla Corte Costituzionale»
«E’ passata la linea di Verso Nord che chiedeva lo stralcio degli emendamenti relativi al piano sociosanitario – esulta Bottacin – La maggioranza in difficoltà su una materia in cui è estremamente divisa, ha trovato una sintesi nella presentazione di un nuovo disegno di legge per apportare alcune modifiche al piano socio sanitario approvato a giugno». Per Bottacin la decisione del Consiglio evidenzia le contraddizioni della condotta del presidente della commissione sanità Leonardo Padrin, «costretto suo malgrado a rimettere mano al piano»: «Padrin – sostiene Bottacin – vede sbriciolarsi l’architettura costruita per rafforzare le funzioni del Consiglio a discapito della Giunta. Fino a giugno, con la complicità di parte dell’opposizione, Padrin ha difeso la necessità del parere obbligatorio e vincolante della commissione consiliare sulla redazione delle schede ospedaliere e sulla nomina del direttore generale della sanità. Ora deve rivedere radicalmente la posizione e probabilmente sarà costretto ad accettare la divisione delle competenze tra Giunta e Consiglio originariamente prevista dall’assessore Coletto».
Per parte sua Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd e vice presidente della commissione sociosanitaria, dice: «Con l’accoglimento della richiesta di rinviare in commissione l’esame delle parti relative al Piano Socio sanitario, abbiamo in primo luogo impedito che sulle schede di dotazione ospedaliera e territoriale venisse fatta un’opera di smantellamento, cosa alla quale puntavano il Pdl e la Lega. Sostanzialmente siamo riusciti, per il momento, ad impedire la demolizione di ciò che di buono c’è nella struttura del Piano stesso». E aggiunge: «La proposta della maggioranza di soppressione delle schede è inaccettabile perché esse rappresentano il perno del piano. Eliminando la contestualità tra quelle ospedaliere e quelle territoriali ci priveremmo di posti letto ospedalieri, senza sostituirli con quelli territoriali. Un vero dramma per l’assistenza e la cura. Tra l’altro ora ci sarà modo di affrontare con maggior raziocinio anche le questioni relative alle nomine dei direttori generali della sanità regionale e delle Ulss».
«Resta il fatto che dietro questo atteggiamento di Lega e PdL si nasconde probabilmente la paura di assumere decisioni di riordino delle strutture. Ma chi governa deve avere anche il coraggio di decidere e non di cercare continuamente la via di fuga dalle proprie responsabilità. Il problema – conclude Sinigaglia – è che questa maggioranza di governo regionale vive una lotta intestina eterna, tra fazioni, che impedisce di assumere scelte chiare. Lasciando così il Veneto in una paralisi perenne».
Ufficio stampa Sivemp Veneto – 14 novembre 2012
il precedente:
Sanità: scontro Zaia-Coletto. Tosi ai suoi: salvate il Piano
La sanità, con gli oltre 40 miliardi di spesa previsti dal nuovo Piano quinquennale, riaccende le tensioni nella maggioranza di centrodestra e acuisce i rapporti tra Luca Zaia e l’assessore Luca Coletto, leghista sì ma fedele a Flavio Tosi.
Nervi tesi già in mattinata, quando in Giunta è stata sollevata la questione delle tariffe di parcheggio vigenti al nuovo ospedale vicentino di Santorso. Troppo esose – 1,30 euro all’ora, largamente superiore alla media regionale – tanto da suscitare una sollevazione degli utenti: lo stesso governatore, sommerso dalle proteste alla festa padana di Schio, aveva promesso di porvi rimedio. Il punto è che la cifra è fissata dal gestore privato che, in base al project financing stipulato per costruire l’ospedale, ha ricevuto l’appalto del servizio e si propone di ricavarci 350 mila euro l’anno. Zaia ha proposto di cambiare i termini dell’accordo per abbassare i costi all’utenza ma Coletto (sostenuto da altri assessori) ha replicato che si tratta di un contratto sottoscritto, nel 2006, dal direttore generale della sanità e dall’impresa appaltatrice, dichiarandosi indisponibile e mettervi mano.
Tant’è, a denti stretti Zaia ha rinviato il punto, ordinando però al top manager della sanità, Domenico Mantoan, un monitoraggio completo dei prezzi dei park nella rete ospedaliera veneta. Dalla giunta al Consiglio, dove il braccio di ferro a distanza ha investito gli emendamenti al Piano che la maggioranza sta cercando faticosamente di approvare per neutralizzare i ricorsi del Governo alla Corte Costituzionale. In ballo, le competenze su due temi cruciali: la programmazione (leggi schede ospedaliere e territoriali) e la nomina del direttore generale. Il Piano vincola tali scelte al parere obbligatorio dei consiglieri, ledendo – è il parere dei giuristi interpellati – le facoltà decisionali dell’esecutivo.
Per evitare guai, Leonardo Padrin (il presidente pidiellino della commissione sanità) ha proposto una serie di modifiche: «Qui non si tratta di vincere o perdere, non è una competizione tra partiti. Con la Spada di Damocle dei ricorsi il Piano non può essere attuato e questo condanna il nostro sistema sanitario al degrado e al declino». Ma Coletto – a conclusione di lunghe trattative in seno al gruppo leghista e con l’alleato azzurro – ha detto no: «Non condividerò soluzioni pasticciate, quando ho proposto gli emendamenti in aula ho incassato una bocciatura dai toni derisori. Poi il Governo ha condiviso le mie osservazioni al punto da rivolgersi alla Consulta. Bene, attendiamo l’esito dei ricorsi. Le responsabilità nei ritardi del Piano ricadono tutte su chi ha voluto forzare le norme e il buonsenso». Frenetiche consultazioni in seno alla Lega, con il governatore che fa sapere di aver esaurito la pazienza e il capogruppo Federico Caner che esorta i suoi a un gesto di responsabilità, forte del sostegno di Tosi.
Ma anche l’opposizione è critica verso Padrin. Pur condividendo l’obiettivo di impedire l’affossamento della manovra da parte della Corte, Diego Bottacin (Verso Nord) parla di «stravolgimento del Piano e chiede lo stralcio di parte degli emendamenti di maggioranza». «È una pazzia, una truffa», rincara Claudio Sinigaglia (Pd) «così si cancellano le schede territoriali, la conquista più importante di questi anni. Daremo battaglia». Tant’è. Discussione e voto rinviati a oggi, tra recriminazioni e scambi di accuse. Non proprio un bel viatico alla madre di tutte le riforme chiamata a salvare il nostro welfare.
Il Mattino di Padova – 14 novembre 2012