Il mezzogiorno del Paese è l’area che mostra, da un lato, indicatori di salute meno favorevoli e, dall’altro, le maggiori limitazioni nell’accessibilità, nella qualità e negli esiti delle cure
E le differenze geografiche nella salute sono in buona parte spiegate dalle differenze geografiche nella distribuzione delle risorse a livello individuale e di contesto: individui più poveri e, quindi, più malati nel sud del Paese, contesti istituzionali e sociali meno capaci di far fronte con un’adeguata offerta di servizi ai problemi individuali.
Se questa coincidenza tra geografia della salute e geografia sociale è la scena, allora viaggiare per la salute potrebbe significare non solo la ricerca della soluzione migliore nella libera offerta di cure di un servizio pubblico che offre livelli di assistenza disponibili per tutti, ma anche un meccanismo che aggrava le disuguaglianze di salute nel Paese.
Le considerazioni sulla mobilità sanitaria interregionale sono dell’Agenas, che ha appena pubblicato il nuovo volume Quaderno di Monitor n° 9, 2012 dedicato alla mobilità sanitaria.
Il Quaderno approfondisce da più punti di vista le dinamiche che caratterizzano la mobilità sanitaria, contribuendo a fornire elementi utili a costruire strumenti in grado di governarla. Nei numerosi studi raccolti nel volume si sottolinea come i viaggi della salute abbiano origine ogni volta che il paziente verifica o percepisce che l’offerta di cura nel proprio territorio presenta delle limitazioni che lo costringono a muoversi per cercare una soluzione altrove. Nel Servizio sanitario nazionale, infatti, l’impianto universalistico garantisce pari disponibilità delle cure a tutti; sono quindi l’accessibilità e la qualità che possono essere distribuite in modo disuguale nel Paese.
Oggi, commenta l’agenas, ci troviamo di fronte ad uno snodo decisivo, per l’evoluzione del sistema; quando vi sono forti momenti di crisi, come nella realtà attuale, diventano possibili scelte da sempre rimandate. Con questo spirito gli autori si propongono di affrontare l’evoluzione del Servizio sanitario nazionale dentro la storia più generale – politica ed economica – del nostro Paese. È opinione condivisa che bisogna insistere sul tema dell’appropriatezza, dotando di strumenti incisivi le organizzazioni sanitarie regionali.
I dati analizzati, rispetto, ad esempio, alla remunerazione a tariffa che viene utilizzata, nel caso della mobilità sanitaria, in base alla Tariffa Unica Convenzionale (Tuc), evidenziano che i volumi di attività restano pressoché costanti, consentendo così di raggiungere l’obiettivo di contenere il volume delle prestazioni ospedaliere erogate in mobilità. Dal confronto dei dati emerge una netta riduzione dei Drg ad alto rischio di inappropriatezza in regime di degenza ordinario, che scendono dal 26,3% al 20%.
Contemporaneamente, però, si assiste ad un incremento dei Drg di alta specialità, che passano dal 7,3% al 10%. L’analisi, quindi, sta ad indicare che la Tuc ha permesso di raggiungere gli obiettivi stabiliti al momento dell’adozione, di miglioramento dell’appropriatezza e di spostamento della mobilità verso prestazioni di alta specialità.
Il tema della mobilità sanitaria, assume particolare rilevanza non solo nel caso dei bilanci e della distribuzione delle risorse, ma anche per l’opportunità che esso offre di ripensare l’offerta, di riprogettare la rete dell’assistenza, di riqualificare il sistema, soprattutto nel caso delle Regioni in Piano di rientro.
sanita.ilsole24ore.com – 30 marzo 2012