Repubblica. Undici quintali. Il toro Miura ha 5mila figlie in 5 continenti, ma non ha mai conosciuto una femmina. Si chiama come la Lamborghini ammirata dal suo allevatore, ma se l’auto negli anni ’70 costava 8 milioni di lire, lui oggi che ci sono gli euro arriva a valerne un milione. Ferruccio Lamborghini scelse per il bolide il nome di una famigerata razza di tori da corrida di Siviglia. Miura è il contrario. Con i suoi 11 quintali di muscoli lavati e coccolati quotidianamente, trascorre il tempo ruminando foraggio biologico sull’isola di Vallevecchia, oasi naturalistica della Laguna veneta.
«Da noi non mancano gli esemplari pericolosi, ma lui è mansueto come un agnellino» racconta Francesco Cobalchini, direttore di Intermizoo, l’azienda per la genetica animale fondata dalla Regione Veneto nel 1974. «Oggi per le vacche da latte il 90-95% delle gravidanze avviene con inseminazione artificiale». E Miura con il suo Dna garantisce alle figlie mammelle sane, capezzoli adatti alle mungitrici, latte ricco di grassi e proteine. Per questo, suscitando l’orgoglio del governatore del Veneto Luca Zaia, a 6 anni ha conquistato il primo posto nel catalogo dell’Associazione Nazionale Allevatori di Razza Frisona e Jersey Italiana. Non arriverà a farsi pagare 15mila euro a puledro, come il cavallo da corsa Varenne, ma è pur sempre un bel risultato.
Sarebbe un toro da monta, quindi, il campione Miura, «ma per raccogliere il suo seme lo stimoliamo con tori castrati e usiamo una vagina artificiale» racconta Cobalchini. L’operazione si ripete 3 giorni a settimana. «Produce circa 500 dosi ogni volta», vendute in 55 paesi. «I ricavi della sua vita arrivano tranquillamente al milione di euro ». Ogni provetta, spedita in azoto a — 196°, costa 15-17 euro. Oppure 37 euro se “sessata”: sottoposta a una selezione degli spermatozoi che porta al 90% le chance di concepire una femmina. Perché è alla virilità che Miura deve il primato, ma sono le femmine a contare veramente nell’industria del latte.
Oggi solo a Roma, diventata una città zoo, si poteva filmare un video con un toro e una mucca che si accoppiano nel traffico, come avvenuto di recente. Che la riproduzione nel mondo bovino sia cambiata lo raccontava già il film “Il toro” di Carlo Mazzacurati, in cui il campione di sperma, chiamato Corinto, era rubato dall’uomo che l’accudiva, appena licenziato. «È dagli anni ‘70 — conferma Cobalchini — quando è stato introdotto il congelamento del seme, che l’inseminazione artificiale è così diffusa». All’inizio serviva a evitare infezioni. Ora con gli esami del Dna rende possibile la selezione. «Negli animali cerchiamo di recuperare le caratteristiche del passato. Se negli anni ‘80 e ‘90 si spingeva per aumentare la produzione, oggi lavoriamo sui nutrienti del latte». A Miura e alle sue figlie si chiede di restituirci il sapore del latte di una volta. Un compito in effetti da un milione di euro.