Toldo è un bel gatto dall’espressione pensosa ed è il protagonista di una storia strana e, forse, un po’ misteriosa. Da un anno, da quando il suo padrone è morto, ogni giorno si reca sulla sua tomba, ma questo non gli basta. Su quella tomba Toldo lascia rametti, foglie secche, stecchi, oppure oggetti che trova in giro, come bicchieri di carta.
Il suo comportamento è noto a molti e il fatto è accertato. Il cimitero, per la cronaca, è quello di Montagnana, un paesino fuori Pistoia. I media se ne sono interessati e così Remo Iozzelli, il padrone defunto di Toldo, s’è guadagnato la sua popolarità insieme a sua moglie Ada, che racconta quanto il marito volesse bene al gatto e quanto quel bene fosse ricambiato.
Una storia delicata, in cui si intrecciano pensieri e interpretazioni. Una storia comunque d’amore e di nostalgia che parla del vuoto, del silenzio e dello sconcerto che la morte lascia negli esseri umani e non. E questa volta è un gatto. Uno che ha imparato, seguendo la padrona, a raggiungere una tomba, e che poi l’ha fatto più volte e che continua a farlo. Un rito ormai. Ma che significa? Certo è che il gatto è uno strano domestico. Fin dall’antichità è stato protagonista di storie di magia, di demoni e di dei. E anche se oggi serve soprattutto per farci compagnia, il gatto continua a stuzzicare la nostra fantasia e facilmente siamo inclini ad attribuirgli motivazioni, pensieri umani o addirittura sovrumani. Insomma, in questa storia di Toldo «dall’espressione pensosa», non c’è solo da capire lo strano comportamento di un gatto e cosa gli passa per la mente, ma anche come a volte funziona quell’altra strana mente, quella umana, così portata a interpretare gli animali come fossero uomini.
Se vogliamo essere razionali e scientifici occupiamoci allora solo della mente e del comportamento del gatto. Per quel poco che ne sappiamo, si può affermare che ogni tanto capita che un gatto raccolga e depositi in qualche luogo oggetti vari, come fa Toldo. È un’estensione di quel comportamento più noto di lasciare davanti alla soglia di casa una piccola preda morta. Raccogliere e depositare oggetti qualsiasi appartiene più ai gatti che vivono molto in casa. È poi più frequente nelle femmine, dove funziona da sostituto di cura della prole, spesso in concomitanza di squilibri ormonali, ma anche i maschi lo manifestano. Non è raro in certe razze che addirittura mostrano una predilezione per la raccolta e l’accumulo di oggetti luccicanti, così come accade nelle gazze. Le ragioni rimangono oscure. Altrimenti che ne sarebbe della funzione del gatto come innesco dell’umana fantasia?
I media poi si sono interessati a un’altra storia, ma questa volta riguarda la mente di un cane, che sarebbe ingenua, sociale, allegra e ricca d’affettività, se il mondo ai cani volesse sempre bene. Ma non sempre è così. Ecco allora la triste storia di Misha, che nel 2007 venne abbandonato dal suo padrone a una fermata d’autobus a Cerkasy, in Ucraina. Misha, nella speranza che il suo padrone tornasse a riprenderlo, da allora ha stabilito la sua casa presso quella stazione e ci va ogni giorno. Tanta gente ormai lo conosce e lo protegge, perché è diventato un simbolo di come un cane può sentire forte l’affetto per il suo padrone e non può concepire l’abbandono. E questa è la mente di un cane, facile da capire. O almeno facile per tanti, ma non per i funzionari di quel Paese, che burocraticamente hanno stabilito che Misha dovrà abbandonare la sua tana sotto una panchina della stazione, simboleggiante la sua grande speranza, il sogno della sua vita, e verrà trasferito in un canile. Perché nel rapporto con i nostri animali domestici possono starci un’esplosiva fantasia, una calda affettività ma anche, purtroppo, un’insensibile burocrazia.
DANILO MAINARDI – Corriere della Sera – 3 gennaio 2013