“Non ho la bacchetta magica”. In questi primi due mesi a Lungotevere Ripa il Ministro Giulia Grillo questa frase l’ha ripetuta in numerose occasioni.
Un modo certamente per mettere le mani avanti ma allo stesso tempo, un sano bagno di realtà che fa necessariamente da contraltare alle promesse (non tutte facili da mantenere), di questi 60 giorni di nuovo Governo a guida giallo-verde.
E di promesse, con le conseguenti attese che suscitano, il Ministro ne ha lanciate in dosi massicce: più risorse per il settore e per l’edilizia sanitaria, investimenti sul personale, lotta agli sprechi, nuova governance del farmaco (con il primo emblematico segnale della poltrona saltata del Dg di Aifa Mario Melazzini in pieno spoil system style), riforma sulle specializzazioni mediche, un nuovo Piano sulle Liste d’attesa, una nuova e, attesissima per l’opinione pubblica, legge sui vaccini (sarà affidata a un’iniziativa parlamentare ma è ovvio a tutti che la regia non potrà non essere del Ministro), nuove norme per le nomine dei manager di Asl e ospedali, legge contro le aggressioni ai sanitari e molto, molto altro ancora.
Insomma, di carne sul fuoco il Ministro ne ha messa parecchia. C’è chi come il nostro Ivan Cavicchi ha fortemente criticato l’impianto ‘poco rivoluzionario’ del Ministro. Ma, anche senza dare un giudizio stringente nel merito sulle policy annunciate, è evidente che il vero e primo banco di prova per il Ministro Grillo (e per tutto il Governo) sarà la prossima Legge di Bilancio.
Grillo nei giorni scorsi ha iniziato a pungolare il suo collega del Mef, Giovanni Tria: “Deve sapere che la sanità è una priorità dei cittadini e mia”. Una frase che fa il paio con quanto aveva detto nei primi giorni di mandato: “Non mi farò commissariare dal Mef”.
Molte delle promesse fatte per essere esaudite hanno però bisogno di fondi. Ma da dove si parte? Per il 2019 l’ultima legge di Bilancio targata centrosinistra prevede un miliardo di aumento per il Fondo sanitario nazionale, che dai 113,4 miliardi del 2018 dovrebbe quindi salire a 114,4 mld nel 2019.
Necessariamente il Ministro dovrà quindi aggiungere altre risorse, non foss’altro perché quel miliardo in più già messo a bilancio se ne andrà solo per i rinnovi contrattuali del personale sanitario, come hanno ricordato le Regioni in audizione. E anche perché manca ancora il decreto tariffe (bloccato da più di un anno al Mef) che deve sbloccare i nuovi Lea.
Insomma, per dare un segnale e non deludere le attese dei fan (tipo come con la circolare vaccini che ha scontentato il popolo free e no vax vicino al M5S), il Ministro della Salute dovrà battere i pugni sui tavoli di Palazzo Chigi e di via XX Settembre. Certo è che, se ci si affaccia al di fuori del ‘circo sanita’, tra flat tax, reddito di cittadinanza e tutte le promesse di tutti gli atri suoi colleghi Ministri, è difficile non pensare che, forse, servirà proprio la bacchetta magica.
Luciano Fassari
Quotidiano sanità
29 luglio 2018