Ribadisce la funzione pubblica e la natura privata delle Casse dei professionisti: «Uno degli assi principali dell’intero sistema previdenziale del paese». Evidenzia come l’autonomia gestionale, organizzativa e contabile riconosciuta dalle norme «costituisca un principio fondamentale di funzionamento delle Casse», seppure nel rispetto dei limiti normativi; e come i controlli non debbano essere vissuti come vessatori.
Ma «valutati in chiave di azione sinergica tra pubblico e privato», vale a dire in un’ottica di «collaborazione attiva».
Ha toccato un po’ tutti i temi caldi al mondo degli enti di previdenza dei professionisti il neo ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, aprendo ieri a Roma il «Forum In Previdenza 2013» organizzato dalla Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei dottori commercialisti (Cnpadc): «Troppo spesso il Paese si è dedicato solo all’emergenza. Ora bisognerebbe pensare anche agli obiettivi di medio e lungo termine», sottolinea Giovannini che invita quindi mondo politico e società a concentrarsi su tre direttive chiare: «Sostenibilità finanziaria, equità rispetto alle generazioni future e adeguatezza delle prestazioni».
Un richiamo forte «alla «coesione sociale» (tra le priorità indicate anche nel documento dei saggi) che arriva nel giorno in cui i due neo presidenti delle commissioni Lavoro di Senato e Camera, Maurizio Sacconi (Pdl) e Cesare Damiano (Pd), aprono alla possibilità di andare avanti in una prospettiva di rinnovamento normativo; parole apprezzate dalla platea e dal presidente dell’Adepp, Andrea Camporese: «Sono soddisfatto e sono pronto a qualsiasi tavolo di discussione». Una richiesta di chiarezza arriva da Renzo Guffanti, presidente della Cnpadc: «È necessario sapere se siamo privati o pubblici, e se si decide per la natura pubblica allora esentateci dalle tasse».
Del resto, con questa legislatura di larghe intese «può partire una terza stagione di modello di protezione e sicurezza sociale che guardi sia ai numeri sia alle persone», evidenzia Maurizio Sacconi; e a rendere praticabile la prospettiva c’è ora «un ministro del Lavoro che ci capisce di numeri», aggiunge Cesare Damiano.
Dal canto suo Giovannini mette l’accento sul principio ispiratore delle riforme, anche recenti, del sistema pensionistico: «Realizzare sistemi maggiormente sostenibili e adeguati a esaudire le aspettative degli assicurati»; una “direttiva” che ha coinvolto anche le Casse private di previdenza obbligatoria, attraverso una svolta decisiva verso modelli di autosostenibilità. Un obiettivo tanto più indispensabile – spiega Giovannini – se la platea assicurata, contraddistinta dall’appartenenza di categoria, reperisce esclusivamente al proprio interno le risorse contributive a copertura delle prestazioni previdenziali e subisce dinamiche reddituali del tutto svincolate dalla dimensione contrattuale del lavoro dipendente, oltre a essere esposta alle congiunture economiche e alla fluttuante domanda del mercato».
In questa direzione va l’obbligo di estendere la durata della proiezione sui requisiti di stabilità a 50 anni «che – dice Giovannini – persegue sia l’obiettivo di esonerare la finanza pubblica da interventi di copertura di eventuali disavanzi (viste le sempre più scarse risorse statali) sia di assicurare, nel lungo periodo, la corresponsione delle prestazioni pensionistiche ai più giovani».
Per garantire l’adeguatezza delle prestazioni bisognerà far riferimento al rapporto tra pensione e reddito dell’iscritto guardando al tasso di sostituzione. Pertanto il rispetto di tale principio, secondo Giovannini, necessita «di un’assicurazione riferita non solo al presente ma anche alle generazioni future, laddove il rischio inadeguatezza è sicuramente maggiore».
Corriere della Sera – 10 maggio 2013