Mini-Imu, maxi rebus. Ricomincia la girandola delle tasse sulla casa. Neanche finito di pagare quel che era dovuto per il 2013 con l’Imu sulle seconde e terze case, l’anno nuovo inizia subito con una nuova scadenza. Stavolta ci sarà da pagare l’importo sulla prima casa perché ad attendere le famiglie, appena finite le feste, c’è il pagamento della mini-Imu.
Si tratta dell’imposta sulla prima casa per i contribuenti che abitano nei Comuni dove l’aliquota per l’abitazione principale è stata rivista e portata sopra al 4 per mille. Lo Stato, abolendo l’Imu sulla prima casa, ha fatto i conti sull’aliquota standard per restituire ai Comuni il mancato introito. Peccato che i sindaci avessero libertà (entro certi limiti) di aumentare questa aliquota. Si tratta di oltre 2.500 Comuni, molti dei quali si sono aggiunti alla lista all’ultimo minuto e hanno incrementato l’aliquota anche di due punti (il termine per pubblicare la decisione era quello del 9 dicembre). In questi casi saranno quindi i contribuenti a dover colmare la distanza tra l’aliquota base e quella aumentata dagli amministratori locali. Questa mini-imposta sarà pari al 40% della differenza tra l’aliquota prevista dalla legge e l’aliquota invece deliberata dal Comune di residenza.
Quanto costerà alle famiglie? L’importo è tra 50-70 euro ma questo “conguaglio” dovrebbe riguardare circa 10 milioni di prime case. Quando si paga? La scadenza è stata prorogata e andrà pagata entro il 24 gennaio e non più entro il 16 gennaio come inizialmente stabilito. Otto giorni in più insomma per fare il versamento ma la data potrebbe scivolare ancora più in là. Gli occhi saranno puntati sull’approvazione definitiva della Legge di Stabilità e dalle novità che potrebbero uscire dal testo definitivo. Secondo il Codacons questo termine dovrebbe essere spostato al 9 febbraio per rispettare il limite dei 60 giorni dalla data della disposizione tributaria.
Ma come si calcola la mini-Imu? Il procedimento, tra quote da versare allo Stato, detrazioni e differenze, è un rebus indecifrabile, in piena violazione del principio di correttezza, collaborazione e buona fede che dovrebbe esserci tra il contribuente e l’amministrazione finanziaria. Perciò il Codacons ha chiesto di invertire la procedura e di fare in modo che siano i Comuni a dire al cittadino quanto e se deve pagare, non viceversa. Esattamente come avviene già per le tasse sui rifiuti e come avveniva ai tempi dell’Ici.
Intanto i Caf lamentano già gli ingorghi di lavoro. E il timore è proprio che i cittadini si debbano per forza rivolgere ai Caf o al commercialista per venire a capo dei complicati calcoli da fare. In questo caso si troverebbero, in molti casi, a pagare parcelle più salate della stessa mini-imposta sulla casa. Una beffa finale insomma. Per chi vuole tentare la strada del fai da te va detto che la cosa migliore è prima di tutto chiamare il Comune per verificare se l’aliquota è stata modificata. Poi entro il 24 gennaio si tratterà di pagare la cifra che risulterà da questo calcolo: il 40% della differenza tra l’Imu calcolata con l’aliquota dello 0,4% e la detrazione base di 200 euro (oltre che 50 euro per ogni figlio convivente minore di 26 anni) e l’Imu calcolata con le aliquote e le detrazioni deliberate dal Comune per il 2013. Semplice, no?
La Stampa – 23 dicembre 2013