Il decreto “milleproroghe” approvato oggi dal Cdm prolunga fino a dicembre dell’anno prossimo la possibilità di svolgere libera professione intramoenia al di fuori degli ospedali pubblici. Le Regioni avranno comunque altri due anni per creare spazi interni alle strutture. Ecco il testo del decreto. Di seguito le norme dii interesse sanitario comprese nella bozza del decreto entrata in Cdm: Art.16 (Proroga attività libero professionale intramuraria). La norma: 1. Il termine del 31 gennaio 2011 di cui all?articolo 1, comma 2, secondo periodo, della legge 3 agosto 2007, n. 120, come prorogato ai sensi dell?articolo 1, commi 1 e 2, del decreto-legge 29 dicembre 2010, n.225, è fissato al 31 dicembre 2012.
Nella relazione tecnica si specifica che “dai dati pervenuti attraverso le schede di rilevazione, che le Regioni dovevano restituire per consentire all’Osservatorio medesimo di stabilire lo stato di adempimento di ciascuna Regione, è emerso che non tutte le Regioni sono in grado di garantire entro il termine del 31 dicembre 2011, (termine così rideterminato dal dPCM 25 marzo 2011), gli adempimenti di cui al suindicato Accordo e pertanto occorre prorogare il citato termine del 31 dicembre 2011 al 31 dicembre 2012, entro il quale tutte le iniziative al riguardo dovranno essere portate a compimento”.
Art. 17 (Modifica, dell’articolo 1-bis del decreto legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito con modificazioni dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189 in materia realizzazione di strutture sanitarie per l’attività intramuraria)
La norma: “1.Al fine di consentire alle Regioni di completare il programma finalizzato alla realizzazione di strutture sanitarie per l’attività libero professionale intramuraria, ai sensi dell’articolo 1 del decreto legislativo 28 luglio 2000, n. 254, il termine, già stabilito dall’articolo 1-bis del decreto legge 7 ottobre 2008, n. 154, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 2008, n. 189, è fissato al 31 dicembre 2014″.
Nella rellazione tecnica si precisa che “al 31 luglio 2011 su una somma assegnata dal decreto del Ministro della salute dell’ 8 giugno 2001 pari ad € 826.143.140,92, risultano ammessi a finanziamento n. 418 interventi, per complessivi € 746.843.755,27, pari al 90,4% della somma assegnata.
La somma di € 79.299.385,65, ancora da autorizzare, riguarda per il maggiore importo le Regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche, Abruzzo, Campania e Puglia.
La disposizione, relativamente alla quale è stata chiesta l’esenzione dall’AIR ai sensi dell’articolo 9, commi 1 e 3 del dPCM n. 170 del 2008, si rende necessaria al fine di prorogare ulteriormente il termine già fissato per il collaudo delle opere e delle attrezzature, al fine di perseguire in concreto gli obiettivi posti con il citato d.lgs. n. 254 del 2000.
Non incide direttamente sulla attività dei cittadini; comunque gli stessi avranno una maggiore scelta nell’erogazione delle cure. Le imprese per la parte relativa a ristrutturazioni avranno la possibilità di concorrere alle gare d’appalto che verranno bandite per quanto riguarda il lavori e le forniture. L’ opzione di non intervento pregiudica tale possibilità comportando ripercussioni nell’attività in questione”.
Art. 15 Materie prime per la produzione di medicinali
Prorogato dal 1 gennaio 2012 al 31 luglio 2013 l’obbligo di certificato di conformità alle norme di buona fabbricazione per la produzione di materie prime utilizzate per la produzione di medicinali (art. 54, comma 3 bis, del dlgs 219/2006).
Art. 3 Croce Rossa Italiana
Proroga di un anno (31 dicembre 2012) del mandato del commissario straordinario della Croce Rossa Italiana.
Art. 17 bis Proroga del pay back per i farmaci
Viene prorogato al 31 dicembre 2012 il sistema in vigore che regolamenta il pagamento a carico delle aziende farmaceutiche in caso di sfondamento del tetto di spesa.
Art. 25 Tracciabilità dei rifiuti
Prorogata l’operatività del sistema di controllo e di tracciabilità dei rifiuti al 2 aprile 2012.
23 dicembre 2011 – © Riproduzione riservata
Intramoenia allargata. Una proroga lunga 13 anni. Adesso basta
E siamo quindi all’ennesima proroga dell’intramoenia allargata. Contarle tutte è un’impresa pitagorica. Basti pensare che la storia inizia nel 1998 quando, con la legge 23 dicembre 1998, n. 448, si specifica che il “direttore generale (di Asl e ospedali), fino alla realizzazione di proprie idonee strutture e spazi distinti per l’esercizio dell’attività libero professionale intramuraria in regime di ricovero ed ambulatoriale, è tenuto ad assumere le specifiche iniziative per reperire fuori dall’azienda spazi sostitutivi in strutture non accreditate nonché ad autorizzare l’utilizzazione di studi professionali privati”.
Un primo termine a tale deroga viene fissato nel 2000, con il Dlgs. 28 luglio 2000, n. 254 che integra quanto disposto dalla “riforma Bindi” del 1999 (Dlgs. 229) e fissa al 31 luglio 2003 il limite entro il quale per l’intramuraria è consentita anche l’utilizzazione del proprio studio professionale, in caso di carenza di strutture e spazi idonei alle necessità connesse allo svolgimento delle attività libero professionali in regime ambulatoriale.
Poi si arriva, a colpi di proroga, fino al 31 luglio 2007, quando interviene la legge 120 del 2007 che ridisegna organicamente la disciplina della libera professione, fissando il limite del 31 gennaio 2009, per la realizzazione degli spazi dedicati all’intramoenia.
Nello stesso periodo si attiva il Governo, ministro della Salute Livia Turco, che si accorda con le Regioni per dare una stretta all’utilizzazione dei fondi (circa 826 milioni di euro) stanziati tra il 2000 e il 2001 proprio per realizzare gli spazi dedicati all’esercizio della libera professione intramuraria.
Alcuni risultati si ottengono, ma il quadro generale resta deludente, come dimostra la relazione del 12 marzo 2008 dell’allora direttore generale dell’Agenas Aldo Ancona. A quella data risultava infatti utilizzato il 69% dei fondi. Ma il dato è riferito solo a 13 Regioni. Di queste presentano percentuali di utilizzazione del 100% il Veneto, la P.A. di Trento, la Toscana e la Basilicata. Quasi al traguardo l’Umbria (99,84%), l’Emilia Romagna (94,33%), e il Lazio (93,52%). In stato avanzato la Sardegna (80,04%), la Liguria (76,96%). Intorno alla soglia del 50% ci sono la Puglia (60,98%), le Marche (55,65%), la Lombardia (52,38%) e il Piemonte (49,58%). Delle altre regioni non si hanno informazioni, tranne che per Sicilia e Calabria che all’epoca non avevano neanche chiesto i fondi e di cui non si sa nulla.
Ma le cose non devono essere andate molto oltre visto che, e siamo alla scadenza del 31 gennaio 2009 prevista dalla legge 120, si ricomincia con le proroghe.
Del resto, da allora, sull’utilizzazione di questi fondi è calato di fatto il silenzio.
Ora, però, leggendo la relazione tecnica che accompagna il “milleproroghe” scopriamo che “al 31 luglio 2011 su una somma assegnata dal decreto del Ministro della salute dell’ 8 giugno 2001 pari ad € 826.143.140,92, risultano ammessi a finanziamento n. 418 interventi, per complessivi € 746.843.755,27, pari al 90,4% della somma assegnata”. E che “la somma di € 79.299.385,65, ancora da autorizzare, riguarda per il maggiore importo le Regioni Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Marche, Abruzzo, Campania e Puglia”.
Quindi la maggior parte dei fondi è stata assegnata e autorizzata ma evidentemente le opere stanno ancora al palo. Alla fine sono passati 13 anni dalla legge 448, la prima che autorizzava i direttori generali a cavarsela da soli facendo accordi con studi medici e strutture private, e ancora si riscontra la necessità di allungare i tempi.
Non so quale morale trarre da questo quadro se non quella di un Paese poco serio. Con i cittadini, innanzitutto, ma anche con gli operatori sanitari ai quali viene di fatto negata la possibilità di mettersi in regola una volta per tutte. Sulla libera professione dei medici la si può pensare come si vuole ma finché tale attività sarà contemplata dagli ordinamenti vigenti, uno Stato serio (e in questa dizione entrano sia il Governo che le Regioni) deve far rispettare le leggi e la legge dice che quegli spazi vanno individuati e realizzati. L’alternativa è prendere atto del fallimento e dare luogo ad una legittimazione dell’intramoenia allargata, senza la farsa dell’ennesima proroga alla fine del prossimo anno.
Cesare Fassari (quotidianosanita.it) 23 dicembre 2011