Il tassista Luca Massari era deceduto dopo 30 giorni di coma, dopo essere stato aggredito per aver investito un cagnolino senza guinzaglio a Milano. Ora il testimone chiave è costretto a lasciare la città dopo le minacce
A due anni e mezzo dall’omicidio di Luca Massari, il tassista aggredito e ucciso il 10 ottobre 2010 a Milano, l’unico testimone oculare che ha collaborato con le forze dell’ordine per far condannare i colpevoli, rischia di rimanere senza casa e senza lavoro anche a causa della sua scelta di opporsi all’omertà che domina nei cosiddetti quartieri a rischio.
Gianluigi Ricotti, padre di una bambina, è stato infatti costretto dopo minacce e intimidazioni ad allontanarsi da Milano e ha visto ridimensionate le proprie occasioni di lavoro. Di conseguenza si è ridotta anche la possibilità di far fronte alle spese familiari, come l’affitto di casa, tanto che a breve è previsto lo sfratto. Ricotti era stato inizialmente aiutato dalle istituzioni con la sostituzione dell’auto incendiata. Gli era anche stata concessa la Civica benemerenza, il cosiddetto Ambrogino d’Oro, ma ora è in difficoltà e ha chiesto aiuto al Comune di Milano.
“L’Amministrazione comunale – ha scritto in una nota Raffaele Grassi, ex consigliere comunale dell’Idv ora unico esponente del gruppo Valori per Milano – non può mostrarsi sorda alla richiesta di aiuto di un suo concittadino che ha agito unicamente nel rispetto della legge e che, ignorando la paura delle ritorsioni ha deposto nel più sentito dovere morale in una logica della giustizia al servizio della comunità. Questo il senso della testimonianza resa che rischia di colpo di trasformarsi in atto incosciente e sprovveduto nel momento in cui né la vicinanza né il supporto concreto della città ti aiutano a credere di aver fatto la cosa giusta”.
16 aprile 2013