Il disavanzo pubblico scende di 0,7 punti percentuali rispetto al 2013. Tra gennaio e marzo di quest’anno un piccolo miglioramento della pressione fiscale: cala al 38,5%, 0,3 punti in meno dell’anno scorso
MILANO – Leggero miglioramento per i conti pubblici dell’Italia, proprio mentre la politica si scontra a livello europeo (in particolare con il match tra Italia e Germania) sulla rottura del paradigma dell’austerity in favore della flessibilità.
Il rapporto deficit-Pil nel primo trimestre del 2014 è risultato pari al 6,6%, in miglioramento di 0,7 punti percentuali rispetto allo stesso periodo del 2013 (era al 7,3%). Lo rileva l’Istat, che ricorda che il dato non tiene conto delle operazioni di swap. Sempre nei primi tre mesi dell’anno, si registra qualche timido segnale incoraggiante per quanto riguarda l’andamento della pressione fiscale, che è stata pari al 38,5%, in calo di 0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Nel 2013, infatti, sempre nel primo trimestre si era attestata al 38,8%. Anche questo dato arriva dall’Istituto di statistica, che spiega che si tratta della terza diminuzione consecutiva in termini tendenziali.
Nel registrare il dato sul deficit non deve allarmare il netto sforamento del parametro del 3% di rapporto tra deficit e Pil, imposto dai trattati europei: bisogna infatti tenere presente l’andamento del disavanzo nel corso dell’anno. Nel 2013, per intendesi, dopo il -7,7% del primo trimestre il deficit cumulato è sceso al 3,8% nel periodo successivo, quindi al -3,5% e al -2,8% rispettivamente nel terzo e quarto trimestre (vedere tabella in coda al
testo). Nell’interpretazione dei dati va inoltre tenuto presente che le serie trimestrali dei conti pubblici sono di tipo grezzo, cioè non depurate della componente stagionale. Proprio questo elemento spiega in gran parte la forte variabilità nel corso dell’anno dell’indebitamento netto, sul quale si riflettono anche gli effetti dei provvedimenti di politica economica e delle manovre di bilancio. Inoltre, rispetto ai parametri di Maastricht, in questo conteggio non rientrano le operazioni di swap sui titoli di Stato, che ai fini europei sono considerati in tutto e per tutto indebitamento, mentre in questo caso hanno impatto zero.
Guardando al bilancio dello Stato, il saldo primario (cioè l’indebitamento al netto degli interessi passivi che il Tesoro deve pagare sullo stock di debito pubblico) è risultato negativo per 8.140 milioni di euro: un dato pari al -2,2% del Prodotto interno lordo, in miglioramento di 0,5 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il saldo corrente (in termini di risparmio) è stato invece pari a -17.684 milioni di euro (era stato -18.815 milioni di euro nel corrispondente trimestre dell’anno precedente), con un’incidenza sul Pil del -4,7 per cento (dal -5% del primo trimestre 2013).
Questi risultati sono frutto di un calo dell’1%, sempre nel primo trimestre e in termini tendenziali, delle uscite totali: -0,3% di quelle correnti e -13,8% di quelle in conto capitale. Le entrate totali del primo periodo dell’anno sono invece aumentate dello 0,4% rispetto allo stesso trimestre del 2013. “Tale andamento è stato determinato, in particolare, dall’incremento dello 0,3% delle entrate correnti”, spiega l’Istat. Ancora l’Istituto aggiunge che ciò “riflette aumenti del 3,2% delle imposte indirette, trainate dalla dinamica dell’Iva, e del 4,9% delle altre entrate correnti, combinati con riduzioni del 2,0% delle imposte dirette e del 2,2% dei contributi sociali”.
I ricercatori dell’Istat ricordano come per pressione fiscale si intenda il rapporto tra la somma di imposte dirette, indirette, in conto capitale, contributi sociali e Prodotto interno lordo (Pil). Di solito nei primi tre mesi dell’anno la pressione fiscale risulta meno accentuata rispetto ai trimestri successivi. L’andamento, infatti, nella maggior parte dei casi è crescente durante i 12 mesi dell’anno, per toccare i massimi nel quarto trimestre, quando si concentrano le scadenze dei diversi pagamenti.
Repubblica – 6 luglio 2014