“La ricerca ha verificato effetti fisiologici e immunologici anche ai livelli più bassi e comuni di contaminazione, fattore che colpisce in ultima analisi, la funzionalità del tratto gastrointestinale” ha spiegato il Professor Todd Applegate dell’Università della Georgia. “Questi effetti variano rispetto a quelli delle aflatossine che incidono sulla perdita endogena di nutrienti nel tratto intestinale, del deossinivalenolo (DON) che innesca la degradazione delle proteine , e delle fumonisine che aumentano la gravità delle lesioni da coccidi nei pulcini da carne”.
I progressi fatti nelle tecniche di rilevazione e di analisi delle micotossine hanno dimostrato che il problema può essere molto più grande e più diversificato di quanto si possa immaginare.
“Abbiamo sviluppato un metodo in grado di determinare 380 metaboliti fungini, batterici e vegetali nelle colture, nei cereali, negli alimenti e nei mangimi” ha sottolineato il professor Rudolf Krska dell’Università degli Studi di risorse naturali di Vienna. Questo e altri strumenti contribuiranno a estendere la frontiera della conoscenza delle micotossine.
“Molto di quanto attualmente conosciamo sugli effetti negativi delle micotossine sulla salute umana e su quella animale è generalmente limitato ad una singola micotossina” ha aggiunto Professor Christopher Elliott dell’Istituto per la sicurezza alimentare globale della Queen University di Belfast. “A causa dei cambiamenti climatici, le materia prime per i mangimi vengono acquistate da differenti parti del mondo, e vengono utilizzate sempre più fonti. In questo modo aumenta il rischio all’esposizione multipla ad un gran numero di tossine”.
Affrontare questo grave problema richiede metodi di disattivazione delle micotossine all’avanguardia: possiamo quindi utilizzare la biotrasformazione che converte le tossine in metaboliti non pericolosi.
Vi è poi un altro punto di vista, presentato dal dottor Wulf-Dieter Moll del Biomin Research Center. “Per alcuni batteri specializzati, le micotossine sono deliziosi nutrienti. Questi batteri utilizzano enzimi che degradano micotossine. Ora siamo ora in grado di utilizzare questi enzimi come additivi per mangimi”.
Fonte All About Feed – da Unaitalia – 29 agosto 2016