Il Sole 24 Ore, Marzio Bartoloni. La quarta ondata, anche se finora più lenta rispetto ad altri Paesi europei, avanza anche in Italia. E anche se le soglie di allerta che decidono la prima retrocessione dalla zona bianca (quella senza restrizioni) in cui si trova oggi tutta Italia alla gialla sono ancora distanti i numeri in crescita, se confermati nelle prossime settimane, fanno presagire una Italia che comincerà a colorarsi di giallo già a fine novembre riportando poi da dicembre in almeno metà Italia l’obbligo di mascherina all’aperto, previsto appunto in zona gialla insieme alle capienze di teatri cinema e stadi da far scendere al 50 per cento.
I segnali al momento ci sono tutti: i contagi crescono – ieri leggermente in calo come ogni lunedì per il minor numero dei tamponi con 4197 casi, ma con il tasso di positività che sale a 1,68% – con i positivi che in Italia tornano a superare quota 100mila. E poi anche i ricoveri aumentano a un ritmo del 10% a settimana e solo ieri hanno fatto segnare un +147 pazienti nei reparti ordinari e +17 nelle terapie intensive. Un trend che fa accendere le prime lampadine di alert nel “cruscotto” che decide i colori delle Regioni sia in base ai contagi che alle ospedalizzazioni: sono ben 12 le Regioni che hanno raggiunto il primo requisito per retrocedere in zona gialla e cioè quella di avere più di 50 contagi settimanali per 100mila abitanti. Si tratta di Friuli (186), Trento (156), Veneto (96), Campania (73), Lazio (73), Emilia (71), Marche (66), Sicilia (63), Toscana (63), Umbria (59), Calabria (58) e Abruzzo (57). Ancora più allarmanti i dati in crescita negli ospedali delle Regioni dove le due soglie di allerta (gli altri due requisiti per finire in giallo) sono fissate al 10% di letti occupati nelle rianimazioni e e al 15% negli altri reparti. Soglie a cui si avvicinano o che hanno già raggiunto alcune Regioni: Marche e Friuli a esempio hanno entrambe superato la soglia delle terapie intensive con l’11% di posti letto occupati mentre la Provincia di Bolzano e la Calabria rispettivamente con il 13% e il 12% sono vicinissime al 15% di letti occupati negli altri reparti. Anche le altre Regioni comunque vedono le ospedalizzazioni crescere anche se in maniera più limitata.
Contro la quarta ondata il Governo mette in pista tutte le armi a disposizione: vaccinazioni, green pass il cui obbligo potrebbe essere esteso all’estate del 2022, sistema dei colori e l’accelerazione sulle terze dosi che nei prossimi giorni vedranno la “convocazione” anche degli over 50 che potranno fare la nuova iniezione sempre a distanza di sei mesi dall’ultima dose. Con loro anche il via libera ai professori e al personale della scuola che insieme alle forze dell’ordine hanno cominciato a vaccinarsi da marzo scorso. «A breve incontrerò il ministro Speranza e il Comitato scientifico per sciogliere le riserve su un ulteriore abbassamento dell’età alle quale somministrare le terze dosi», ha confermato ieri il commissario Francesco Paolo Figliuolo. Che annuncia la riapertura di hub (diversi quelli già chiusi) e altri punti vaccinali per fare più iniezioni «se dovessimo avere più avanti dei picchi ancora più elevati e ci rendessimo conto che il sistema potrebbe non reggere». «Adesso a livello nazionale non avremo più i picchi di luglio di 650 mila, secondo le mie stime tra fine dicembre e febbraio potremo avere dei picchi che non supereranno mai 350 mila somministrazioni al giorno», ha aggiunto ancora il commissario Figliulo.
Numeri questi ancora lontani, visto che le terze dosi anche se in crescita vanno troppo lente non superando quasi mai le 100mila iniezioni al giorno.