Dopo tre anni in cui si è assistito all’incremento dei pazienti in fuga nel resto d’Italia, la sanità veneta registra un’inversione di tendenza, con un’impennata dei malati di altre regioni in cura nei nostri ospedali. Nel 2014 il valore delle prestazioni erogate ai «forestieri» ha toccato i 325.705.223 euro, con un +10 milioni di euro sul 2013 e un +95 milioni di saldo positivo tra mobilità attiva e passiva.
Una rivincita che vale doppio se si considera che i maggiori fruitori dell’assistenza locale provengono dalle stesse regioni nelle quali fino al 2013 erano i veneti ad «emigrare». E cioè Lombardia (scelta per l’Oncologia), Emilia (attrattiva per Ginecologia e Ortopedia) e Friuli (forte per il centro oncologico di Aviano). Seguono Trento, Sicilia, Campania, Puglia, Lazio, Bolzano e la virtuosa Toscana, sempre al top.
Ma cosa ha determinato il cambio di marcia? «Una revisione dell’organizzazione, accompagnata da importanti investimenti in strutture, tecnologie e professionalità — risponde l’assessore alla Sanità, Luca Coletto —. E tutto questo nonostante i tagli del governo, l’ultimo dei quali pari a 240 milioni». «Un successo costruito con il lavoro quotidiano di 95 mila uomini e donne in camice, con la Scuola di Medicina dell’Università di Padova e dell’Ateneo di Verona, altra realtà storica — commenta il governatore Luca Zaia —. Un traguardo legato anche ai 70 milioni all’anno di investimenti in nuove tecnologie, alla qualità diffusa e ad eccellenze riscontrabili in tutte le strutture del territorio, non solo nei grandi centri. La sanità veneta cura tutta Italia, accogliendo pazienti non solo da regioni in cui la qualità dell’assistenza è palesemente inferiore ma anche da realtà di ottimo livello, come Lombardia, Emilia e Friuli».
Scendendo nel dettaglio, le aziende sanitarie più attrattive sono veronesi (prima, seconda e settima piazza) e padovane (secondo e terzo posto), con un importante quinto piazzamento di Rovigo, dovuto pure all’alta concentrazione di privati, e il sesto di Treviso. La migliore performance, con 59,8 milioni di euro di prestazioni (+4% sul 2013) la incassa l’Usl 22 di Bussolengo. «Oltre il 50% dei posti letto appartiene al privato convenzionato, che lavora molto bene — spiega il direttore generale Alessandro Dall’Ora — l’ospedale religioso di Negrar e la clinica Pederzoli di Peschiera sono importanti poli di attrazione. Ma tutto il nostro bacino funziona bene, perchè il malato può scegliere tra presidi pubblici, no profit e accreditati. E’ una competizione sana, che fa bene a tutti ed è favorita da un bilancio sempre in ordine, nel 2014 chiuso con un utile di 6 milioni e altri 10 programmati in investimenti». Le specialità più richieste sono Oncologia, Chirurgia generale, Ortopedia, Urologia, Pneumologia, Cardiologia (nel pubblico ad accesso diretto e con scelta del medico), Riabilitazione e Oculistica. E poi c’è il Centro nazionale poliomelite di Malcesine. Seconda in classifica l’Azienda ospedaliera di Verona, famosa in Italia per le neuroscienze, la cura del pancreas, i trapianti, le Chirurgia maxillo facciale, solo per citare qualche esempio. «Lavoriamo molto e le eccellenze sono distribuite in maniera omogenea — rileva il dg Francesco Cobello — in più abbiamo margini di miglioramento. Non dimentichiamo che l’azienda è pure motore economico per la provincia». Soddisfazione condivisa con il collega Claudio Dario, a capo dell’Azienda ospedaliera di Padova, che svela la sua ricetta: «Grande attenzione alla riorganizzazione a favore delle patologie mediche e chirurgiche ad alto impatto, con relativo aumento dell’indice di complessità dei casi trattati da 1,29 a 1,37. Una parte degli interventi è stata spostata in Day-Surgery e Week-Surgery, così si sono liberate le sale operatorie per i casi più complessi. Trainante poi il ruolo dell’Università, soprattutto per la Pediatria, i trapianti (un ottavo di quelli italiani viene effettuato a Padova, ndr) e le operazioni complicate». Vincente la scelta di selezionare professionisti di alto livello, alla base del quarto posto dell’Usl 16 di Padova. «Il nostro segreto sta nell’aver coperto con figure di spicco i nove primariati vacanti e nell’aver aumentato l’offerta, snellendo così le liste d’attesa per i residenti e facendo spazio ai pazienti di fuori regione — dicono il dg Urbano Brazzale e il direttore sanitario Domenico Scibetta —. Il tutto combinato a eccellenze già di livello internazionale, come l’Oculistica di Alessandro Galan e l’Ortopedia di Sergio Candiotto, e all’aumento delle sedute operatorie a +120 l’anno».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 29 marzo 2015