Il paziente mestrino era giunto al pronto soccorso dell’Angelo per un malore. Aveva un tumore al rene delle dimensioni di un melone
VENEZIA – Tre primari in prima linea all’ospedale all’Angelo di Mestre per salvare la vita di un quarantenne mestrino. L’uomo era giunto al Pronto soccorso per un malore che, si è poi scoperto, era causato da un tumore nel rene destro. La formazione si era talmente e velocemente sviluppata da raggiungere le dimensioni di un melone. Aveva occupato interamente la vena cava inferiore, cioè la vena che porta il sangue dagli arti inferiori al cuore e stava minacciando la stessa cavità cardiaca. L’uomo, che sembrava condannato, è stato operato con successo e dopo una settimana di degenza ospedaliera è stato dimesso ed è in grado di riprendere la sua vita normale. Le condizioni del malato erano gravissime.
«Normalmente l’asportazione chirurgica di questo tipo di neoplasie associata alla rimozione dell’esteso coagulo di sangue nella vena cava ha scarsa probabilità di successo – spiega il primario di urologia Carlo Pianon, direttore del Dipartimento chirurgico – con una mortalità molto elevata durante e dopo l’intervento. Tuttavia, una possibilità c’era e la presenza all’ospedale dell’Angelo di elevate professionalità e specializzazioni ci ha spinto a tentarla: la rimozione completa del tumore con tutta la sua ramificazione lungo la vena cava». Era quindi indispensabile arginare l’inevitabile ed elevata perdita di sangue e soprattutto prevenire il distacco di frammenti del trombo neoplastico che avrebbero potuto ostruire rami vascolari fondamentali dei polmoni.
Uno studio approfondito del caso e la mobilitazione degli specialisti, quindi la decisione dell’urologo di organizzare un intervento di squadra e poi la discesa in sala operatoria. Accanto a Pianon, c’erano il primario di chirurgia vascolare Vittorio Dorrucci e il primario di cardiochirurgia Domenico Mangino. L’intervento è durato cinque ore: l’urologo ha rimosso il rene con la voluminosa neoplasia, il chirurgo vascolare ha aperto la vena cava, asportato il coagulo e riparato il vaso sanguigno grazie alla contemporanea attivazione della circolazione extracorporea tra il cuore e la vena femorale messa in atto dal cardiochirurgo. «Il nostro paziente dovrà certamente affrontare altre cure ed altri controlli, ma la sua aspettativa di vita è del tutto cambiata» commenta il dottor Pianon, sottolineando la soddisfazione di tutto lo staff medico e infermieristico. «Le singole eccellenze fanno grande un ospedale – ha detto il direttore generale dell’Ulss 12 Giuseppe Dal Ben – ma l’unione delle nostre migliori professionalità contribuisce a dare grandi risposte ai nostri malati e a rinsaldare la fiducia nella nostra sanità».
(Ansa) – 20 marzo 2013