Impedisce che il virus possa instaurarsi nelle membrane delle cellule ospiti, ostacolando così la sua replicazione. Ad individuare l’inibitore K22, un gruppo di ricercatori che ha pubblicato lo studio su Plos Pathogens. La ricerca preclinica potrebbe rappresentare un primo passo per lo studio di nuove strategie terapeutiche contro le infezioni virali da coronavirus. I coronavirus responsabili della MERS-CoV, della SARS e di altre malattie, potrebbero essere bloccati dall’inibitore K22: tale composto mostra uno specifico meccanismo all’interno del ciclo di vita di questi virus, volto a inibirne l’azione. A scoprire questo meccanismo, individuando il particolare inibitore, è un gruppo di ricercatori della University of Gothenburg, a Göteborg in Svezia, guidati da Edward Trybala, e dell’Università di Berna in Svizzera, guidati da Volker Thiel.
Dopo l’epidemia di Sars nel 2003, questi coronavirus sono stati inclusi nella ‘lista nera’ dei patogeni emergenti, rappresentando una potenziale seria minaccia per la salute pubblica. In questo gruppo a rischio c’è la MERS-CoV (Middle East respiratory syndrome), una malattia respiratoria, causata dal relativo coronavirus, dai sintomi variabili anche molto gravi (Il 27% delle persone che hanno contratto finora questo tipo di infezione è morto).
Lo studio odierno introduce un nuovo inibitore, identificato dai ricercatori, che si chiama K22. Inizialmente, questo composto mostrava un’attività antivirale contro coronavirus relativamente innocui, causa nell’uomo di sintomi simili a quelli del raffreddore. Esperimenti successivi hanno mostrato che questo inibitore agiva su tutti i coronavirus testati, inclusi quelli della SARS e MERS, oltre all’efficace inibizione di virus che aprono le porte delle vie respiratorie ad infezioni di tipo virale.
Le cellule umanesono suddivise in diversi “compartimenti”, ognuno circondato da una membrana che li separa tra loro. Per moltiplicarsi e diffondere l’infezione, i coronavirus si inseriscono e ridanno forma alle membrane delle cellule ospiti, costruendo una sorta di ‘ponte’ per la loro diffusione. In questo studio, i ricercatori mostrano che il K22 inibisce il virus impedendo questo utilizzo delle membrane delle cellule ospiti, finalizzato alla produzione virale. L’inibitore colpisce specificamente il meccanismo di sintesi dell’RNA.
“L’efficacia evidente dell’inibizione K22-mediata della replicazione del coronavirus”, affermano gli autori nello studio, “conferma che l’impiego di membrane delle cellule ospiti per la sintesi di RNA virale è un passo fondamentale nel ciclo di vita coronavirus e, soprattutto, dimostra che questo passaggio è estremamente sensibile, anche a livello farmacologico, ad un intervento antivirale”.
“Inoltre, con l’individuazione di K22, dimostriamo che ci sono ancora ulteriori passaggi critici del ciclo di vita del virus filamento di RNA positivi da esplorare quali bersagli per l’azione antivirale”, riferiscono gli autori dello studio.
Dato che l’identificazione delK22 e della sua modalità di azione è solo il primo step preclinico finalizzato all’individuazione di un uso terapeutico, gli scienziati sostengono anche che “una delle più importanti lezioni del passato dell’epidemia SARS e del recente focolaio MERS è la necessità di investire sforzi significativi per lo sviluppo di farmaci efficaci ed approvati per aumentare la preparazione e combattere le infezioni da coronavirus”.
“Ci aspettiamo chequesto metodo di azione possa essere utile come paradigma per lo sviluppo di farmaci antivirali potenti per combattere molte infezioni da virus animali e umani”, concludono gli autori.
Viola Rita – Quotidiano sanita – 31 maggio 2014