Sanità e scuola: è caccia alle coperture finanziarie. Servono 182 milioni per l’orario dei prof e 1000 per gli ospedali. Strada in salita per il contributo del 3% agli esodati. Balduzzi: Massima attenzione al sociale, ma saldi invariati»
Riduzione delle aliquote Irpef in bilico, revisione selettiva delle agevolazioni fiscali, de profundis per l’aumento dell’orario dei professori. E ancora una volta, il nodo-sanità. Nella corsa alla demolizione della legge di stabilità, dopo i primi e forse inevitabili fuochi d’artificio in un clima sempre più elettorale, si passa ora su un terreno più concreto. Domani riprendono i lavori in commissione Bilancio alla Camera, martedì è in calendario una riunione di maggioranza per poi arrivare ad un confronto con il governo mercoledì, ultimo giorno per la presentazione degli emendamenti.
Nel mirino c’è sicuramente la retroattività delle nuove norme sulle detrazioni e sulle deduzioni fiscali (tetto di 3.000 euro sulle prime e franchigia di 250 euro sulle seconde) che non piace a nessuno dei partiti di maggioranza. La riduzione di un punto delle aliquote Irpef sui primi due scaglioni (che scenderebbero così al 22 e 26%) potrebbe invece venire sostituita dal taglio al cuneo fiscale. Tra le altre richieste c’è lo stralcio delle norme sulle pensioni di guerra, la proposta di lasciare al 4% l’Iva per le cooperative sociali e una risistemazione della Tobin Tax che distingua le transazioni sui derivati dalle altre, necessarie alle imprese per reperire capitali sul mercato.
Le commissioni, prima la Finanze, poi l’Ambiente che ha bocciato le norme sui «cieli bui» salvando solo la parte che spinge per l’efficienza iena energetica (la quale ha un costo), poi ancora la Lavoro che ha proposto un prelievo del 3% sui redditi oltre i 150.000 euro per rimpolpare il fondo-esodati, si sono sbizzarrite nei giorni scorsi. Hanno espresso il loro parere favorevole sulla legge di stabilità, condizionandolo alle modifiche di cui si è detto. Nessuno però ha chiarito finora dove trovare le coperture. Il problema si pone anche per gli enti locali (2,2 miliardi in meno alle Regioni) e per il Fondo sanitario nazionale (600 milioni destinati a diventare 1.000 negli anni successivi). E il governo non recede: modifiche sì, ma a saldi invariati. Proprio ieri, lo ha confermato il ministro della Sanità Renato Balduzzi: «Non possiamo toccare i saldi finanziari perché non possiamo dire al resto del mondo che abbiamo ripreso con la via della disinvoltura, dopo essere stati virtuosi. Però, certamente, l’attenzione al sanitario e al sociale è una delle priorità anche del nostro governo. Dunque, su questo — ha evidenziato — massimo dialogo e massima apertura».
Venendo al concreto, cancellare la retroattività costa 1 miliardo, secondo le stime presentate dal ministro dell’Economia Grilli in parlamento. E annullare la discesa delle aliquote Irpef non basta ad evitare l’aumento di un punto dell’Iva (lo scostamento è di circa 2 miliardi). Per la scuola, poi, servono almeno i 182 milioni previsti dalla spending review. Altre richieste arrivate dalla commissione Affari sociali prevedono la bocciatura delle norme sulla tassazione delle pensioni agli invalidi di guerra e sull’aumento dell’Iva dal 4 al 10% per le cooperative sociali. La copertura, in questo caso, arriverebbe da una parte dei 900 milioni del Fondo incapienti, da destinare per 450 milioni alle Politiche sociali e per la quota restante a promuovere il servizio civile e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Anche in questo caso la parola passa alla commissione Bilancio.
DETRAZIONI Revisione selettiva delle agevolazioni
Nessuno la vuole ma aggirarla non sarà facile. La retroattività della riduzione delle agevolazioni Irpef sui redditi 2012 è una
posta da 1,9 miliardi sul 2013, poi scende a 1 miliardo a regime (2014 e 2015). Significa che se lo Stato rinuncia alla franchigia di 250 euro sulle spese deducibili e al tetto di 3.000 euro alle spese detraibili, si ritrova con un buco nei conti. Ma la retroattività è particolarmente invisa dai partiti di maggioranza, in particolare il Pd. Si sta quindi studiando una revisione selettiva delle agevolazioni soprattutto a beneficio di famiglie e lavoratori dipendenti.
TOBIN TAX Differenziazione tra azioni e derivati
Con la legge di stabilità è stata introdotta, in via transitoria, un’imposta sulle transazioni finanziarie sul modello di quella
che sta preparando la commissione europea. La direttiva Ue prevede un’aliquota dello 0,01% che da noi è stata fissata allo 0,05% su ttute le transazioni f-manziarie esclusi i titoli di Stato. Ora si sta valutando un ripensamento di questa norma che porterebbe a una riduzione delle transazioni del 30% circa. Si punta a distinguere tra i prodotti derivati, più speculativi, sottoposti a un’aliquota più alta; e le azioni che avrebbero un regime meno penalizzante.
IRPEF E IVA In ballo la manovra sulle aliquote
Collegato al problema delle detrazioni è quello della discesa delle aliquote Irpef sui primi due scaglioni (oggi 23 e 27 per
cento). Ridurre di 1 punto ciascuna aliquota vale 6 miliardi a regime (cioè dal 2014) mentre l’aumento di un punto percentuale dell’Iva è calcolato 6,6 miliardi. Ma eliminando il taglio a detrazioni e deduzioni il conto pesa sul piatto delle minori entrate per circa 1,1 miliardo a regime (1,9 nel solo 2013). Lo scostamento sale dunque a circa 1,7 miliardi. La riduzione dell’ Irpef pot rebbe essere sostituita dal taglio al cuneo fiscale per i dipendenti.
SOCIALE Il nodo cooperative e pensioni di guerra
Una delle norme che più ha fatto discutere è quella che sottopone a tassazione Irpef le pensioni per i reduci di guerra. Non solo perché sono poche ma anche perché tassarle porterebbe poco più di 200 milioni, una cifra poco rilevante nell’insieme del bilancio statale. Molti poi sostengono che più che di una rendita si tratti di un risarcimento e, come tale, non sia tassabile. Altra misura che riguarda il sociale è quella sull’aumento delle aliquote Iva dal 4 al 10 per cento per le cooperative sociali, appunto. Anche perché la Ue chiede un allineamento a una soglia minima del 5%.
Il Sole 24 Ore – 29 ottobre 2012