Sensibilizzare i Comuni italiani sul tema della qualità del cibo nelle mense scolastiche, valorizzare i prodotti del territorio, ribadire la centralità degli aspetti nutrizionali dei menù proposti e fornire supporto sulle procedure di affidamento del servizio di ristorazione scolastica.
Gli indirizzi
Sono questi i capisaldi delle linee guida sul servizio di refezione nelle scuole realizzate da Anci in collaborazione con l’Angem (l’associazione nazionale della ristorazione collettiva) e il Oricon (l’osservatorio ristorazione collettiva e nutrizione). Il documento, redatto lo scorso giugno, è stato inviato nei giorni scorsi a tutti i Comuni e punta quindi a diventare il vademecum unico per le amministrazioni locali che hanno per legge responsabilità diretta nel servizio di ristorazione.
Quattro tipi di affidamento
Le linee guida, strutturate in dieci punti, partono dalla qualificazione giuridica del servizio che prevede quattro classificazioni per l’affidamento cioè appalto di servizio, concessione, affidamento di servizio pubblico e project financing da gestire tramite un capitolato d’appalto che rappresenterà il documento cardine di riferimento. Su questo Anci auspica un eventuale bando-tipo da riprodurre in tutti i territori per evitare procedure disomogenee e farraginose. Per quanto riguarda gli elementi costitutivi del servizio di ristorazione scolastica dovranno essere privilegiati l’efficienza del servizio, la scelta di un corretto regime alimentare, sicurezza igienica e una valenza ‘educativa’ del pasto proposto. Inoltre il menù dovrà essere coerente con i Larn (i livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana) che, costantemente aggiornati, costituiranno il documento di riferimento per una sana ed equilibrata alimentazione.
Menu su misura
Le linee guida, poi, auspicano la possibilità di diete speciali ad personam, elaborate in risposta a particolari esigenze cliniche, di contro non si ritengono «giustificabili le richieste di diete derivanti da ideologie individuali contrarie al rispetto di un corretto bilanciamento nutrizionale». Sui prodotti a filiera corta e prodotti locali, per cui si prevedono meccanismi premiali in sede di affidamento di punteggio, le imprese dovranno garantire la qualità delle merci e la quantità necessaria ad onorare la durata della fornitura, il tutto a prezzi concorrenziali rispetto a prodotti simili della filiera nazionale e comunitaria. Sempre sui capitolati di gara, infine, le linee guida sottolineano come queste debbano uniformarsi all’ordinamento vigente «con la prospettiva di adeguare i contenuti all’Agenda verde del Governo che rende obbligatorio il riferimento ai criteri ambientali per gli acquisti pubblici (il cosiddetto green public procurement), tra cui quelli relativi al settore ‘cibo’ il cui impatto sull’ambiente riguarda sia il consumo di energia (produzione fertilizzanti, fitofarmaci eccetera), sia l’emissione di numerose sostanze inquinanti, sia, infine, la produzione di rifiuti». A tal proposito dovrà essere reso obbligatorio il riferimento alle indicazioni contenute nel decreto del ministro dell’Ambiente del 25 luglio 2011 con cui sono stati adottati i criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva, che prevede meccanismi premianti alla efficace gestione e alla destinazione del cibo non somministrato per contenere gli sprechi alimentari.
Il Sole 24 Ore – 9 luglio 2015