Il mercato del lavoro sta dando altri segnali di sofferenza. Questa volta è la parte più qualificata e garantista del lavoro flessibile, la somministrazione (ex interinale), a perdere terreno in modo significativo.
Nell’ultima rilevazione di luglio il monte salari — che è un indicatore del fatturato di settore — è caduto del 10,1% rispetto allo stesso mese del 2011. Anche il numero dei lavoratori “in affitto” è franato, scendendo a 256 mila dai 278 mila di un anno fa. “Il nostro è un settore fortemente ciclico che anticipa le tendenze del mercato del lavoro — spiega Federico Vione, presidente dell’Associazione delle società interinali Assolavoro — ed è quindi comprensibile che, in un momento in cui il Pil continua a scendere, le aziende usino la flessibilità in modo negativo, cioè tagliando prima di tutto i lavoratori temporanei. E, tra questi, prevalentemente i meno qualificati”. Una considerazione confermata da altri due dati appena raccolti da Assolavoro: da aprile aumentano le retribuzioni medie e le ore lavorate mensilmente dal “somministrato” medio. Ci sono quindi meno interinali ma, quelli che si impiegano, lavorano per periodi più lunghi e ricevono un salario più alto. Ciò significa che le aziende, tagliando i costi flessibili dei lavoratori generici, non rinunciano a quelli più professionalizzati (e quindi più pagati) indispensabili, se non per rilanciare su basi nuove le loro attività, quantomeno per mantenere le posizioni produttive.
Il problema è ora di capire se la contrazione del mercato della somministrazione si trasferirà in una crescita delle forme di flessibilità meno garantiste per i lavoratori (per esempio false partita Iva o contratti a progetto) o se viceversa il lavoro interinale riuscirà ad erodere le quote attuali dei contratti temporanei meno qualificati. “Tutto dipenderà dai prossimi effetti della riforma Fornero — commenta Vione — una legge che aveva come obiettivo di eliminare le forme di flessibilità con minore retribuzione e con meno tutele e che invece alla fine al più riuscirà a restringerle. Per ora siamo un po’ alla finestra, anche se abbiamo qualche segnale positivo. A fronte di qualche azienda che sta passando a forme di flessibilità anche peggiori delle attuali fino a cadere nel nero, ce ne sono non poche, proprio in conseguenza della riforma Fornero, che stanno passando dalle partite Iva e dai contratti a progetto all’interinale”. Si calcola che, anche se solo 50 mila degli attuali 800 mila contratti di collaborazione si trasformassero in somministrazione, il settore dell’interinale crescerebbe del 10%.
Perché, comunque, dovrebbe essere preferibile la somministrazione rispetto alle altre forme di flessibilità compreso il lavoro a tempo determinato? “Come quest’ultimo — spiega Vione — i lavoratori hanno condizioni contrattuali coincidenti con quelle di chi ha il posto fisso ma, in più, abbiamo un welfare che il tempo determinato non possiede, dal credito a tasso zero per i lavoratori, al rimborso delle spese mediche, alla formazione continua. Senza contare che, con le agenzie di somministrazione, il lavoratore ha un paracadute in più: è nel nostro interesse ricollocarlo presso un altro cliente”.
Enzo Riboni – Il Corriere della Sera – 14 settembre 2012