Supermercati, discount, promozioni, sottocosto. Potremmo chiamarlo il lato “dolce” della deflazione. Ovunque, a cominciare dall’Istat, si segnalano prezzi in calo. Una capillare inchiesta di Altroconsumo testimonia che non è (solo) pubblicità: il risparmio può essere consistente, alleggerendo il carrello della spesa di oltre il 50%. Una famiglia con due figli spende circa 8.572 euro l’anno nella grande e media distribuzione, se sfruttasse al massimo tutte le opportunità potrebbe tagliare di 4.621 euro. Per una coppia senza figli il risparmio è di 3.508 euro su una spesa annuale di 6.507 euro. Per i single spariscono 2.209 euro su 4.098.
Però il “vero” carrello della spesa degli italiani che è emerso scandagliando circa 1000 punti vendita di 67 città italiane e oltre 1,2 milioni prezzi differenti è fatto di numerosi compromessi. Su tutte le marche più conosciute, i risparmi massimi si ottengono solo sposando in toto la filosofia dell’hard discount.
Una soluzione intermedia, che dimezza anche i vantaggi economici, sono le cosiddette “marche commerciali”, quei prodotti con la stessa etichetta della catena (Coop, Conad, Esselunga, Carrefour per citare i più presenti sul territorio). «Nella grande distribuzione il fenomeno delle marche commerciali sta emergendo come arma fondamentale per attirare i clienti in un determinato punto vendita garantendo anche la qualità» segnala Marco Bulfon, curatore della ricerca Altroconsumo. In pratica i consumatori sono disposti a rinunciare al richiamo dei “brand” a patto di essere rassicurati sulle caratteristiche del prodotto. È il segmento che cresce di più e su cui i distributori stanno investendo con campagne pubblicitarie mirate.
Inoltre, oltre a essere disposto a rinunciare all’etichetta e alla qualità di sempre, il consumatore che vuole davvero risparmiare deve essere disposto a investire molto tempo nel confronto. Le promozioni spostano talmente tanto il flusso dei clienti che alcuni prodotti di larghissimo consumo subiscono delle fluttuazioni clamorose. La stessa bottiglia di passata di pomodoro può costare 1 euro a Catanzaro e 2,70 a Venezia. Lo stesso shampoo 3,96 euro a Perugia e 10,36 altrove. Quello delle differenze territoriali è un altro elemento nuovo: tutte nel centronord le città in cui è possibile fare la spesa a prezzi minori della media nazionale. Pordenone la più conveniente, tre le più costose Genova e Aosta. Ma sopra la media anche Roma, Cagliari, Foggia e Avellino. «La vera differenza la fa la concorrenza, paradossalmente — spiega Bulfon — nelle zone del Paese con il reddito medio più basso la difficoltà ad aprire punti vendita limita le possibilità di risparmio»
Repubblica – 21 settembre 2016