Paolo Russo. La meningite ora comincia a far paura e non solo in Toscana, dove un bimbo di 22 mesi è morto all’ospedale Mayer di Firenze a causa di un’infezione da meningococco C. Il piccolo non era vaccinato, come purtroppo in Italia non lo è un bambino su quattro in età pediatrica. Ma l’infezione sembra dilagare anche oltre i confini toscani dove da due anni colpisce più duro.
Nel Napoletano un diciottenne di Agerola è arrivato mercoledì all’ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia in stato di incoscienza e con il corpo coperto di macchioline di sangue per poi morire poco dopo. Ieri l’autopsia ha confermato che si tratta di meningite. Una donna peruviana di 34 anni è ricoverata al San Martino di Genova in condizioni critiche. Un altro caso non mortale è stato accertato a Crema, anche se in questo caso l’origine sarebbe da pneumococco, batterio meno pericoloso e scarsamente contagioso. In tutti casi sono scattate le misure di profilassi per tutte le persone venute a contatto con chi è stato colpito dal batterio.
Con i casi di Natale sale così a 191 il numero delle persone colpite dal meningococco C, il batterio che provoca la forma di meningite più pericolosa. Un caso in meno rispetto a quelli conteggiati lo scorso anno, tanto che Giovanni Rezza, direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, parla di «allarme ingiustificato e di casistica in linea con quella degli altri Paesi europei». Stabili anche i decessi: 22, due in più rispetto allo scorso anno. Ma a impressionare è la sequenza ravvicinata di questi ultimi giorni, che secondo gli esperti dell’Iss sarebbe da attribuire al clima rigido che genera più contatti nei luoghi chiusi.
«L’arma più efficace resta quella del vaccino, anche se non può garantire l’immunità al 100%», spiega sempre Rezza. E la Toscana rappresenta un’anomalia anche in questo senso. Nell’area centrale della Regione il meningococco C ha avuto in due anni una rapida e inspiegabile diffusione, che ha fatto contare in tutto 60 diagnosi e 13 decessi. Ma quel che è più strano è l’alta percentuale di persone infettate nonostante fossero state vaccinate: ben 12, pari quasi al 20% dei casi. «Questo avviene perché la copertura non è illimitata nel tempo, per cui occorre fare i richiami. Anche se vaccinarsi conviene comunque perché in questo caso la malattia è sempre meno aggressiva e pericolosa», ricorda Rezza.
In Toscana la straordinaria campagna di vaccinazione ha immunizzato 750 mila persone, scongiurando il rischio di un’epidemia anche fuori i confini della regione. E dal prossimo anno verranno fatti due richiami a bambini e adolescenti, ha annunciato l’assessore regionale alla sanità, Stefania Saccardi.
Ma nel resto d’Italia le cose vanno molto meno bene. I vaccinati entro i due anni di età sono appena il 74% contro l’obiettivo del 95%, la soglia ottimale che garantisce il cosiddetto «effetto gregge», che mette al sicuro anche chi il vaccino non l’ha fatto. La Lombardia intanto annuncia vaccini anti-meningite a prezzo scontato. Altre Regioni potrebbero seguire l’esempio.
La Stampa – 30 dicembre 2016