Tre casi in una settimana, l’ultimo ieri mattina. Troppi per evitare un certo panico, anche se ingiustificato secondo i medici. Ma pure senza questi sette giorni di fuoco, la corsa alle vaccinazioni anti-meningite nella Marca ha già fatto registrare un boom: cinquemila prenotazioni da ottobre. Richieste fuori pianificazione, ovvero non riguardanti le fasce classiche e gratuite dei primi nati, dei giovani fino a 14 anni e degli over 65.
La psicosi è scattata dopo i casi in Centro Italia e non si è mai attenuata, nonostante le rassicurazioni dei vertici sanitari regionali sull’incidenza in linea con gli anni scorsi. Se poi ci si mettono tre episodi in serie il rischio di un nuovo assalto è dietro l’angolo, nonostante si tratti di eventi slegati fra di loro. Ieri ad un 64enne residente in un Comune dell’hinterland di Treviso, giunto all’ospedale Ca’ Foncello per le complicanze di un’otite, è stata diagnosticata una meningite da pneumococco, non contagiosa, costringendo al ricovero dell’uomo in terapia intensiva, dove le sue condizioni sono stazionarie. Stessa patologia della 74enne di Montebelluna colpita il 3 gennaio scorso, attualmente ancora nel medesimo reparto del nosocomio cittadino. Ventiquattr’ore dopo, il 4 gennaio, era toccato ad un 47enne di Conegliano, diagnosi stavolta diversa: meningococco di gruppo C, più grave, tanto da costringere alla profilassi per i contatti stretti. Anche per lui condizioni stazionarie. Casi non collegati, per questo dall’ Usl 2 arriva la massima rassicurazione. «Non siamo di fronte ad alcuna epidemia – spiega il direttore generale Francesco Benazzi – Né esiste relazione tra l’infezione da pneumococco registrata ieri e quella da meningococco della settimana scorsa. La meningite da pneumococco, infatti, si presenta in forme isolate tra inverno e primavera, non dà origine a focolai e non richiede interventi di profilassi su familiari. Per lo stesso motivo, inoltre, non si possono legare nemmeno i due casi di pneumococco registrati». Insomma, secondo l’azienda sanitaria la massiccia attenzione di questi tempi a quanto accaduto dal Lazio alla Toscana al Piemonte, ha amplificato una situazione altrimenti ordinaria. «C’è il picco influenzale – conferma Roberto Rigoli, responsabile dell’unità di Microbiologia – I soggetti sono più deboli ed esposti alle infezioni». E Benazzi ribadisce: «L’anno scorso, da settembre a marzo, abbiamo avuto quindici casi di meningite in tutta la Marca. In realtà siamo quasi sotto media». Eppure, chiamate e prenotazioni al di là delle vaccinazioni pianificate hanno fatto bollire i telefoni del Cup. In tre mesi, nel territorio dell’ex Usl 9, sono state ben quattromila, aumentate di quasi mille unità se aggiungiamo le 950 delle ex Usl 7 e 8. «Persone, dai trent’anni ai sessant’anni, che non ne avrebbero reale necessità – spiega il dg – lo fanno per essere più tranquilli. Ben venga, ma senza psicosi». Utenti disposti a pagare: nelle età non comprese tra le fasce gratuite, il ticket per il meningococco B va da 50 euro (sotto i 18 anni) ad 83 euro (sopra i 18 anni), mentre per il tetravalente 46 euro.
Il Corriere del Veneto – 11 gennaio 2017