È boom di richieste in molte regioni italiane — in testa Lazio, Toscana e Veneto con picchi del 130 per cento a dicembre — per il vaccino anti-meningite dopo i casi, anche mortali, registrati nelle ultime settimane. In diverse farmacie iniziano persino a registrarsi le prime carenze nelle scorte, questo a causa del rifornimento preferenziale riservato alle Asl.
Il ministero della Salute però tranquillizza, affermando che «al momento non esiste alcuna situazione epidemica di meningite e la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma, in linea coi numeri degli ultimi anni»
Anche ieri si è registrato un nuovo caso di infezione. Si tratta di un’anziana del Trevigiano colpita da meningite da pneumococco non contagiosa, mentre sono fuori pericolo i due pazienti ricoverati a Genova e migliora l’uomo in ospedale a Sulmona.
Il vaccino comunque «è disponibile per le classi di età a rischio e per le persone che presentano rischi particolari — ribadisce il ministero della Salute — e sarà in distribuzione gratuita».
Nonostante le rassicurazioni le richieste restano comunque in accelerazione, «una corsa disordinata che però non è giustificata» dato che i «casi non sono in eccesso rispetto al trend storico» puntualizza Carlo Signorelli, past president della «Società italiana di igiene e medicina preventiva». Il numero totale delle segnalazioni, dovute anche ad altri germi, è passato da 1.479 nel 2014, a 1.815 nel 2015 e a 1.376 nel 2016, quindi «con una discreta diminuzione rispetto al biennio passato» spiega lo specialista, ordinario di Igiene all’Università di Parma. La corsa al medicinale si registra da Nord a Sud. «Per il vaccino quadrivalente che protegge dai ceppi A-C-W-Y135, il più utilizzato a livello nazionale, risulta un aumento del 70 per cento delle richieste da parte delle Asl da settembre rispetto allo stesso periodo del 2015, con un picco del +130 per cento». Al Bambin Gesù di Roma 30 per cento di vaccini in più. A Reggio Calabria 120 vaccini al giorno. Ma le difficoltà?
«Le aziende farmaceutiche stanno privilegiando la fornitura al Sistema sanitario nazionale — spiega Signorelli — e per questo nelle farmacie ci sono problemi».
Il Corriere della Sera – 4 gennaio 2017