«Il Pronto soccorso in Italia non è soltanto un malato grave, per le condizioni che ciclicamente, ma non sorprendentemente, lo portano agli onori delle cronache locali e nazionali, ma sta diventando anche un luogo pericoloso. E non solo per la sicurezza delle cure e per ambienti poco consoni a dare accoglienza ai bisogni di quanti vi si rivolgono, ed alla loro dignità di cittadini. Ma anche per un clima complessivo che pazienti e medici condividono, sia pure su fronti che si vogliono contrapposti. La gravissima aggressione compiuta nei confronti di un medico in servizio presso il Pronto Soccorso del Policlinico di Catania, reo solo di svolgere con professionalità e correttezza il proprio servizio, da parte di un gruppo di uomini incappucciati, testimonia una deriva inaccettabile».
È l’allarme lanciato dall’Anaao Assomed in merito all’episodio accaduto a Catania nella notte di Capodanno. Il medico è stato preso a calci e pugni da 5 persone perché non aveva voluto fornire informazioni relative a una donna medicata poco prima nello stesso Pronto soccorso. La donna, a quanto pare, aveva urtato con il suo motorino la macchina di uno degli aggressori. Il medico avrebbe riportato molte lesioni ed ecchimosi al volto per i numerosi pugni sferrati dagli uomini.
E l’Anaao chiede misure immediate. «Una violenza inaudita, che fa seguito a una lunga scia di minacce e intimidazioni – continua il sindacato dei camici bianchi ospedalieri – contro chi mette la faccia davanti a un disagio crescente, non può rimanere senza risposta da parte di quanti hanno il dovere istituzionale di proteggere un lavoro svolto in condizioni che peggiorano ogni giorno che passa. Arrivando, in alcune aree del Paese , a livelli di gravità sconcertante».
«L’Esecutivo Nazionale dell’Anaao Assomed nell’esprimere i sensi della più ampia solidarietà al collega oggetto della violenta aggressione – conclude la nota – denunzia con forza la inadeguata protezione che in troppi Pronto Soccorso della Sicilia e di altre parti del meridione, viene garantita al personale medico e sanitario, reo solo di svolgere il proprio lavoro in prima linea a fronte di carenze strutturali che le Regioni continuano a non colmare. Occorrono interventi urgenti e incisivi, anche da parte degli stessi Ministri competenti, della Salute e degli Interni, per garantire la serenità e la sicurezza dovute a chi tutela diritti fondamentali dei cittadini».
Il Sole 24 Ore sanità – 3 gennaio 2016