Fracasso (Pd): «A Palazzo Balbi vivono su un altro pianeta». Ma il presidente della Quinta commissione Boron incalza: «Vogliono il bene della sanità? E allora non si fa sciopero»
I medici di base accusano la Regione di essere inadempiente e confermano lo sciopero: mercoledì e giovedì ambulatori chiusi. E la giunta regionale del Veneto che fa? Tace. Nessuna replica da parte dell’assessore alla Sanità Luca Coletto. Interviene invece il presidente della Quinta commissione, il leghista Fabrizio Boron: «Leggo sui giornali che i medici fanno sciopero per il bene della sanità veneta. Se volessero davvero il bene della sanità veneta si rapporterebbero con l’organo preposto alla programmazione sanitaria e cioè il consiglio regionale. Ma al Ferro Fini sono venuti solo una volta dopo aver chiesto un’audizione in commissione, immediatamente concessa, e poi non si sono più fatti sentire. Siamo sicuri che le loro richieste non siano invece di parte? E che tra i temi oggetto di vertenza pesi forse di più il fatto che nelle case di riposo prossimamente i medici saranno scelti dalla direzione dell’ente e non saranno più automaticamente i medici di famiglia?». Secondo il presidente della Quinta commissione, i medici di base sbagliano a scioperare. «Intanto non si va al tavolo con l’assessore Coletto piazzando la minaccia dello sciopero – dice Boron – Se il confronto è in corso, ci si confronta senza dire che comunque si chiuderanno gli ambulatori. E poi: sono sicuri i medici che i pazienti accuseranno la Regione, e non gli stessi medici, quando mercoledì e giovedì troveranno tutto chiuso?». Sui temi oggetto della vertenza, Boron puntualizza: «Sulle Medicine di gruppo c’è bisogno di una ampia discussione che tenga conto anche dei fondi che, val la pena ricordarlo, derivano dal riparto sanitario che è stato reso noto dal Governo poche settimane fa. Il fascicolo elettronico è risolvibile, purché non si chiedano ulteriori fondi alla Regione».
IL PD. L’opposizione in consiglio regionale prende le difese dei medici di famiglia e attacca la Regione. Dice il capogruppo del Pd, Stefano Fracasso: «Abbiamo fatto un consiglio regionale straordinario, abbiamo presentato una risoluzione che ci è stata bocciata, abbiamo chiesto la riapertura del tavolo e non c’è stato un solo passo avanti. È incredibile l’atteggiamento della giunta e dell’assessore di totale sottovalutazione di quello che sta accadendo. Ma lo sa Zaia che già oggi ai cittadini che chiedono di andare alle Medicine di gruppo gli appuntamenti vengono fissati dopo venti giorni? Sembra che in Regione vivano su un altro pianeta». Il Pd condivide le denunce dei medici: «Sono accuse realissime – dice Fracasso – La verità che in Regione non c’è la volontà politica di affrontare i problemi». Rincara Claudio Sinigaglia, consigliere regionale Pd: «Zaia e Coletto stanno dimostrando tutta la loro incapacità nel gestire la tensione con i medici di base. Le case di riposo sono quasi tutte in rosso e per evitare squilibri di bilancio caricano sulle famiglie spese pazzesche, anche duemila euro al mese pur in presenza della quota sanitaria regionale ferma ai valori del 2009. Le Medicine di gruppo integrate, aggregazione di più medici di base per dare risposte alla cronicità, non sono sostanzialmente partite a causa di un contenzioso continuo su chi deve assumere il personale, su chi deve sostenere le spese degli immobili e così via».
L’AUSPICIO. Fracasso lancia un appello a Zaia per scongiurare lo sciopero: «Riapra subito il tavolo con i medici». E un auspicio perché «le parti si incontrino a metà strada» arriva anche da Giovanni Leoni, presidente dell’Ordine dei medici di Venezia oltre che segretario veneto del Cimo (Coordinamento medici ospedalieri): «Condividiamo le posizioni dei medici di famiglia, sono le due facce della stessa medaglia. Ma sono speranzoso che possa esserci uno sblocco». (Alda Vanzan)
IL GAZZETTINO – Lunedì, 06 novembre 2017
Sciopero dei medici, Regione sotto accusa Sinigaglia, Pd: «Non ha dato risposte»
«Ci hanno detto che il consiglio regionale straordinario che avevamo convocato come Pd il 3 ottobre scorso, per dare risposte ai medici di base, era sostanzialmente inutile, perché le risposte allo sciopero sarebbero state immediate. E invece il governatore Luca Zaia e l’assessore regionale Luca Coletto stanno dimostrando tutta la loro incapacità nel gestire la tensione con i medici di base». Lo sostiene Claudio Sinigaglia, consigliere regionale del Pd e componente della V Commissione Sanità all’indomani dell’annuncio dello sciopero dei camici bianchi che chiuderanno gli ambulatori mercoledì e giovedì. «La situazione nel territorio è drammatica, la fusione delle Usl ha acuito tutte le tensioni che da alcuni anni ormai covano sotto le ceneri». Sinigaglia prosegue elencando i problemi dell’assistenza territoriale, sollevati dai medici: «Le case di riposo sono quasi tutte in rosso e per evitare squilibri di bilancio caricano sulle famiglie spese pazzesche, anche duemila euro al mese pur in presenza della quota sanitaria regionale, ferma ai valori del 2009». Ancora: «Le Medicine di gruppo integrate, aggregazione di più medici di base per dare risposte alla cronicità, non sono sostanzialmente partite a causa di un contenzioso continuo su chi deve assumere il personale, su chi deve sostenere le spese degli immobili e così via. Solo una ventina su trecento di nuove medicine di gruppo sono effettivamente partite dal 2013 ad oggi». Non va meglio per gli ospedali di comunità, bloccati per tutto il 2017. «Si spera vengano sbloccate nel 2018, ma sono state trasformate in strutture sanitarie invece di svilupparle come socio sanitarie, quindi fortemente presenti sul territorio e con il governo clinico affidato ai medici di base. Sono state trasformate in lungodegenze a pagamento dopo il trentesimo giorno di degenza. Invece di 1.263 posti letto ne sono stati realizzati e attivati circa 150». Infine il fascicolo elettronico, praticamente fermo.
LA NUOVA VENEZIA – Lunedì, 06 novembre 2017