Repubblica. Il tormento sulla Finanziaria da correggere agita Palazzo Chigi con una traccia precisa: il taglio alle pensioni dei medici è stato un errore di sottovalutazione. E l’atto di pentimento recita grosso modo così: a furia di stringere la manovra per dare un segnale di responsabilità all’Europa e ai mercati, si è stretto troppo sui camici bianchi.
È la paura di sbattere contro il sentire comune del Paese, legato all’immagine dei medici eroi che ha preso forma durante la pandemia. Ma la pressione dentro al governo sale anche per la protesta che monta fuori dal Palazzo. Le categorie dei sanitari ribollono. Non bastano le parole del ministro della Salute Orazio Schillaci, che aSkytg24 prova a lanciare un messaggio rassicurante: «C’è tutta l’intenzione e l’interesse — promette — a cercare di rivedere la norma» che taglia le aliquote di rendimento dei contributi versati tra il 1981 e il 1995. Una scure che l’anno prossimo si abbatterà sugli assegni pensionistici di 3.800 medici. E che spinge il sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed a confermare lo sciopero messo in programma per il 5 dicembre.
E poi la paura che corre velenosa nei ragionamenti del governo è quella di una grande fuga dagli ospedali. Per questo la correzione. Per questo il lavoro avviato al ministero dell’Economia per cercare una soluzione.
I problemi iniziano qui. A via XX settembre si lavora a quello che viene definito un «aggiustamento » della norma. Ma bisogna trovare le coperture. Una ricerca complessa, che non prefigura una soluzione immediata. E che ieri sera si è fatta ancora più difficile perché a Palazzo Chigi si è preso atto anche dell’azzardo di un intervento parziale: tutelare solamente le pensioni dei medici significherebbe escludere gli altri 27.700 dipendenti pubblici che sono interessati dai tagli. Una discriminazione che spaccherebbe il mondo sanitario perché resterebbero fuori gli infermieri, ma che più in generale restituirebbe l’immagine di un salvataggio di favore. Ecco perché ilministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani parla di «possibili soluzioni nell’ottica di un intervento complessivo».
Un auspicio, al momento, che prova tra l’altro a non sconfessare la narrazione della manovra da blindare in Parlamento e che invece è il governo a riaprire, a poco più di tre settimane dal via libera del Consiglio dei ministri. In attesa di capire se la caccia alle risorse andrà a buon fine, Giorgia Meloni deve prendere atto del consenso che sta raccogliendo la battagliadella Lega. È il Carroccio ad aver sollevato la necessità di un intervento, che vuole ampio, a tutela di tutti i 31.500 dipendenti pubblici coinvolti. Matteo Salvini vuole recuperare terreno sulle pensioni. E la premier, dal canto suo, non può farne una ragione di equilibri interni. L’impopolarità della misura travalica il perimetro del governo. E spalanca le porte a quel rischio di incostituzionalità che può rivelarsi un boomerang ancora più impopolare.