Coinvolte tutte le Regioni tranne il Trentino, in testa Toscana e Lombardia
Le corsie vuote costano allo Stato poco meno di 1,7 miliardi di euro in cinque anni, dal 2019 ad agosto del 2023. È questo il conto potenzialmente pagato da ospedali e policlinici per i gettonisti della sanità e altro personale “in affitto” che attraverso cooperative, contratti in somministrazione o comunque non a tempo determinato suppliscono alla carenza di medici e infermieri. A fare i conti fornendo per la prima volta numeri certi è l’Anac che in un dossier che il Sole 24 Ore è in grado di anticipare ha radiografato il fenomeno del precariato dei camici bianchi attraverso le proprie banche dati. Il far west ha cause ben note: a monte c’è la scarsa programmazione del servizio sanitario che in combinazione con questo strumento emergenziale frutto degli anni del Covid per fare fronte alla pandemia, ha prodotto un cocktail esplosivo di lavoro a chiamata, una giungla dai costi elevatissimi.
Risultato? Anziché arretrare dopo l’emergenza sanitaria degli ultimi anni il fenomeno delle prestazioni on demand continua ad aumentare. Senza contare, poi, che dietro a tutto questo si annidano dinamiche che sfiorano il monopolio.
«Per sopperire all’attuale carenza di medici ormai diffusa in numerosi comparti ospedalieri – spiega il presidente dell’Anticorruzione Giuseppe Busia -, le Aziende sanitarie siano indotte ad aggiudicare appalti, spesso mediante procedura negoziata, alla quale partecipa un numero ridotto di operatori economici, in particolare per assicurare alcuni servizi quale quello di guardia medica presso il Pronto Soccorso, nonché a corrispondere compensi particolarmente elevati per ciascun turno, anche prevedendo, come criterio di scelta del contraente, quello del prezzo più basso».
Ma guardiamo i numeri. La prima premessa da fare è di tipo metodologico. Anac ha analizzato le base d’asta affidandosi ai codici (Cpv) che specificamente fanno riferimento uno al reperimento di personale infermieristico, l’altro a quello medico.
Ma per una terza voce, per altro preponderante, il settore di riferimento è quello più generico di personale dal quale però, precisano in Anac, sono state espunte le figure non riferite ai primi due ambiti anche se non si può escludere che qualche posizione extra rispetto ai camici bianchi sia comunque entrata in gioco nei numeri della banca dati.
Nello snocciolare i dati che emergono in merito ai costi il dossier mette in luce un valore dei contratti e degli accordi quadro sottoscritti tra cooperative o società tra professionisti e stazioni appaltanti come ospedali o policlinici di un valore totale di 1,7 miliardi circa nel quinquennio che va dal 2019 ad agosto 2023. È il valore della base d’asta di cui ad agosto sono stati spesi quasi 900 milioni di euro, mentre gli altri 800 milioni sono inseriti nei contratti e potranno quindi essere spesi fino a conclusione degli accordi. Guardando poi la cartina geografica tutte le Regioni (tranne Trento) risultano coinvolte con picchi in Toscana (184 milioni complessivi) e Lombardia (170 milioni) mentre per la spesa effettivamente sostenuta sono ancora la Lombardia con 56 milioni di euro, l’Abruzzo con 51 milioni di euro e il Piemonte con 34 milioni. Passando poi alle condizioni di mercato il dossier Anac mostra fenomeni di concentrazione dei contratti in poche mani. Per esempio per i contratti
di servizio di fornitura di personale medico solo 5 operatori (cooperative o società tra professionisti) si sono assicurati il 64% del valore dei bandi complessivamente aggiudicati, a fronte di 25 operatori che gestiscono il restante 36%. Uno squilibrio che diventa ancora più marcato per la somministrazione di infermieri: qui due soli operatori economici rappresentano il 63% del valore dei bandi aggiudicati, a fronte di altri 30 che si spartiscono il 37% del valore del mercato.
Come funziona la chiamata dei camici
Il fenomeno dei gettonisti è esploso sfruttando le pieghe del codice degli appalti che consente la possibilità per Asl e ospedali di ricorrere ad appalti di servizi medici e sanitari. In particolare con quelli sotto soglia si procede con meno paletti attingendo dal personale offerto da cooperative e società spesso messe in piedi da medici.
«Frazionando i lotti o facendo appalti per pochi mesi gli ospedali riescono a stare sotto soglia procedendo con chiamate dirette e anche con compensi elevati» – avverte Stefano Simonetti esperto di Sanità del Sole 24 ore. Il decreto bollette del 2023 ha previsto una stretta con il coinvolgimento dell’Anac per definire i compensi massimi ma il giro di vite ancora deve partire. Intanto la Lombardia ha ufficialmente vietato l’uso dei gettonisti.
Il Sole 24 Ore