Tagli lineari, contratto bloccato, responsabilità professionale, precariato, politiche della formazione medica, rapporti tra dirigenza medica, veterinaria e sanitaria e le professioni sanitarie: l’intersindacale dei dirigenti del Ssn parte all’attacco e in una lettera ai ministri Lorenzin (Salute), D’Alia (Pubblica amministrazione), Carrozza (Università) e Giovannini (Lavoro) chiede una serie di incontri «in cui discutere delle questioni più urgenti e non procrastinabili del Ssn pubblico, al fine di migliorarlo e aumentare e difendere la professionalità dei medici e dei dirigenti che quotidianamente sono impegnati negli ospedali e nei servizi territoriali per rispondere ai bisogni di salute dei cittadini». Leggi la lettera integrale dell’Intersindacale
«Conosciamo bene – scrivono i sindacati nella lettera – i problemi economici che attanagliano il nostro Paese e sappiamo che ognuno è chiamato a fare la sua parte di sacrifici. Tuttavia il servizio sanitario non può essere ancora una volta l’agnello sacrificale, il salvadanaio da depauperare per arginare temporaneamente le necessità di cassa.
Non si può pensare di aggiungere ticket a ticket; di mandare i dirigenti del Ssn allo sbaraglio, a tappare i buchi economici e organizzativi, facendo oltretutto da parafulmine alla, seppur giustificata, rabbia dei pazienti; di dare alla nostra categoria sempre di meno, additandoci addirittura a responsabili di molti problemi della sanità, ma chiedendoci in cambio sempre di più; di spremere il servizio sanitario pubblico finché non rimarrà altro che terra bruciata».
Anaao Assomed, Cimo-Asmd, Aaroi-Emac, Fp Cgil medici, Fvm, Fassid, Cisl medici, Fesmed, Anpo-Ascoti-Fials medici, Uil Fpl medici, Sds Snabi, Aupi, Fp Cgil Spta, Sinafo, Fedir Sanità, Sidirss, Ugl medici, Federspecializzandi hanno sottolineato nella lettera, punto per punto, i problemi legati a ognuna delle questioni aperte. Eccoli, nel testo originario.
Tagli lineari. Invece di incidere in modo chirurgico per estirpare il male (dagli sprechi alla corruzione), stanno portando alla riduzione e/o scomparsa di servizi e prestazioni e restringendo l’accesso alle cure da parte dei cittadini, anche grazie ad una politica dei ticket che sta facendo deflagrare il sistema favorendo, tra l’altro, il trasferimento di risorse economiche al settore privato non accreditato. Sarebbe quindi illogico, oltre che socialmente ingiusto, vessare ulteriormente le famiglie italiane costringendole a sacrificare la salute per non impoverirsi.
In questo quadro i medici, compresi i giovani in formazione, i veterinari e i dirigenti del Ssn, sempre di meno per il blocco del turnover, vivono in uno stato di profondo disagio a causa della svalutazione progressiva di una professione che richiede competenza continua, assunzione di responsabilità, dedizione al malato, adeguata considerazione professionale, umana, sociale, economica.
Contratto. Lo strumento principe per migliorare la funzionalità dei servizi e valorizzare la professione non può che essere il contratto, bloccato ormai dal 2009. Un ulteriore blocco dei contratti dei medici e dirigenti del Ssn dipendenti fino al 2014 sarebbe inaccettabile per le categorie professionali e dannoso per una corretta ed efficace gestione del Ssn pubblico, anche in considerazione della asimmetria che verrebbe a crearsi con il prossimo rinnovo della convenzione di medicina generale e specialistica.
Come sindacati, poi, non possiamo esimerci dal chiedere di dare una immediata accelerazione alla ridefinizione delle aree contrattuali superando le rigidità introdotte dal dlgs 150/2009, per poter pensare a una trattativa contrattuale che potrebbe essere auspicabilmente aperta, dopo tali atti, in qualsiasi momento.
Responsabilità professionale. Strettamente legato ai temi dei tagli e della professione è quello della responsabilità professionale che porta via dal sistema salute ingenti risorse, valutate in oltre 10 miliardi all’anno a discapito di cittadini e medici e a vantaggio dei sistemi assicurativi e di studi legali e pseudo legali. Mentre da una parte ci chiedono sacrifici, dall’altra si assiste impassibili al fuoco di fila delle cause intentate contro la nostra categoria, spesso alimentate dalla situazione di caos e incertezza che pervade le strutture sanitarie. Non chiediamo di sottrarci alle nostre responsabilità, anche di ordine penale, ma abbiamo bisogno di lavorare con serenità, per cui le aziende sanitarie siano obbligate ad assicurarsi, senza effettuare transazioni che poi ricadono sul medico tenuto all’oscuro delle stesse denunce. Per questo appare necessaria una legge specifica che chiarisca, una volta per tutte, i limiti dell’obbligatorietà assicurativa, definisca tempi e modi delle denunce insieme con la responsabilità delle aziende, ponga un limite ai risarcimenti mettendo un freno al proliferare delle cause.
In tanti campi si cerca di implementare la cultura degli standard europei; ebbene, su questo tema esiste una legislazione europea di riferimento, in primo luogo quella francese, che potrebbe essere presa a modello.
Precariato. Altro nodo, ormai decennale, è quello del precariato. Il numero di dirigenti medici, veterinari e sanitari che lavora, in attività istituzionali, sotto la spada di Damocle del contratto in scadenza è diventato insostenibile. Abbiamo casi di Unità operative che vanno avanti solo grazie al personale a termine, di contratti rinnovati di mese in mese, di posti di direttori di struttura complessa vuoti da anni a causa del blocco dei concorsi. È tempo di cercare soluzioni condivise, a partire dalla stabilizzazione su posti necessari a garantire i livelli essenziali di assistenza per tutti i dirigenti che già hanno superato un concorso. E’ tempo di ridare ossigeno e stabilità al sistema e di scrivere la parola fine al blocco del turnover.
Formazione. Serve, inoltre, un cambiamento delle politiche della formazione medica che oggi vedono una discrasia con il mondo del lavoro, uno scollamento tra sistema universitario e il servizio sanitario pubblico, alimentando il paradosso dei medici laureati in Italia, a spese della collettività, che poi vanno a lavorare all’estero.
Rapporti tra medici, veterinari, dirigenti e professioni. A conclusione di un periodo che ha visto la riorganizzazione dei ruoli e delle figure sanitarie, appare utile, infine, una disciplina chiara dei rapporti tra dirigenza medica, veterinaria e sanitaria e le professioni sanitarie. Non nell’ottica di difendere prerogative, né di creare prevaricazioni, ma per rispondere a una necessità concreta di chiarezza e collaborazione indispensabili al lavoro di equipe. Perché solo definendo ruoli e competenze di ciascuno, si può lavorare insieme con l’obiettivo comune del buon funzionamento della sanità pubblica.