L’intesa sugli ambulatori aperti 12 ore: «Promessa gradualità»
Martina Zambon. Venezia Medici di base, happy end in vista. Al tavolo presieduto da Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità della Regione, ieri è scoppiata la pace, per così dire. Dopo un braccio di ferro durato mesi, in un’escalation di polemiche e giornate di sciopero con adesioni molto alte, l’orizzonte si è rasserenato. Al punto che la tre giorni di scioperi (di un pacchetto complessivo di 81 giornate previste) in programma per il 13, 14 e 15 dicembre, sembra ormai scongiurata. L’ufficialità, però, ci sarà solo lunedì 11 dicembre quando si dovrebbe arrivare a una formalizzazione del pacchetto di richieste rivendicate dai medici. Pacati i toni della scarna nota della Regione che parla di «clima collaborativo» e spiega l’assenza dell’assessore alla Sanità Luca Coletto, impegnato a Roma in commissione Salute e Conferenza Stato-Regioni. Proprio per consentire la presenza dell’assessore, il tavolo è stato aggiornato proprio a lunedì prossimo. «Oggi (ieri ndr ) il piano è stato squisitamente tecnico, ora attendiamo la politica, – premette la dottoressa Liliana Lora dello Smi, una delle quattro sigle sindacali coinvolte insieme a Fimmg, Snami e Intesa Sindacale – ma direi che possiamo essere ottimisti». Prudente anche il comunicato dei sindacati di categoria: «L’incontro a Palazzo Balbi è stato fruttuoso e costruttivo. – scrivono le quattro sigle – Sono stati affrontati tutti i temi sollevati dai medici di medicina generale e su moltissimi è stata trovata un’intesa. Sarà compito della politica tracciare la via di attuazione l’11 dicembre». A leggere fra le righe il messaggio risulta chiaramente diretto all’assessore Coletto, al centro di scontri, nelle ultime settimane, molto accesi. La ciliegina sulla torta arriva alla fine: «Al momento ci sentiamo ottimisti circa la possibilità che lo sciopero possa essere sospeso». Insomma, se di braccio di ferro si è trattato, pare stiano vincendo i battaglieri camici bianchi. «Sul piano tecnico – conferma Domenico Crisarà della Fimmg – ci siamo trovati praticamente su tutto. Credo che le motivazioni di questo cambio di rotta da parte della Regione siano da ricercarsi sui dati della massiccia adesione all’ultimo sciopero ma anche alla solidarietà dei cittadini, non c’è stato neppure un mugugno».
Si avvicina, così, il cessate il fuoco su di un pugno di nodi che per i medici sono allineati in una sorta di linea Maginot. «La situazione si sta sbloccando – spiega la dottoressa Lora – . Si riprende, così, un lavoro bruscamente interrotto senza che ce ne venisse spiegata la ragione. Ci stiamo battendo per rendere più efficiente il sistema di cura del paziente». In una battaglia per molti versi inedita, i medici di base hanno combattuto palmo a palmo. A partire da quel fascicolo elettronico che renderà il Veneto – la sperimentazione è già in corso da un anno con più di 400 dottori – la prima regione italiana in grado di dematerializzare completamente ricette e fascicoli, appunto. I medici chiedono, però, che la Regione, attraverso le aziende sanitarie, sia il richiedente formale per l’accesso e la digitalizzazione dei dati sensibili, quelli sulla salute dei pazienti, raccolti dai medici che così sarebbero tutelati proprio in materia di privacy. Altro punto caldissimo è la riorganizzazione di case di riposo, strutture intermedie e ospedali di comunità da cui i medici di base non vogliono essere estromessi. Uno degli scogli in via di risoluzione è quello delle Medicine di Gruppo Integrate. Riconoscendo le difficoltà della Regione sotto il profilo della sostenibilità economica a causa dei tagli, i medici hanno accettato una gradualità nell’estensione dell’attività ambulatoriale. Tradotto, ci vorrà del tempo per arrivare agli ambulatori aperti h12 e h24, si potrebbe iniziare con un h10. E, infine, mancano all’appello anche le cure palliative per le assistenze domiciliari.
Il Corriere del Veneto – 6 dicembre 2017