Le richieste: potenziare assistenza domiciliare e hospice, sbloccare l’avvio delle medicine di gruppo
Medici di base, scioperi a raffici 81 giorni fino a dicembre 2018 Inasprito lo stato di agitazione anche se l’assessore regionale Coletto li ha convocati il 24 ottobre Le richieste: potenziare assistenza domiciliare e hospice, sbloccare l’avvio delle medicine di grupf I medici di medicina generale del Veneto inaspriscono lo stato di agitazione indetto lo scorso 4 luglio, proclamando altre 81 giornate di sciopero. Le quattro sigle di categoria – Fimmg, Snami, Smi e Intesa sindacale sono pronte a incrociare le braccia per ottenere risposte sulle medicine di gruppo integrate, sugli ospedali di comunità e sul fascicolo sanitario elettronico. Il nuovo calendario delle chiusure è stato presentato ieri nella sede della Fimmg (Federazione italiana dei medici di medicina generale ) Veneto, in via Ariosto, a Padova, da Domenico Crisarà, segretario regionale della stessa federazione, Salvatore Cauchi (Sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, Snami); Liliana Lora (Sindacato dei medici italiani, Smi) e lido Antonio Fania (Intesa Sindacale). Da novembre 2017 a dicembre 2018, rischiano di rimanere bloccati gli ambulatori di 3.200 camici bianchi veneti. Nel frattempo l’assessore alla sanità del Veneto, Luca Coletto, ha convocato le sigle sindacali a Palazzo Balbi; l’appuntamento è per il 24 ottobre. «Accogliamo favorevolmen te la proposta dell’assessore Coletto», dichiara Crisarà, «ma riteniamo necessario mantenere alto il livello di agitazione e programmare ulteriori forme di agitazione». La paralisi degli studi medici inizia 1’8 e il 9 novembre. Poi si passa a dicembre ill3,14el5.A gennaio si aumenta con le date 16,17,18 e 19. E cosi via fino ad arrivare a 12 giorni di stop nel mese di dicembre 2018. «Assistiamo alla disapplicazione del Piano socio sanitario regionale», aggiunge ³³ dottor Crisarà. «In Veneto abbiamo 3,2 posti letto ogni mille abitanti, la percentuale più bassa d’Europa. Accanto ad una politica che riserva le degenze ospedaliere ai pazienti acuti, assistiamo ad una mancata programmazione territoriale perla presa in carico dei pazienti cronici. Come si traduce questa situazione? Le case dei veneti, che al momento ospitano oltre 40mila malati cronici, sono diventate il più grande ospedale della Regione. Gravi invalidità, non autosufficienza e pazienti terminali si traducono in difficoltà fisiche ed economiche a carico di migliaia di famiglie». Secondo i sindacati, c’è biso gno di: attivare nuovi Hospice per cure palliative, ridefinire il ruolo degli Ospedali di comunità per i pazienti cronici da ristabilizzare, sbloccare l’avvio delle Medicine di gruppo integrate (maxi-studi di medici di base e specialisti aperti h24), chiarire i problemi legati alla privacy che hanno fatto arenare il fascicolo sanitario elettronico. «Bisogna potenziare l’assistenza domiciliare e gli hospice», chiarisce Cristiano Samueli, presidente dell’Associazione per le decisioni di fine vita, «i malati inguaribili cronici, se non assistiti adeguatamente, soffrono e anivano a chiedere l’eutanasia. Cura vuoi dire rispettare la dignità di una persona, assistendola con attenzione sempre».
Elisa Fais – Il Mattino di Padova – 15 ottobre 2017